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Freddie King - Taking Care Of Business
(Bear Family)
7CD Box 104-Page Book

Texas Cannonball, questo il soprannome di Freddie King, fu uno dei più grandi guitar slinger della sua generazione, il cui fiero suono fu alla base della chitarra rock moderna come noi la conosciamo.
Il segreto di Freddy King era nel timbro chitarristico e nel particolare tempo che dava ai suoi soli. Aveva un suono grezzo e gutturale, pieno di potenza. Eddy Clearwater diceva che era “…un tipo davvero cazzoso.”
La rivista americana Rolling Stone lo inserì al 25esimo posto fra 100 chitarristi più influenti di tutti i tempi; influenzò Eric Clapton ( che registrò Hide Away, Have You Ever Loved A Woman, I’m Tore Down), Jeff Beck ( The Stumble), Steve Ray Vaughan (Hideaway), Mick Taylor ( Driving Sideways), Jimmie Vaughan e molti altri.
Fin dagli esordi Freddy fu una specie di turbina e solo nel suo primo anno di attività professionistica, il 1961, portò al successo ben 7 hit per la Federal-King di Cincinnati, già etichetta di James Brown.
Oggi la tedesca Bear Family paga il più completo tributo al chitarrista di Gilmer, Texas. Compilata dal giornalista Bill Dahl e ,Taking Care of Business, è la raccolta definitiva dell’artista texano. In 7 cd Bill Dahl (a sua firma anche un esaustivo libro di 104 pagine incluso nel bel box) racconta fra hit, brani minori, un album mai pubblicato del 1968 e un intero cd di inediti, la storia di uno dei più moderni musicisti del blues nero. King aveva assimilato il suono di Lighting Hopkins, John Lee Hooker, Muddy Waters e T Bone Walker ma aveva saputo trovare un mix di ritmi e sapori lontani dalla tradizione per una miscela unica.
Chi lo ricorda bene come Cicero Blake pensa che Freddy era il Robert Cray della sua era con tanti giovani bianchi fortemente dentro la sua musica. Chi lo ha studiato bene come Lonni Mack era certo che una buona dose di rock & roll aleggiava nel suo suono ma in tutti quelli che hanno avuto a che fare con lui ricorre la sua assoluta originalità e imprevedibilità al punto tale che negli album finali della sua carriera - quelli su Shelter - il materiale scelto fu qui e lì quantomeno bizzarro.
Tormentato dai cambiamenti in corso, apprezzato dai bianchi ma incapace di scalare ancora le classifiche, King rimpinzò quei dischi di alcune sperimentazioni che avrebbero influenzato il funk negli anni a venire creando a sua insaputa una miscela che si stava spingendo ben oltre i confini del blues. Quando se ne andò, Il 28 dicembre 1976 nella sua città adottiva di Dallas, Texas, lasciò tutti attoniti per la sua giovane età. Troppi whiskey e bloody mary avevano mostrato il conto da pagare tutt‘insieme. I 168 brani di questa raccolta spiegano in modo esaustivo il senso della frase di Benny Turner, suo compagno di avventure: ”… dopo aver suonato con Freddy, è difficile trovare qualcuno a quell’ altezza in grado di soddisfarti”.

Giulia Nuti

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