Sono in due, giovani, romani, chitarra e batteria. Sembrano un po' i White Stripes e un po' i Black Keys. Si sono fatti conoscere per una bella versione di Hey Boys, Hey Girls di Fatboy Slim e per un'ottima esibizione sul palco del concerto del Primo Maggio. Nel nome della band c'è l'ironia di una fila di parodie e citazioni. Quella di Jon Spencer Blues Explosion innanzitutto, che ben si intona con il loro blues ruvido e psichedelico cantato in italiano. Dall'altra quella del picchiatore cinematografico Bud Spencer, che va altrettanto d'accordo con l'approccio muscolare e un po' sporco al loro genere musicale.
Una lode su tutte va loro riconosciuta: quella di perseguire un genere musicale tutt'altro che commerciale e di farlo bene, a testa alta, con un' attitudine internazionale.
Nei loro brani c'è come intuibile una forte matrice blues, ma anche l'eco di una psichedelia rugginosa, polverosa che si snoda su groove e riff ritmici e accattivanti.
Mentre sul fronte delle parentesi strumentali e delle dinamiche i due vanno forte, manca ancora un po' di incisività nella scrittura, specialmente dei testi. Se coltivata, potrà portarli a svettare e a distinguersi maggiormente dalle altre band dell'indie rock italiano. Ma Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio sono giovani ed è un bene che nella loro musica si possa intravedere tra le righe la possibilità di una futura crescita ed evoluzione. Per il momento, godiamoci questo riuscito debutto.
Giulia Nuti
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