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LIVE


SÃO PAULO UNDERGROUND
FABBRICA EUROPA 2009
FIRENZE, STAZIONE LEOPOLDA
22 maggio 2009




Rob Mazurek è uno sperimentatore nato. Dopo i numerosi progetti sotto la sigla di Chicago Underground e gli esperimenti, tutt'ora in corso, firmati Mandarin Movie ed Exploding Star Orchestra, tra i più recenti gruppi a cui l'eclettico trombettista ha dato vita c'è São Paulo Undeground. Si tratta di un ensemble che raccoglie alcuni tra i migliori musicisti della scena brasiliana, all'insegna di un melange musicale e culturale dai risvolti inediti e affascinanti. Improvvisazioni jazz rock dal sapore etnico e contaminato che dal vivo, ancora più di quanto non avessero fatto nei due album del gruppo (Sauna: Um, Dois, Três del 2006 e The Principle Of Intrusive Relationships del 2008), rivelano la loro efficacia e il loro potere ipnotico e trascinante.
Sul palco dell'edizione 2009 di Fabbrica Europa, Rob Mazurek si è presentato accompagnato dai batteristi/percussionisti/multistrumentisti Mauricio Takara e Richard Ribeiro, dal chitarrista Kiko Dinucci (chitarra classica) e dal tastierista Guilherme Granado.
Una formazione strumentalmente insolita che mette in risalto uno dei tratti più avvincenti dell'esibizione di questo ensemble dal vivo: un gusto per incastri ritmici frenetici e mozzafiato, un senso dell'andamento percussivo che accompagna la libertà delle improvvisazioni un po' sostenendole e un po' prendendo parte al dialogo musicale.
Sotto, insomma, si distingue il roteare constante di ritmi che moltissimo attingono alla tradizione musicale sudamericana, in un crossover tra samba anni '40, bossa e matrici europee. Sopra, invece, si muovono le improvvisazioni libere della cornetta di Mazurek.
Un concerto dall'andamento decisamente free e improvvisato, ma capace di catturare il pubblico per il grande merito di mantenere sempre il giusto equilibrio tra improvvisazione e godibilità dello spettacolo.
L'improvvisazione è la protagonista assoluta negli scambi tra gli eccellenti strumentisti, ma sempre con buon gusto e mai con la pretesa di sovrastare di virtuosismi l'ascoltatore.
Si privilegia l'atmosfera complessiva, che evoca ricordi del Miles Davis elettrico miscelandoli a visioni di Sun Ra e ai giochi ritmici di gruppi come i Can. Un'atmosfera che allinea caos e calma, rumore e melodia. Un concerto di grande tecnica strumentale ma anche di passionalità, capace non solo di stupire – come fin dall'inizio ci si poteva aspettare – ma anche, come non era scontato, di emozionare.

Giulia Nuti

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