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XXII Porretta Soul Festival
Porretta Terme (BO), 23-26 luglio 2009
 
La ventiduesima edizione del Porretta Soul Festival impartisce una lezione d’anticonformismo e di vitalità quando, per tante e diverse ragioni, la musica è vittima illustre dell’appiattimento generale, della banalità fatta regola. All’occhio del profano, vedere una torma di spettatori pazienti attendere a lungo, nella notte, un signore di notevole stazza come Solomon Burke, può sembrare una visione anomala. Certo, Burke è uno dei cantanti culto del Soul attuale, ma il neofita può anche chiedersi che ci facciano tanti stranieri in una meta fuori dalle rotte tradizionali del turismo, come tanti indigeni travolti dalle forme generose e dall’appeal infinito di una signora di nome Toni Green, o dall’agitazione non esorcizzata di Bobby Johnson.
È la magia della Soulville d’Europa, Porretta Terme, là dove l’Emilia prende il sopravvento sulla Toscana, uno di quei posti dove non si sente l’imbarazzo d’esser Italiani. E’ il festival del mago di Vergato, Graziano Uliani, un’alchimia della quale solo lui conosce la ricetta, in barba e in sfida a tutte le critiche, la più ricorrente delle quali è che un festival di musica Soul è per natura un mero luogo d’incontro per artisti bolliti e ribolliti. A prescindere da una folta pattuglia d’esperti stranieri, sono ormai migliaia gli spettatori che salgono regolarmente sull’Appennino Tosco-Emiliano per partecipare a questo festival molto speciale, dove gl’artisti sono a portata di mano e di foto, gentili e disponibili. La serata inaugurale di giovedì ha visto un gruppo molto promettente, i Diplomats of the Solid Sound, che sono i portabandiera del Soul del futuro, un stile nel quale si fondono varie influenze, dall’acid-jazz al Blue-eyed Soul. Segue Andrea Mingardi che fa una rassegna del rock’n’roll partendo da Modena, anni 60. Venerdì, la James Thompson Band cerca d’installare l’atmosfera giusta per l’ingresso del plat de resistance del festival, Percy Wiggins, Vaneese Thomas (figlia di Rufus), Jesse Dee, Bobby Johnson e Oscar Toney Jr. accompagnati dalla band ufficiale del festival, la Austin de Lone All Star Band con le coriste Sweet Nectar. Impressiona soprattutto Bobby Johnson, forse il meno conosciuto nonostante abbia lavorato in Italia, con un Funk-Soul pieno di brio che ricorda James Brown. Johnson è anche ottimo ballerino, il che non guasta mai in questo genere di musica. Sabato c’è un senso d’urgenza per la venuta di Solomon Burke, un cantante che negl’ultimi anni ha sfornato dischi notevoli rinverdendo un passato mitico. L’artista è un esempio emblematico dello sviluppo del festival, essendo stato presente a diverse edizioni. La sua stazza, il trono, la bellezza delle accompagnatrici, l’angelica arpista ha lasciato il posto a due diaboliche violiniste, non fanno che rinforzare la leggenda. Peccato non canti “None of us is free” dal suo album “Don’t give up on me”, il migliore tra i recenti. Rudy Copeland all’Hammond è già uno spettacolo nello spettacolo. Ma le performances più intense del sabato vengono da due artisti “classici” in questo genere, Toni Green e J. Blackfoot, che hanno sollevato l’entusiasmo generale. Entrambi assai dotati a livello vocale, hanno coinvolti gl’astanti dalla prima all’ultima nota. Il titolato Spencer Wiggins possiede una vocalità molto matura, più adatta ad una atmosfera di club dove prevalga l’intimità che non la potenza. Lo show di domenica ricapitola tradizionalmente lo svolgimento del festival, gl’artisti si susseguono a pochi minuti l’uno da l’altro, dando il meglio della loro arte: Jesse Dee si candida di diritto a giovane speranza “bianca” del soul; l’inesauribile Bobby Johnson tracima con una versione al fulmicotone di “Hold on”; J. Blackfoot offre una versione commovente di “Taxi”; Toni Green, la regina della ventesima edizione, spopola anche grazie alla notevole carica sensuale. La Austin de Lone All Star Band e le Sweet Nectar, come tutte le grandi band, si trovano a occhi chiusi anche nelle situazioni più complesse mantenendo coesione e impatto.
Il festival di Porretta, tra altre iniziative, ha conferito il premio “Sweet Soul Music Award 2009” a Tony Rounce, consulente della Ace Records e esperto di Soul, che sta riportando alla luce una serie di capolavori del passato nell’ambito del “Deep Soul” a.k.a “Southern Soul” con un box da 3 CD per la Kent dal titolo “Take me to the River”. Rounce ha anche dato vita ad una conferenza stampa – coordinata dal direttore del PDB Ernesto De Pascale - molto seguita sia dagl’addetti ai lavori che dal pubblico nel quale s’è discusso non solo del glorioso passato ma anche del futuro del Soul. Ma il feastival di Porretta non si limita all’attività nel Parco Rufus Thomas. Nell’adiacente Piazza della Libertà si sono esibiti, come sempre, numerosi gruppi italiani; nella chiesa dei Padri Cappuccini s’è avuto l’incontro col Gospel e la marchin’ band CIV Brass Band di Valbonne ha allietato tutti coi loro ritmi indiavolati.
Luca Lupoli
Foto © Alberto Terrile 2009
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