Tom Petty is back withouth his Heartbreakers and he rocks with a new solo album, titled Highway Companion. Selfproduced with help of Jeff Lynne and Mike Campbell, this new album is a collection of 12 powerful songs that remind us to the atmosphere of Wildflowers with a little bit of Traveling Wilburys.
The Last Dj, l’ultimo lavoro di Tom Petty con gli Heartbreakers, era stato un mezzo fallimento, e nonostante in concerto (si veda il relativo e magnifico DVD) i brani girassero benissimo, cominciavano a circolare pericolose voci di un improvviso appannamento del suo songwritig. Highway Companion, il suo terzo disco solista che segue Wildflowers del 1994 e lo storico Full Moon Fever del 1989, ci dice che le cose stanno in modo del tutto diverso. Il “vecchio” Tom è vivo e vegeto, e anzi aggiungeremo è tornato più in forma di prima. La scelta di restringere il team di collaboratori ai soli Jeff Lynne e Mike Campbell (sue le bellissime chitarre del disco), gli ha permesso di muoversi con più agilità attraverso le sue canzoni di trovare quel bandolo della matassa che nelle canzoni di The Last Dj era stato completamente smarrito a favore di arrangiamenti pseudo-beatlesiani. In questo contesto di novità o meglio di ritorno alle sonorità più direttamente rock, si inserisce anche il passaggio all’American Records di Rick Rubin (che aveva prodotto Wildflowers), accordo che gli consentirà comunque di restare nell’ ambito della Warner Bros, che aveva apertamente criticato in The Last Dj. Le canzoni di Highway Companion, invece, suonano immediate, dirette e brucianti di quel rock che ci aveva sorpreso in Wildflowers e allo stesso tempo melodiche come alcuni episodi di Full Moon Fever. Il sound degli Heartbrekers, certo non è molto lontano, ma in questo disco ogni componente è al suo posto e anche la presenza come co-produttore del buon Jeff Lynne (ben noto per quel sound che faceva capo all’Electric Light Orchestra) sembra in grado di non fare danni, anzi aggiunge diverse note di colore agli arrangiamenti. Highway Companion, è dunque un disco di rock stradaiolo, i brani odorano di asfalto, di paesaggi, di movimento, e per la prima volta Tom Petty svela su disco la sua passione per il blues. Blues che apre il disco, pur restando sullo sfondo della tesa e vibrante Saving Grace, che ben inteso non è una cover dell’omonimo brano di Bob Dylan. Della stessa pasta sono fatte poi Jack, Turn This Car Around e l’ottima This Old Town, ovviamente con le dovute miscele differenti di rock, di blues e accenti radio-friendly. Traccie di passato e più precisamente di Echo e di Into The Great Wide Open, le si ritrovano in Flirting With Time e Down South, che volendo essere fiscali qualcosa devono anche a John Hiatt in particolare la prima che avrebbe fatto una bella figura in Master Of Disaster. Il fantasma di Bo Diddley, eroe mai celato di Tom Petty, compare e scompare così più volte nel disco finchè Jeff Lynne non prende in mano la situazione e riesuma con successo il sound dei Traveling Wilburys (per chi non li ricordasse erano un supergruppo-meteora formato da George Harrison, Jeff Lynne, Tom Petty, Bob Dylan e Roy Orbison, ma di cui vale la pena ascoltare i due dischi) in Big Weekend e Ankle Deep. Due sole le ballate del disco, Square One e Damaged by Love, entrambe dai tratti acustici ma sopratutto baciate da una scrittura elegante e raffinata. Highway Companion, non deluderà nessuno, critici, fans e ascoltatori di passaggio, e state certi Tom Petty è più in forma che mai. Intanto lo attendiamo in Europa, dopo il suo lungo tour insieme agli Heartbreakers e i Black Crows che lo terrà impegnato fino a settembre.
Salvatore Esposito
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Track list
1. Saving Grace
2. Square One
3. Flirting With Time
4. Down South
5. Jack
6. Turn This Car Around
7. Big Weekend
8. Night Driver
9. Damaged By Love
10. This Old Town
11. Ankle Deep
12. The Golden Rose |