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Fred Buscaglione 40 anni dopo
di Ernesto De Pascale
Una breve biografia musicale con commento
Quarantanni dopo
I film
Quante avventure, quante sottili sfumature offre una canzone, lideazione di un mondo, la scrittura di un testo. Modi, usanze, abitudini che riflettono un periodo, un sistema dapproccio alla vita di ogni giorno. Poi, per molti, linevitabile declino; al massimo, ai migliori viene riservato un qualche revival ma, quando il più è dato, poco poi resta.
Con Fred Buscaglione ci troviamo, invece, 40 anni dopo, dinanzi ad un mondo che si conferma, nella sua realtà di fantasticherie e dicerie, ancora in buona parte inesplorato, un sistema musicale ed artistico conosciuto e più volte riproposto ma mai abbastanza portato pienamente alla luce.
Per i grandi artisti bisogna dilungarsi ben poco, ci hanno insegnato; è anche vero che per i grandi artisti, proprio per questa loro valenza superiore, la ricerca non è mai abbastanza, e quando si parla di ricerca, in questi fortunati e sparuti casi, si può parlare di accrescimento per chi la svolge e per chi fruirà, poi, di tale risultato.
È il caso di questo tributo in parole dedicato al maestro Ferdinando Buscaglione, torinese, diplomato in contrabbasso, violinista eccellente, famoso in Italia nei tardissimi anni 50 per una serie di uniche e suggestive criminal songs - elemento di primo e più facile beneficio ma solo piccola parte di una ben più complessa ed intensa attività.
La parte conclusiva di quella che vide Fred impegnato sui palcoscenici di tutta Italia, in televisione, al cinema come attore, ed addirittura in alcuni caroselli pubblicitari (quelli per la birra Asso e per gli sciroppi Fabbri).
Pochi anni che arrivarono con tante intense problematiche nella vita dellartista, dopo 15 di professionismo serio e costante, e che terminarono tragicamente la mattina del 4 febbraio 1960 tra le lamiere di una Ford Thunderbird rosa.
Proviamo oggi a rileggere Buscaglione attraverso dinamiche più ampie, seguendo percorsi che non siano i soliti, proviamo a mostrare di lui e dei suoi fidi collaboratori (primo fra tutti il paroliere Leo Chiosso) unimmagine di fini commentatori della circostante realtà italiana del pre-boom, un aspetto a più dimensioni che non scindeva, nonostante le più volte manifestate esigenze di farlo, limmagine pubblica da quella privata, motivando così in un modo dessere organico, a volte faticosamente coerente, ma assolutamente unico nel suo genere anche per coloro i quali oggi, per la prima volta, ascoltano i suoi brani.
Ecco allora profilarsi limmagine di un Fred differente, o meglio, ecco profilarsi un altro dei suoi eclettici aspetti: quello più strettamente musicale.
Arrangiamenti sincopati, accostamenti di strumenti fuori dalla norma, scelte armoniche ardite per lo stile melodico dellepoca ed un costante, raffinato amore per lo swing. Ununità stilistica accattivante e compromettente che permetteva al maestro di sbilanciarsi e a Leo Chiosso di sbizzarrirsi su tematiche ancora non esplorate dagli autori di casa nostra.
Fra le indicazioni ancor oggi valide e resistenti allusura del tempo, una meglio delle altre richiama la nostra attenzione: per Buscaglione qualcosa di più fatale e di più profondo resiste allironia del primo ascolto e si solidifica nelle melodie più intense, qualcosa che rende la determinazione del suo personaggio sempre identificabile con lascoltatore, anche con quello attuale.
Una complicità che lo aveva aiutato nel suo rapporto con il pubblico dei locali, che aveva scacciato lamarezza di un successo arrivato tardi, che aveva generato nei suoi confronti la simpatia degli ultimi anni.
Fred aveva imparato a capire il pubblico sul palcoscenico ed al grande pubblico bastarono poche apparizioni televisive per capire Buscaglione; era così chiaro che dietro i baffetti cera una grande bontà, una grande normalità, una confidenza che persuase immediatamente tutti.
Con quelle canzoni tutti si sentirono un po come i personaggi descritti e lartista torinese divenne un po il maestro di cerimonie di una graziosa distrazione con solide radici artistiche.
Limmagine di Fred era e rimase sempre italiana, vincente non tanto nel risultato della singola canzone, ma nellaccostamento di due mondi apparentemente distinti: da una parte una realtà abbagliante e poco conformista, con i suoi eccessi e le sue esotiche esagerazioni, dallaltra il mondo del commento giornaliero, dal bar al salotto, dal negozio alluscita della messa domenicale.
Fu così che, scrivendo le loro canzoni, Chiosso e Buscaglione capirono che lintuizione vincente era scegliere il tema in modo semplice, amplificandolo ma tenendo ben presente il fruitore medio del nostro paese, orientandosi ad essere sempre più moderni cantastorie, vicini ad un reportage giornalistico piuttosto che ad una semplice canzone in rima.
Le criminal songs, diventarono, allora, solo una parte di una più robusta ossatura letterario - musicale .Esempio è Teresa non sparare, una sorta di reportage giornalistico dellepoca con tanto di omissione di cognome, sottolineato da una semplice ed effettistica sonorizzazione. Quella che Fred descrive, con le parole di Chiosso, è una Italia che si incammina sulla strada del quotidiano, fischiettando, sfogliando il giornale, soffermandosi con stupore su una notiziola di cronaca nera- dimenticata dal redattore in chissà quale angolo ed amplificata dal bisogno popolare di identificarsi nellaltrui commedia quotidiana.
Proprio in questo testo si determina lallontanamento dal linguaggio statunitense delle prime criminal songs. Qui il personaggio non si è reso colpevole di niente, avrà giusto sparato qualche balla con gli amici al bar - ma non con così tanta cattiveria da meritarsi di esser rincorso dalla vendicativa Teresa. Profezio, questo il nome del protagonista - è un omuncolo che ci pare essere controfigura dellunico personaggio di Sgancia e pedala (canzone del film Tu che ne dici con la coppia Vianello - Tognazzi), è un omarello che si spaventa di giocare ... a golf / a bridge / (tu) frequenti il tiro a volo / e la cafè society / si può pensare che con i pari dInghilterra ci fai la birra / ma non è così: è il buontempone da bar che nessuno smentisce ormai più, tanto è evidente la sua esagerazione.
Allinterno di questo tentativo di ricerca su una miscela ancora più forte di testi e musiche si inserisce linserimento dei brani che Fred Buscaglione e Leo Chiosso composero per il film Noi Duri (titolo di lavorazione A qualcuno piace Fred) diretto da Camillo Mastrocinque su sceneggiature dello stesso Chiosso e con la partecipazione di Totò e con le piacevolissime interpretazioni di Toni Ucci, Paolo Panelli e della sigaraia Scilla Gabel, forse lultimo sforzo creativo di Buscaglione prima dellimmatura scomparsa.
I brani inseriti in quel film furono infatti la dimostrazione che Fred aveva oramai deciso di dedicarsi a un repertorio musicalmente molto evoluto che preferisse inventare nuove situazioni piuttosto che parodiarne altre.
In A qualcuno piace Fred, ad esempio, Buscaglione gioca con le sue apparenti stranezze dandoci a capire che di digestivi ne aveva tirati giù molti e che lHotel Rivoli di Roma, dove da anni abitava, non sarebbe potuto essere il suo soggiorno definitivo, apostrofandosi volubile ma simpatico.
Ancora più attuale è Che bella cosa sei, una struggente ballad di amore e solitudine, dal testo moderno e sintetico. E sono solo due esempi per una serie di composizioni che chiedevano riscatto, ampiezza di contenuti, maggior respiro ed una nuova illuminazione poetica rimasta inesplorata. Sarebbero state le sue ultime registrazioni messe in commercio in concomitanza con luscita del film nella tarda primavera del 1960.
Fred, che - si dice - cercava la giusta canzone che lo rappresentasse a Chi è lassù, stava scrivendo ogni giorno il suo blues o, come meglio diceva, il suo spiritual e con quel suo sorriso amaro, si era fatto subito amico i bambini di allora che non hanno dimenticato ancora oggi una sua semplice (lultima) ma efficace esibizione al Musichiere di Mario Riva, il programma televisivo che lo lanciò al pubblico nazionale. In quelloccasione, accompagnato da un coro di piccoli interpretò La ninna nanna del duro e Whiskey facile, una canzone ardita musicalmente ma azzeccatissima dal testo mai eccessivo, sempre pronto a giocare con limmagine pubblica delluomo con il cappellone.
Buscaglione era diventato un modo di dire, un benevolo termine di rappresentazione così come in America, più o meno negli stessi anni, si diceva sei un Bogart.
E Fred aveva imparato, proprio perché grande professionista, ad accettare quella stretta immagine che, proprio negli ultimi tempi, cercava sempre più di rimodellare. Non ci riuscì allepoca, anche a causa di sempre più pressanti impegni (aveva programmi fino al 1962) e delle incombenze del mezzo televisivo e cinematografico che beneficiarono moltissimo della sua forte immagine, non ci riuscì perché la morte lo attendeva alle 6.20 di mattina di quel 4 febbraio 1960 .
Ci possiamo riuscire noi 40 anni dopo, adesso che è evidente limmutata attualità del personaggio e della sua musica.
Nelle sue canzoni resta racchiusa una grossa mole di materiale di riflessione, per ben più ampie considerazioni, sulla vita e le abitudini del popolo italiano e ora, mentre le parole giungono al termine e la musica scorre decisa, appare chiaro lintento di Fred: quello di restarci vicino con avventure e suoni che non hanno età, ma che ancora ci rappresentano per modi e comportamenti.
Ernesto De Pascale
FRED BUSCAGLIONE.
una breve biografia musicale con commento
Nato a Torino nel 1921, di famiglia operaia, Ferdinando studia al conservatorio Giuseppe Verdi e a 17 anni è già conosciuto in città come Fred. Suona il contrabbasso in varie orchestrine e per diletto canta " scat" accompagnandosi con il violino su motivi americano che lo rendono il più giovane fenomeno dei gruppi in cui esibisce. Nel 1943, chiamato alle armi, è preso prigioniero delle truppe americane e portato in un campo in Sardegna.
Lì, mentre viene trasportato da un campo ad un altro in camion, fischiettando "stardust" viene notato da un sergente di colore che lo convoca d'ufficio nella banda militare italoamericana di ispirazione jazzistica. Diventa amico di tutti e aiuterà ad alleviare le pene di molti suoi commilitoni dando senso di intraprendenza concreta e creando opportunità per tutti, musicist i e non. Quell'ensemble - dichiarerà in seguito - sarà per lui una grande palestra di vita e di musica. Nel 1946 è di nuovo a Torino dove inizia a circondarsi dei migliori giovani musicisti locali, dimostrandosi, peraltro, ottimo talent scout. Il fisarmonicista Germanio, Giulio Libano, Franco Pisano, prima, e il fratello Berto, molto dopo, sono alcune delle sue scoperte. Prima ancora degli anni cinquanta la sua orchestra già si chiama Asternovas e può vantare "
una varietà di ben 48 strumenti all'attivo in una sola serata danzante."
A Lugano incontra la 17enne ballerina africana Fatima Robin, sua futura moglie e sua spalla vocale nel gruppo fino alla primavera 1959. Ma la natura di "tombeur de femes" che si porta appresso dal dopoguerra non lo lascerà mai e creerà molti problemi con Fatima e con il più giovane fratello Umberto, contrabbassista pure lui, allontanato dal gruppo per la non gradita troppa intraprendenza.
L'amico della porta a fianco, intanto, Leo Chiosso, che sin da prima della guerra lo aveva spinto a misurarsi con brani originali arriva finalmente un giorno con molti testi dallo stile innovativo: Leo descrive un personaggio simile a Fred, o disegnato su misura, americano ma non troppo, spaccone ma dal cuore tenero, ispirato ai racconti polizieschi d'epoca e alla figura di un Clark Gable tricolore che calza a pennello a Buscaglione.Viene in loro aiuto Gino Latilla che incide "Jumbala Bay " introducendoli così nel mondo dell'allora ingenua e pionieristica discografia italiana, capitanata in special modo dagli editori di una volta.
La svolta arriva nel 1956 con "Che Bambola / Porfirio Villarosa " (primo 45 giri a vendere un milione di copie in Italia) seguita da "Teresa Non sparare" (1957) ed "Eri piccola Così" (1958). La appena nata televisione intanto lo ha già adocchiato per i propri programmi sperimentali da Torino già nel 195 (assieme al Quartetto Cetra) e, tra il 1958 e il 1959, lo "sbatte " davanti a milioni di italiani con poche, azzeccate ospitate a "Il Musichiere" di Mario Riva (caso vuole anche lui deceduto prematuramente nel 1960) mentre al cinema Fred, in soli 24 mesi partecipa a ben 10 film e si concede come testimonial per due caroselli televisivi. La sua musica, con il successo non cambia, anzi si ritmatizza ancora di più, accoglie le istanze del rock & roll e esalta il "Jump" di Louis Jordan (al quale Fred si ispira palesemente come da sue dichiarazioni). Nell'autunno 1959 firma anche lui, assieme a Domenico Modugno,una lettera degli outsider del periodo, gli "ulatori" a favore di una "nuova canzone moderna all'italiana", mentre come un pazzo si scapicolla per tutta l'Italia a bordo della sua Ford Thunderbird rosa. Si dice che fosse spesso angosciato dalla paura del futuro, che accettava serate per paura di non averne più in seguito, che avesse il terrore di essere, già, superato. In questo Fred era un vero uomo italiano di una volta, assennato, timorato, non diverso dai suoi ultimi protagonisti,meno paraculi, più uomini, meno gag. Avrebbe continuato a lungo visto che aveva ingaggi fino al 1962 per due milioni a sera. Vale la pena oggi riascoltarlo nei brani meno noti (la languida ballad "Cielo dei bars" la ubriaca "Tu che ne dici", la svolazzante "Sgancia e pedala " e in uno dei suoi capolavori più "stracult" fuori di testa, nato per caso grazie alla penna di Chiosso, "Il Siero di Strokogoloff", imbattuta e irranggiunta.
Quando morì, il fratello Umberto gli porta via un paio di basi e incide il singolo "Sono cose che cambiano" ma questo Fred non lo saprà mai. I suoi diritti vengono riscossi da Fatima(ancora adesso, residente in Svizzera) e da Umberto che muore nei primi anni novanta, quasi in povertà. Si dice che Fred abbia un figlio, ma sono voci da ritenere false e tendenziose, nessun atto di nascita riconosciuto risulta al comune di Torino, a nome Fernando Buscaglione.
Roma. Mattina del 4 Febbraio 1960. Ore 6.20 Ferdinando Buscaglione, meglio conosciuto con il nome darte di "Fred" a bordo della sua Ford Thunderbird rosa, targata Torino 286788, viaggia veloce attraverso le strade deserte del quartiere romano dei Parioli.
È tardissimo; alle nove è convocato allistituto Luce per terminare un Carosello e controllare le ultime fasi dell appena terminato prossimo film di cui è protagonista insieme al principe de Curtis, Totò,"Noi duri".
Alla mezzanotte di quello stesso giorno deve esibirsi alla festa privata di una importante associazione vinicola, ad Asti, in Piemonte.
Fred guida con il finestrino abbassato. Proviene da via Paesiello e si dirige verso via Bertolini, per chi giunge da Viale Margherita è impossibile non vederlo.
La morte, incarnata in un autocarro Lancia Esatau carico di porfido, condotto da Bruno Ferretti di anni 24, lo aspetta allincrocio con Viale Rossini.
Lurto è micidiale.
La Thunderbird, investita sulla fiancata destra fra la portiera ed il cofano è scaraventata dal centro dellincrocio a ridosso del marciapiede prospicente Villa Torriani, residenza ufficiale dellambasciatore degli Stati uniti in Italia, dove batte contro un pilone della luce. Fred, quasi sbalzato fuori labitacolo batte la testa contro il pilone stesso e viene ricacciato dentro .
Il primo ad accorgersi delle gravità dellincidente è un carabiniere, Ettore Rapposelli, in servizio esterno presso la sede dellambasciata.
Incastrato fra i rottami della macchina Buscaglione respira ancora.
Il carabiniere non perde tempo: ferma un autobus della linea 90, che proprio in quel momento aveva iniziato la sua corsa mattutina, lo carica su e lo fa trasportare allospedale.
Lì, i medici non possono far altro che constatare il decesso avvenuto durante il trasporto: nellincidente - viene rilevato - Buscaglione ha riportato lo schiacciamento del torace e una vasta ferita allarco sopracciagliare .
In tasca ha la tessera di qualifica professionale n.12161, rilasciata il 6 marzo 1958, intestata al direttore dorchestra Ferdinando Buscaglione, nato a Torino il 23 Novembre 1921.
Buscaglione la sera del 3 Febbraio non lavorava, era Martedì e per un personaggio famoso come lui gli ingaggi infrasettimanali oramai non convenivano più: né al padrone del locale - avrebbe speso troppo e il pubblico non sarebbe mai stato quello del fine settimana - né allartista. Meglio, perciò, visto i tanti impegni dei giorni a seguire, uscire con gli amici in una città accogliente come Roma ma pur sempre non sua.
I posti che Fred frequenta sono pochi e sempre i soliti. Quella serata non sarebbe stata differente da molte altre senza lavoro, con le ore che passavano che annoiando Fred che si concedeva sempre generosamente agli amici.
La sera di Martedì 3 Febbraio, una lunga sera come tante iniziata allhotel Rivoli con lamico paroliere e giornalista Mario Pogliotti, torinese pure lui, fresco di una nuova e già fruttifera collaborazione con Buscaglione.
Fred accoglie lamico festosamente e gli mostra orgoglioso il suo più recente acquisto, una pianola elettrica che gli permetterà, dice lui, di comporre anche in albergo. Buscaglione intrattiene Pogliotti suonandogli una inconsueta versione della Messa in Si minore di J.S. Bach mentre lamico lo invita ad affrettarsi. Lartista spegne lo strumento si infila il paltò , si tira dietro la porta della "singola con bagno", scende alla reception, saluta tutti e si incammina nella fredda notte romana con Mario. Prima fermata: la taverna degli artisti di Via Margutta.
Arrivati alla Taverna una giovane attrice danese, Hanna Rasmussen, scesa a Roma a cercar fortuna a Cinecittà, corteggia apertamente Fred Buscaglione, la ha conosciuta qualche giorno prima , un po per lei, un po per tutti, non si lascia scappare loccasione e riparte con il suo show personale che piace tanto a chi lo circonda, calandosi di nuovo nei panni dei suoi personaggi. Fa gli occhi feroci, inarca le sopracciglia, ride muovendo solo il labbro inferiore, ghigna mostrando i canini, da buon duro ordina un wiskey. Sarà lunico della serata, e intanto versa agli amici che lo circondano grandi bicchieri di Chianti.
È chiaro che per la ragazza ci sono poche chance di accaparrarsi il maestro
I due amici scalpitano perché la sosta si sta facendo meno breve del previsto e sono in ritardo. Si ha, infatti, da dirigersi veloci a la ben più famosa Rupe Tarpea di Via Veneto, uno dei luoghi preferiti della vita notturna della capitale, ed un motivo serio cè: si esibisce lì per la prima volta lorchestra di Paolo Zavallone, ex pianista del gruppo del nostro, gli Asternovas, e Fred vuole sostenere lesordio dellamico musicista. Alla Rupe Tarpea ci sono molte persone che Fred conosce bene: a Cruciani, il proprietario delle Grotte del Piccione di Via della Vite, il locale che ha lanciato in città il musicista torinese. Fred promette di tornare a suonar da lui al più presto, quando gli impegni glielo avrebbero permesso, senza dire però di avere, oramai, ingaggi fissati fino allautunno di due anni dopo, del 1962.
Una entraneuse del locale è invitata al tavolo di Pogliotti, Cruciani e Buscaglione; i tre le danno una lauta mancia ma non toccano alcolici di alcun tipo. Fred beve un solo bicchiere di vino. La ragazza augura buoba fortuna e ringrazia per la lauta mancia, Buscaglione bofonchia qualcosa in dialetto
Terminato lo spettacolo Zavallone e gli altri orchestrali si uniscono a Fred e la tavolata si anima: è già passata da un po la mezzanotte, ma si decide ugualmente per una spaghettata all'Air Terminal dell'Alitalia, un luogo famoso per i suoi piatti a tarda notte. È o non è La Dolce Vita, dopotutto? Pogliotti, stanco e forse annoiata della scena già vista e rivista, saluta Fred e lallegra brigata e se ne torna a casa promettendo allamico di svegliarlo puntualmente la mattina dopo, alle otto e trenta .
Fred e soci giungono all Air Terminal che sono tre e anche lì la serata è tutta loro. Si beve, si mangia e si scherza: molte battute e discorsi di musica, qualcuno di calcio. Chi parla di donne è fischiato sonoramente dagli altri.
Sono le quattro e la compagnia inizia a salutarsi. Zavallone e gruppo saranno lasciano Nuscaglione sul marciapiede dellAir Terminal che, sigaretta accesa, ancora parla del più e del meno con qualcuno dellentourage del gruppo. Una nebbiolina fredda e inusuale per la capitale è intanto scesa giù.
È a questo punto che inizia la vera avventura dellultima notte di Fred Buscaglione su questo pianeta: che cosa accadde a quel punto ? dove andò Fred ? chi incontrò Fred? Perché un buco di più di novanta minuti circa fra i saluti allAir Terminal e lincidente ?
Buscaglione, pochi mesi prima, allinizio dellestate del 1959 si era formalmente separato dalla moglie eritrea, la giovanissima Fatima Robin, sua partner artistica e altra voce dellorchestra. Cerano stati diverbi privati: Fatima era gelosa, il marito diceva che non poteva e non doveva permetterselo, quello era lui, quella la sua vita, il suo personaggio, quello del duro non poteva saltare gambe allaria per via di una "perfetta" e "compita" vita domestica familiare "allitaliana". Lei, poi, voleva forse essere la star e il successo di Buscaglione proprio non le andava giù. E qualche volta, impaurito dalla enorme accelerazione della sua vita venne sentito dire " Ho paura. E se non dovesse andare sempre così?"
Queste parole, a dire il vero, si rivelano una realtà completamente opposta nella personalità del nostro: più di ogni altra cosa, infatti, Fred voleva un figlio e qualcosa non era andato per il verso giusto con Fatima.
Sul set del film "Noi Duri" più volte lartista piemontese era stato visto attendere il piccolo Fabrizio Natale, figlio di Mario, allepoca capo dellufficio stampa del festival di Venezia, suo partner in qualche scena. Un pomeriggio rimase ad attenderlo fino a tardi "Tanto - disse a chi gli chiedeva che ci faceva ancora là - non avrei saputo dove andare".
Dal giugno 1959 al 4 Febbraio 1960 la sua vita privata segna alcuni incontri che la stampa scandalistica dellepoca ingrandisce, primo fra tutti quello con la avvenente Scilla Gabel, la sigaraia del film "Noi Duri" una storia che nessuno smentisce né conferma.
La Gabel non è però che una variabile nel nuovo percorso della vita sentimentale di Buscaglione: solo 2 settimane prima, a Firenze, Fred ha rivisto Fatima, che si esibisce nel capoluogo toscano fino alla metà di Febbraio. I due hanno passato tutto il tempo disponibile insieme, il portiere dellhotel della signora Robim afferma che lex marito sia stato fatto salire in camera
forse fra i due si potrebbe pensare a un riavvicinamento. Ma , fra gli impegni di lui e quelli di lei, si decide di aspettare ancora un po di tempo, almeno fino a che lei non sarà tornata in città, nella capitale.
La verità però, si dice negli ambienti del cinema a Roma, è unaltra: anche se la notizia del riavvicinamento con Fatima è arrivato fino a Cinecittà pare che lautore di "Whisky facile" da qualche mese, per dirla come le sue canzoni, si sia preso una imbarcata per Anita Ekberg, la protagonista de La Dolce Vita, e chi ne parla sembra sapere cosa dice
E una notizia fondata? verificabile? parrebbe di sì. Il fotografo cesenate Giuseppe Palmas, molti anni fa affermò di aver ascoltato involontariamente la stessa Ekberg parlarne con unamica durante un set fotogratico e esprime una certa perplessità sulle insistenze di Fred definendolo "simpatico ma niente più".
I due, oltre ad aver partecipato a una serie di caroselli della "Birra Asso" si sarebbero incontrati più volte negli ultimi mesi e lirraggiungibile Anitona aver avuto sempre dolci attenzioni per lui, magari oltre misura. Il massimo riservo vige intorno alla storia!
Salutati gli amici allAir terminal dellAlitalia, Fred spinge la sua Ford Thunderbird Rosa verso lHotel Rivoli, quartiere parioli, per lappunto
Ma certo!, i Parioli!, il quartiere dove vive Anita
Fred attraversa Roma di notte e giunge a casa di Anita, forse annunciandole prima la sua visita . Lì, fatto salire, forse controvoglia, litiga con la umorale Ekberg per ripartire poi alla volta dellHotel incazzato, amareggiato, assonnato, annoiato e preoccupato di mille cose, prima fra tutte la stancante giornata che lo attende. Adesso sono le 5,30. Buscaglione ha salutato gli amici novanta minuti prima
Quaranta anni dopo.
Inutile commemorare, inutile. Addirittura dannoso se colui il quale vogliamo ricordare è un personaggio che non cercava commiserazione e che i musicisti trentenni, trentacinquenni - quelli, cioè, che non possono ricordarlo per memoria storica ma solo attraverso il ricordo collettivo dei molti e dei media- hanno imparato a conoscere in modo disincantato.
Buscaglione oggi ci appare come un artista puro, incontaminato, paragonabile solo ai grandi, compianti, di quell'anno: Mario Riva, il presentatore del famoso gioco TV il Musichiere, Fausto Coppi, il grande asso del ciclismo di allora.
L'epoca doro di Fred Buscaglione, quella esplosa in tutto il mondo pochi mesi dopo quel tragico 4 febbraio 1960, quella suggellata da Mastroianni e la Ekberg in "LA DOLCE VITA" di Federico Fellini, è diventata nel corso del tempo un riferimento attuale, costante, ripetutamente chiamato in causa, simbolo a tutti costi cercato di un divertimento effimero che non potrà mai eguagliare quel gusto del "ruspante" e del "contadinesco" che caratterizzò i mattatori di quei giorni come il nostro caro amico Fred, torinese, necessitante di un buon alka seltzer più che di un facile bicchiere di whisky, innamorato di una donna, e di una sola, al punto da cercarne e sfuggirne tante altre.
Girare con un decappottabile rosa americana "è un catorcio - aveva confessato a un amico - ma è così criminalmente bella! e fa la sua figura
", alle sei e venti dei primi di febbraio non deve essere una sensazione esaltante, a meno che tu non voglia sentirti addosso tutto il piacere della vita con i suoi annessi e connessi dell'occorrenza.
Forse proprio in questa esplicita ricerca della libertà, Fred mostrava apertamente, molto più apertamente di quello che poteva dare a vedere, la sua solitudine errabonda, quella stessa che lo aveva portato a prendere con sé una diciassettenne acrobata turca scovata in un circo per farla diventare sua moglie prima e cantante poi.
Alcuni musicisti che lo ebbero accanto nella stagione 1958 alle "Panteraie" di Montecatini aggiungono altre note "Noi ci ricordiamo di una fissazione per l'ordine fuori dal comune; come se volesse far vedere a tutti che lui era arrivato. Buscaglione è l'unica persone che mi ricordo aver visto pettinarsi con una miscela di catrame ed olio che fece impazzire il miglior parrucchiere della città."
Le problematiche di Fred erano comunque altre e, all'apparenza, riguardavano molto più da vicino l'attività artistica che quella personale. Musicista diplomato in contrabbasso, per lunghi anni Fernando non era stato accettato se non da quei pochi appassionati dello swing style "hot club" parigino.
Una magra soddisfazione che a Fred proprio non riusciva ad andar giù; ecco allora il musicista maestro Fred Buscaglione scoperto a girare mani in tasca e a tener stretto il diploma che tanta fatica e fede gli era costato. Ecco il povero Fred con in tasca, anche quella notte, quel foglio con dati ed attestati.
Il successo allora diventò per Fred una sorta di immane feticcio che non sapremo mai se fastidioso da sopportare, se piacevole al punto da fargli rischiare l'appiattimento di tutta una "privacy", oppure solo ostacolo da superare ed affrontare ad occhi chiusi. Come quella notte!
E nei pochi mesi tra la fine del 1957 ed il febbraio 1960 di Alka Seltzer il povero Fred ne deve aver mandati giù parecchi, ad onor del vero. Per digerire il whisky che gli faceva male, per sopportare il ronzio di chi gli girava attorno solo per far rumore, per dimenticare l'Hotel Rivoli che da seconda casa rischiava di diventare una prigione di sogni ed ideali, quegli stessi che mai e poi mai avrebbe voluto pensare, gli sarebbero pesati così tanto.
E quando appariva alla stazione Termini sempre per ultimo, sempre di fretta per saltare al volo sul treno per Milano la gente guardandolo correre con una dolce pancetta che non riusciva a buttar giù nonostante le diete, si diceva: "Ecco lì Fred, vedi corre proprio come un Buscaglione!".
E tra la fretta di fare e quella di vivere Fred stava correndo il piacevole rischio di diventare un divo della televisione ante litteram. Immaginatevi cosa sarebbe successo se fossero esistiti i network, immaginatevi se tutti l'avessero voluto, come e quanto si sarebbe velocemente contaminato...
Marco Pogliotti ricorda di aver convinto l'amico Piero Gabrielli proprietario delle "Grotte del Piccione" di via della Vite, a Roma, a scritturare Buscaglione nel suo locale dopo una trattativa conclusasi a notte fonda all'idroscalo di Milano luogo dove Fred si esibiva. Ed in quella occasione il cantante aveva ancora una volta fatto di testa sua piastricciando tra lenti melensi e beguine e lanciandosi nel repertorio che Pogliatti tanto aveva descritto a Gabrielli solo a notte fonda. Ma Fred, lo si sapeva, era fatto così!
"Vorrei - disse proprio l'ultima sera all'amico giornalista - una canzone che avesse per destinatario DIO, non da una chiesa o da una montagna: dalla pedana di un night. Fai conto: una specie di spiritual che venga da un uomo stanco, bruciato dal fumo e dall'alcool dei night, un uomo che lo invoca da quella nebbia: guardami, Signore, sono uno schiavo anch'io come quelli che ti invocano dal Mississippi, e Tu li ascoltavi e li affrancavi..."
Lui quella canzone l'aveva già scritta sera dopo sera con la cadenza dura e progressiva dei veri artisti lontani dal music business, una visione quasi mitica per i nostri occhi consumati del 2000.
Per questo suo modo di essere e fare Fred non avrebbe resistito l'impatto con gli anni '60, con quei '60 soprattutto, che avrebbero generato nuovi simboli. Si sarebbe probabilmente imposto come caratteristica di primo piano nel nascente genere cinematografico denominato "commedia all'italiana" che animò gran parte del nostro cinema negli anni '60. Aveva infatti già partecipato ad alcuni film, tra questi "Guardatele ma non toccatele", "Noi siamo due evasi" e "Tu che ne dici", tutti con la giovane coppia Tognazzi e Vianello. E fra i dieci girati dal nostro "Noi duri", con la partecipazione di Totò e la sceneggiatura di Leo Chiosso e la regia di Camillo Mastrocinque, film che lo vedeva interpretare proprio il suo carachter nella parte di "Fred Bombardone" resta il più famoso e il più attuale. Prima di congedarsi il principe De Curtis gli disse."Buscaglione, se lo lasci dire da me che la so lunga; lei è un personaggio, è un'artista!"
Cercando oggi per Fred altre prospettive tali da poterlo giustificare nel decennio a venire, senz'altro sarebbe continuato il suo rapporto con l'allora giovanissimo "Carosello" televisivo che già lo aveva ospitato in una serie di 7 antesignani "spot" per la Birra Asso, diretti anche quelli da Mastrocinque, ed in lavorazione proprio in quei giorni del febbraio '60. (Carosello lo aveva anche visto protagonista di un'altra serie, quella per la ditta "Fabbri"). Ma, televisione, e cinema a parte, se Buscaglione avesse voluto cercare una strada per la musica avrebbe dovuto tentare di distaccarsi da quella ondata di revivalismo che già caratterizzava una certa generazione di cantanti della sua età (a 38 anni, nel 1960, si era già vecchi
).
Ecco allora le giuste intuizioni di non competere con Domenico Modugno, loculata scelta di non volere partecipare a nessuna rivista né commedia musicale del periodo (e di offerte ne piovvero tante sulla testa del nostro
) e la decisione di provare a esportare la sua musica e le sue canzoni allestero nei mesi a venire.
Buscaglione con la sua morte si consacrò fra i puri; niente show televisivo alla Perry Como, niente 2 milioni a serata, niente tournee in Germania dove Fred era pronto a sfondare, niente riconciliazione con la moglie, niente illazioni sui suoi flirt. Niente di niente.
Restano le canzoni, gli arrangiamenti ancora moderni, una scrittura nuova per lepoca, il rispetto di tutti, linvidia di chi ben sa ancora oggi che artisti con le idee così chiare ne nascono sempre più raramente.
Insomma, rimane quel che serve a ricordare un grande artista, il resto, linutile, il superfluo, se è andato con lui. E quaranta anni dopo avere un posto nella memoria collettiva anche solo per il tempo di una sigaretta è cosa non da poco: quanti artisti di oggi potranno anelare a tanto?
Ciao Joe
I FILM:
1958: Poveri milionari
1959: La Cento Chilometri
La Duchessa di Santa Lucia
Guardatele ma non toccatele
I ladri
Il Moralista
Noi duri
Noi siamo due evasi
I ragazzi del juke box
1960: Tu che ne dici?
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