Hell of a singer, Eric Burdon! Time goes by, yet this Englishman, holder of an inky and unvarnished voice, can’t be misunderstood: he’s not a young “animal” anymore but he’s still around with some great Soul singing. Actually, Burdon doesn’t sing, he inhabits a song the way an actor inhabits a role, true to himself and to his social engagement. Easily contender for the Best Soul Album of the year, “Soul of man” will please everybody with its spine-tingling songs.
Il titolo di un suo libro “I used to be an animal but I’m all right now” é emblematico di un artista “contro”, che negl’anni 70 era addirittura considerato portavoce della hippie generation, quasi un insulto per lui, prodotto tipico della working class inglese rimasto, attraverso 40 anni di carriera, fedele a se stesso nell’ombra e nella luce. Sempre in giro nonostante qualcuno gufasse su una salute altalenante, diminuita dai vizi del mestiere. Per fare un grande disco ci vuole anche un buon produttore in questo frangente Tony Braunagel - qualcuno che metta in risalto tutto il valore di un artista tanto talentuoso quanto poco commerciabile come Burdon. La soluzione scelta é stata di cucirgli addosso un gruppo di canzoni più o meno conosciute, vecchie e nuove, con arrangiamenti tesi, quasi arrabbiati come la voce di Burdon che insegue da quarantanni i maestri del Blues. Si sono scelte canzoni con un contenuto sociale Red Cross Store - che rievocano gl’anni della Depressione, gl’anni 30 del secolo scorso, per ricordarci che la Depressione per qualcuno non é mai finita, e se del caso, s’é fatto di tutto per crearla attraverso conflitti d’ogni genere, ascoltare “Devil Run”. Ma non si creda che “Soul of a man” contenga discorsi politici da cartello elettorale “buonista”, al contrario prevale un senso di rivolta, di ribellione mai stanca che si ritrova in “Feeling Blue”, canzone contro il sistema carcerario di un paese dove Beccaria lo studiano solo i figli dei ricchi nei campus universitari. Tranquilli, non mancano nemmeno i momenti più leggeri, benché quasi tutti a luce rossa, come in “Kingsize Jones”, sicuramente bandita dalle onde radio americane per un riferimento chiaro al sesso orale. Burdon non si fa mancare nulla: ad un gruppo di session-men tostissimi, tra cui c’è appunto Braunagel alla batteria e Johnny Lee Schell alla slide, troviamo in ordine sparso Rod Piazza e Al Blake all’armonica, Lenny Castro alle percussioni, Jon Cleary al piano, Joe Sublett al sax tenore, Ivan Neville alla voce. Questo “Soul of a Man” é un grande disco al quale si perdona anche qualche accenno un pò ruffiano tanta é la passione profusa, tanta la perizia mostrata, e se si guarda a quel che passa il convento dei cantanti bianchi nel Blues e ditorni, Eric Burdon é un gigante in un mondo di nani.
Luca LUPOLI
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Track list
Soul of a man
Kingsize Jones
Red Cross store
Como se llama mama
40 days & 40 nights
Feeling Blue
Never give up Blues
GTO
44
Slow moving train
Don’t ever let nobody drag your spirit down
Devil run
I don’t mind
Circuit rider
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