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Ashley Hutchings e la Albion Band a Firenze


Albion Band è il marchio di fabbrica di Mr. Ashley Hutchings. Dopo aver fondato Fairport Convention e Steeleye Span, la ricerca musicale del bassista cantante attraverso forme e linguaggi del folk rock britannico continua senza sosta. Da una parte nascono progetti solisti come Human Nature (dove partecipano comunque abituali collaboratori del musicista e non solo), dall’altra invece c’è il gruppo che già nell’estate 2003 aveva effettuato una tournée italiana e che è tornato nel marzo 2004. Sono state due le ragioni a portare Hutchings a venire nuovamente nel nostro paese: una, più ovvia, riferita a un nuovo tour, l’altra invece era relativa al progetto discografico in collaborazione con Il Popolo del Blues. Un’iniziativa già annunciata su queste pagine che ha come obiettivo la creazione di un album dal sapore anglo-italiano, ovvero in inglese ma con tematiche legate alla nostra terra. Insieme a Ernesto de Pascale, Emma Tricca con la presenza di Sergio Salaorni in consolle una prima serie di sessioni si era tenuta in Inghilterra. Nei giorni 10-15 marzo invece il gruppo ha ricambiato la visita e le sedute di lavoro al Larione 10 di Bagno a Ripoli. Il fatto singolare è che si è trattata di una formazione nuova di zecca: accanto a nomi abituali come il violinista-tastierista Joe Broughton e il sassofonista Pete Zorn c’era la cantante e chitarrista Jo Hamilton (già conosciuta a Chesterfield come violista) e soprattutto Clive Bunker alla batteria, membro originario dei Jethro Tull. Un gruppo che quando è atterrato a Firenze aveva provato solo due giorni. Ma la professionalità dei componenti ha sicuramente agevolato la buona intesa che poi abbiamo verificato sul palco a distanza di poco più di una settimana. Grazie anche alla presenza del tecnico inglese Paul Hopkinson è stata ricreata un’atmosfera di casa per i musicisti britannici, il cui lavoro però è stato seguito costantemente da Ernesto de Pascale che ha dato la propria esperienza artistica nel lavoro di composizione e costruzione dei brani oltre a esibirsi alla voce. In più la presenza di Giulia Nuti alla viola ha consentito a Joe Broughton di trovare un’ottima sparring-partner per quanto riguarda l’esecuzione e la scrittura delle parti. Cinque giorni intensi che hanno visto anche la presenza di Emiliano Li Castro, grande amico del Popolo del Blues e coproduttore dei tributi alla Chess Records e a Frank Zappa, che ha suonato il marranzano e quella di Rinaldo Prandoni della Universal Italia.
Il concerto fiorentino della Albion Band era fissato il 19 marzo all’interno di Irlanda in Festa. Un tradzizionale contenitore in cui la musica ha purtroppo un ruolo non primario (ad eccezione del caso Waterboys il cui leader Mike Scott aveva preteso una connotazione “da concerto” per la sua esibizione), ma che comunque ha un pregio: quello di aver portato a Firenze nomi come i Fairport Convention, gli Strawbs, gli Amazing Blondel e, appunto, la Albion Band, ovvero i massimi esponenti del folk-rock britannico. Il loro set tende a mettere in evidenza le grandi doti stilistiche e virtuosistiche di Joe Broughton al violino che sul palco ha eguale dignità del leader Hutchings, delegato a spiegare i temi dei brani e alcuni episodi importanti della sua storia musicale. Come quando, diciassettenne, invitò in casa due coetanei che stavano giocando al calcio per ascoltare la radio insieme: erano Richard Thompson e Simon Nicol e dopo essere stati folgorati da Mr. Tambourine Man dei Byrds decisero di provare a immettere il rock nel folk inglese e formare così i Fairport Convention. La canzone che racconta dei loro sogni si chiama Wings, eseguita con grande trasporto a Firenze, e reperibile nell’album dal vivo Dangerous Live.. Seriously Rockin’. Da questo disco sono tratti molti dei brani eseguiti l’altra sera: dall’iniziale The Landslide, a Go North e Bedtime at Bryn Rhodyn. Molta energia, bella la voce calda e sensuale di Joe Hamilton che trova in quella di Zorn un naturale complemento. Ottimo lo stesso Zorn ai fiati, pur non sorretto da una spettacolare amplificazione, e con intatto smalto la batteria di Bunker con un breve assolo che in molti ha fatto ricordare i tempi di Dharma for One. Hutchings comunque può essere soddisfatto di questo gruppo e comunque del suono dell’attuale Albion.

Michele Manzotti



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