Cantante chitarrista nativo di Denver, Colorado, dopo una serie di interessanti prove discografiche targate Alligator e Rounder, approda all’altrettanto prestigiosa Telarc. Ritenuto uno dei più quotati ricercatori e bluesman della nuova generazione, da novello Robert Johnson si è trasformato in un entusiasta viaggiatore alla scoperta delle mille sfaccettature della grande tradizione musicale nera. Valore che non è passato inosservato neppure ad un occhio attento come quello di Martin Scorsese, che lo immortalato nel film “Feel like going home”, in visita a Niafunke in pieno deserto del Sahara, terra del maestro Ali Farka Tourè. Se con il precedente “From Mississippi to Mali” si procedeva ad un operazione di recupero, andando ad indagare in profondità sulle proprie radici, con “Zion crossroads” l’operazione assume un respiro più ampio, toccando i ritmi caraibici con una decisa deriva reggae. Il tutto, viene risolto in un tempo che intacca i cinquanta minuti per un totale di tredici canzoni. Il nostro si dimostra un sapiente alchimista, accollandosi gran parte della scrittura restituendo un lavoro lineare comunque privo di grandi guizzi. Prendendo come punto di riferimento il tradizionale “Walter Rodney”, si segnalano in sequenza “Ark of the covenat”, “No peace for the wicked”, “Fire go home”, “Plantation town” e “Keep your culture”. Se teniamo conto della sua originaria base di partenza, i puristi delle dodici battute non apprezzeranno la sua peregrinazione circolare. I meno esigenti troveranno una tavolozza carica di colori.
Fabrizio Berti
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Track List
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