. |
Scompare Wesley Jefferson voce sincera del Delta blues contemporaneo Mercoledì 17 luglio è scomparso Wesley "Junebug" Jefferson, uno degli ultimi grandi bluesman di Clarksdale, Mississippi. Un musicista di grande valore che ho conosciuto in Mississippi e con il quale ho avuto il privilegio di suonare la mia armonica. Aveva solo 65 anni. Era nato a Roundaway, Coahoma County, Mississippi, ed era cresciuto raccogliendo cotone nelle piantagioni del sud. Ad insegnargli a suonare la chitarra, quand’era ancora bambino, fu suo nonno Claude. Durante la sua carriera, Wesley ha suonato con tanti grandi tra cui Frank Frost, Sam Carr, David "Pecan" Porter, Robert "Bilbo" Walker, Little Jeno Tucker, SuperChikan, Willie Foster, Big Jack Johnson, e tanti altri. Aveva anche fondato una sua band con la quale girava tutto il sud degli States. La sua prima incisione risale al 1970 quando appare nella compilation “Coahoma the Blues” pubblicata dalla Rooster Blues. Tra i suoi album più famosi ricordiamo “ Delta Blues Live from the Do Drop Inn” registrato durante una performance dal vivo, condizione in cui Jefferson dava veramente il meglio di se; e in tempi più recenti il disco del 2007 in collaborazione con Terry "Big T" Williams dal titolo “Meet Me In The Cottonfield” edito dalla Broke and Hungry. La sua indimenticabile figura di bluesman autentico compare anche nel bel documentario del 2008 “M for Mississippi”. Vorrei ricordarlo anche con le parole di John R. Keller, buon amico ed estimatore di Jefferson, nonché avvocato di “Legal Care”, la celebre associazione del Nord Carolina che aiuta gratuitamente tutti coloro che non possono permettersi un’assistenza legale. E’ per merito suo e di sua moglie Carolyn se ho avuto la fortuna di conoscere Wesley. Ecco le parole di John: “Andammo per la prima volta a Clarksdale in Mississippi in occasione del Sunflower Blues & Gospel Festival nel 2003. Arrivammo in città prima dell’inizio del festival vero e proprio, e così decidemmo di andare il giovedì precedente il festival al Red’s Lounge (un leggendario juke joint ndr) ad ascoltare la Wesley Jefferson Southern Soul Band. Wesley stesso era sulla porta del locale: raccoglieva i soldi del biglietto e salutava a uno ad uno chiunque entrasse nel locale. La sua band era seduta a un tavolo lì vicino. Ancora prima che il set iniziasse Carolyn ed io provammo entrambi la sensazione che ci saremmo sentiti a nostro agio in quell’atmosfera che sembrava più quella di una festa in famiglia che un vero e proprio show. Il loro mix di blues ed errebì fu assolutamente strepitoso con Wesley che si alternava al canto con Rip Butler, il suo bassista, e con Lady Gladys. Jefferson si divertiva un mondo a suonare con Adam Riggle, un chitarrista dell’Indiana da lui in qualche modo “adottato” che arrivava a Clarksdale ogni anno in occasione del festival. Ma ancor più della musica ciò che apprezzammo maggiormente fu vedere quanto i musicisti si divertivano tra di loro mentre suonavano, scherzando in continuazione e non lasciandoci alcun dubbio su quanto fosse grande la loro amicizia. Siamo tornati a Clarksdale ogni anno dal 2004 al 2007. E ogni anno il momento più bello dell’intero festival per noi era il concerto che Wesley teneva il giovedì al Red’s Lounge. Un appuntamento che aspettavamo con gioia ogni anno. Nel 2007 quando arrivammo in città per il festival fummo subito colti da un moto di disappunto. Sul programma del Red Lounge nella serata del giovedì precedente al festival c’era segnato un nome diverso da quello di Wesley. Preoccupati che il nostro consolidato “rito” non potesse avere luogo ci recammo a casa di Wesley che abitava proprio lì a Clarksdale. Lui ci accolse con tutto il calore di cui era capace e tra un sorriso e una risata ci disse di stare tranquilli; che sicuramente c’era stato un errore perchè come ci disse: “anche lui, come noi, aveva preventivato di passare una serata di puro divertimento al Red’s Lounge”, e quindi ci sarebbe stato lui quella sera sul palco di quel mitico locale. Anno dopo anno Wesley ci ha sempre accolto al suo show come fossimo ormai “di famiglia” presentandoci di volta in volta, per farci sentire ancora più a nostro agio, tutti i musicisti che collaboravano con lui: Terry “Big T” Williams, Big Jack Johnson, Johnnie Billington, Anthony Sherard, Big Pete Pearson e tanti altri. Se un giorno ritorneremo al festival, quello che ci mancherà di più sarà non poter ordinare a Red Paden (il proprietario del Red’s Lounge ndr) tutte quelle grandi lattine di Bud Light, che facevamo portare ogni sera al tavolo di Wesley e della sua band, per ripagarli, in qualche modo, delle grandi emozioni che la loro musica ci aveva donato”. Fabrizio Poggi
|
. |
. |