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Tom Waits
7 Agosto Louisville, Kentucky
"We need to go to Tennessee to pick up some fireworks, and someone
owes me money in Kentucky": that's the reason os this new short tour of one of the best storyteller alive.
Un tour di Tom Waits è sempre un evento e questo breve tour lungo alcune città dove il Nostro non si esibiva da oltre venti anni ha messo in fibrillazione tutti i suoi fan che lo hanno premiato con una puntuale serie di sold out ottenuti nel giro di pochi minuti.
Già di fronte al Louisville Palace ci si rende conto che i fans di Tom Waits, almeno negli USA, appaiono essere piu' una setta che un gruppo di ammiratori: giovani che indossano il cappello così come il Maestro. Uomini bruciati con occhi che hanno visto di tutto, magari finanche il demonio. Giovani ragazze curiose e donne con l'aria disillusa. Vecchi signori che ricordano il protagonista del film "A Love song for Bobby Long".
Tutti per lui, uno dei migliori storyteller in circolazione.
Tom Waits guadagna il palco entrando con le braccia aperte a mò di volo di pipistrello e lo vedi, magro e spettrale, che comincia il concerto con una vibrante "make it rain".
Si muove come in una danza diabolica, a volte a scatti altre volte come se avesse le convulsioni, e la voce sembra uscirgli dall'anima, sembra essere una forza che lui non riesce a contenere e che gli sgorga fuori dalla bocca come lava da un vulcano in eruzione.
Le canzoni si susseguono una dopo l'altra in una catena che vorresti non finisse mai, talmente sono tante le emozioni che ti investono ad ondate.
Nel mezzo del concerto, la Band scompare e viene introdotto un pianoforte a coda. Forse è questo il momento più atteso di tutta la serata. È la volta di una magnifica "Tom Traubert's Blues" cui segue "House Where Nobody Live"
Lo show ritorna ad essere con tutta la Band sul palco ed è la volta del classico del blues "Who's Been Talking" e capisci che quel tizio sul palco ha blues da vendere. Ne ha piena l'anima, ne ha impregnato il cuore. È un grandissimo concerto, poco importa se ha dimenticato le parole di una strofa di Tango Till They're Sore che gli sono state suggerite da un ragazzo seduto in platea: sono motivo di un intermezzo umoristico del Nostro.
Il concerto si conclude con una bellissima "Don't go Into That Barn" ed i suoi fan volano via silenziosi, senza magliette da acquistare, senza gadget da portare a casa. Volano via come tanti piccoli pipistrelli, ritornano nelle loro grotte. In attesa del prossimo richiamo.
Giovanni de Liguori
foto Giovanni de Liguori