A record with some questions and a few answers: The main point is: Are we before a masterpiece or an example of tough hard-rocking Blues? For the time being, we suggest purists and ordinary bluesheads steer clear of it. Those who wish to explore new territories may dare listen to this assorted collection of masked traditional blues standards performed in a murky mood, with flashy drumming, stripped down rhythm guitar and wah-wah infected solos. Only future could tell …
Ecco un disco che farà discutere: siamo di fronte ad una degna continuazione dell’epopea del North Mississippi Hills Blues o piuttosto ad sobbalzo post-hendrixiano parto di due virgulti della stipe Burnside? Cedric Burnside, nipote di R. L. Burnside, é quello che ha meno bisogno di presentazioni essendo un dei migliori batteristi in circolazione nel Blues. Possessore d’uno stile grezzo ma efficace, che si basa soprattutto sul gioco dei piatti e le figure di cassa, potrebbe ancora maturare sotto la guida d’un insegnante di grande livello. Garry Burnside suona la chitarra in modo brutale che ricorda i tanti discepoli di Jimi Hendrix il chitarrista più copiato della storia del Rock. Wah-wah abbestia, riff strappati dal manico come carta straccia. Coloro che hanno ascoltato “Under pressure” di Duwayne Burnside non saranno sorpresi i due dischi somigliandosi specialmente nel sound; Cedric e Garry hanno forse osato di più presentandosi con una formula insolita quanto interessante, batteria e chitarra, aiutati di Jimbo Mathus, anche lui ovviamente alla chitarra. Qua e là appaiono giri di basso e assoli di piano non attribuiti. Curiose anche le riprese, una ciascuno per R.L. Burnside e Junior Kimbrough, “Long Haired Doney” e “All Night Long”, e “Knockin’ on Heaven’s Door” di Bob Dylan, in una versione forse non sufficientemente maledetta. Veramente ci sarebbe anche “You Don’t Love Me” di Willie Cobbs e qualche altro pezzo scippato a destra e a manca come “Rock me baby”, ma il libretto é categorico nell’affermare che tutti i pezzi ad eccezione dei tre sopra menzionati son stati scritti da Cedric e Garry. Forse facevano più paura gl’avvocati del signor Zimmermann che quelli di qualche Bluesman anzianotto, o forse chi fa i libretti, come succede nelle produzioni tirate via alla belle e meglio, non sa quel che scrive. In tempi di pagelle, rifiliamo un quattro secco ai produttori Scott Hatch e John X Volaitis. Nonostante queste doverose notazioni, in questo disco c’è qualcosa di buono che, come in “Under Pressure”, resta difficile da definire, una specie di confusione organizzata in modo da risultare originale. A parte le riprese, che stanno in piedi da sole anche se le canta il fornaio, l’iniziale “Bitch You Lie” molte scuse alle lettrici e “Boogie” che in effetti é un pezzo funky, si fanno apprezzare. Che aggiungere? Un disco da prender con le molle ricordando che l’augusto genitore e zio fu valorizzato in tarda età. La critica blasonata, come sovente accade in questi casi, si polarizzerà: dall’orrore assoluto alla genialità sconfinata. Aspettando che la nebbia si diradi, più sicuro restare a mezza via.
Luca LUPOLI
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Track list
Bitch you lie
You don’t love me
Poor Man’s Blues
One cold & lonely night
Long haired doney
Rambler
All by myself
Boogie
Damned if ma voice
I don’t want to live
All night long (Intro)
All night long
Intro 8
Knockin’ on Heaven’s door |