Quando hai una storia straordinaria, fatta di vite incredibili, personaggi da sogno, situazioni impossibili... beh, forse non è poi così difficile scrivere una storia. Perché la storia, a ben guardare, c'è già, fin dall'inizio.
Ma quando si tratta di raccontare una vita normale, ambientata in un luogo normale e tra gente normale, per farlo bene ci vuole cuore e mestiere.
In questo, Dario Brunori, è un nascente maestro. Brunori Sas è il suo progetto solista dopo la militanza nella band toscana dei Blume. E' una Società in Accomandita Semplice che ha per oggetto sociale la “produzione e commercializzazione di canzoni autentiche”, il cui socio accomandatario è Dario con una manciata di amici musicisti per soci accomandanti.
“Perché la mia” - racconta Brunori “non è una vita speciale, ed è per questo che la voglio cantare”. Si tratta allora di osservare, cogliere, disegnare quei fatti della vita che ogni giorno passano davanti ad ognuno di noi. Li conosciamo bene, dagli amori giovanili al primo giorno di scuola, dalle amicizie estive agli inverni dove non succede gran che (per Brunori trascorsi nella cittadina della provincia cosentina di Guardia Piemontese). C'è, però, qualcosa che interrompe il meccanismo della normalità quando si ascoltano le canzoni e ci si trova con il fiato sospeso e un brivido sulla schiena. Probabilmente è la leggerezza - ma faremmo meglio a parlare di lievità, quella stessa lievità degna dei più grandi tra quei registi cinematografici che si sono fatti carico del compito di osservare la vita veramente da vicino con cui Brunori guarda alle piccole cose nascoste dentro ogni ricordo, all'infanzia trascorsa, con cui evoca le immagini attraverso le parole (la spiaggia, il falò, una Peroni, Pertini, Bearzot, il vecchio mitico pallone Super Santos, il 1982).
C'è delicatezza nel recuperare quei ricordi che rendono più dolce il presente, ma c'è anche una capacità disincantata e velatamente triste (ma sempre lieve) di osservare tra le pieghe della vita (“come stai? È la frase di esordio nel mondo che ho intorno. Tutto bene, ho una casa e sto lavorando ogni giorno. Di cosa vuoi che scriva? Di cosa vuoi che canti?”).
C'è tanta poesia, ma c'è anche di più in un buon debutto come questo. La produzione, in linea con la scrittura, è semplicissima, potremmo dire low-fi. Una chitarra e una voce suonati come attorno ad un falò sulla spiaggia, arricchiti da misurati tocchi di basso e percussioni e da semplici ma appropriati arrangiamenti per fiati (quindi, pur nel low-fi, c'è un sound). Ci sono, stilisticamente, parole veramente italiane, dalla già citata Peroni alle baguette dell' Esselunga. Le assonanze musicali toccano Rino Gaetano in primis, per stile nello scrivere ma anche per modalità interpretativa, mentre sui contemporanei si va dal Tricarico più ingenuo e melodico a Bugo e Dente. L'andamento dell'album spazia dalla più accattivante (e riuscita) Italian dandy all'urlo liberatorio dell'Imprenditore, dall'ironia di Paolo ai molti momenti introspettivi (Guardia '82, Di Così, Il Pugile). Non ci sono storie speciali, ci sono storie vere. E valgono oro per ogni parola.
Giulia Nuti
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01. Il pugile
02. Italian dandy
03. Nanà
04. Paolo
05. Come stai
06. Guardia '82
07. L'imprenditore
08. Di così
09. Stella d'argento
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