. | OBITUARY Un ricordo di Abu Talib Abu Talib aka Freddy Leroy Robinson, chitarrista nativo di Memphis, se n’è andato dopo settanta anni ben spesi su questa terra. In Italia, e forse in Europa, i più lo ricordano per la sua apparizione in Jazz Blues Fusion, ma anche Movin on, di John Mayall, due album, soprattutto il secondo troppo sottoestimati. Ma il periodo con Mayall non è altro che una tappa per questo musicista che cominciò su Chess con Little Walter, per poi continuare con Howlin’ Wolf, Bobby Blue Bland, Ray Charles, ma anche Shake Jake Harris, Louis Mayers, Jimmy Rogers. Ci piace ricordare un gran disco del trombettista Blue Mitchell, Blues’ Blues, nel quale si ritrovava anche Mayall all’armonica. Robinson aveva inciso qualche album per suo conto, come “ At the Drive-in” (introvabile) e “Off the Cuff” (quasi introvabile). Musicista targato Stax, un destino per qualcuno nato a Memphis, alto e dinoccolato con gl’occhiali, Robinson sembrava avere i suoi riferimenti culturali più in Malcom X che non in Howlin’ Wolf. Un dotto in un mondo di abbrutiti, orientamento confermato dalla sua conversione all’Islam nel 1975. E tale era anche il suo stile: in un periodo storico nel quale i chitarristi bianchi, che pretendevano di suonare il Blues o, in qualche caso, di riformarlo aggiungendo watt su watt e rudimentali effetti, Robinson si distingueva per uno stile chitarristico essenziale lontano anni luce dal Rock’n’Blues e dai suoi eccessi sistemici. Buon cantante, Robinson era un vero musicista di Rhythm’n’Blues e di Soul, e anche i suoi presunti agganci con il Jazz rimanevano vacui. Possedere “Bluesology” (Ace records, 1999) darà un eccellente colpo d’occhio su questo musicista assai peculiare. Luca LUPOLI
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