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ERIC CLAPTON
Me & Mr.Johnson

(Duck/Reprise)



Il titolo è eloquente Me & Mr.Johnson. C’era da aspettarselo. Prima o poi Eric “Slowhand” Clapton doveva incidere un disco con soli pezzi di Robert Johnson ovvero il suo mito di sempre. Più volte ripreso a partire dal disco con John Mayall, fino al famoso Unplugged, Clapton ha deciso di dire la sua su Johnson, proprio come fece con ben altri risultati Peter Green che reincise alla grande tutta l’opera di Robert Johnson. Lo stile da bluesman da salotto di Clapton, non arriverà mai ad eguagliare l’intensità e l’ansia che esce dai solchi dei dischi di Johnson, a separarli ci sono troppe cose a partire dal tempo, ma va apprezzato lo sforzo. Una buona dose di inventiva, che lo rende godibilissimo, ci risparmia l’ennesimo disco didascalico, tuttavia c’è qualcosa che non va. Il disco procede in modo altalenante, sospeso tra brani riusciti come Last Fair Deal Gone Down e 32-20 Blues, dove emerge una solida sezione ritmica guidata da Steve Gadd alla batteria e il fido Nathan East al basso nonché ottime parti di chitarra ad opera di Eric “Slowhand” a episodi che si impantanano in una paurosa mediocrità rispetto alle versioni originali come Me And The Devil e Hellhound On My Trail, che rappresentano qualcosa di inimitabile. Sul versante dei brani più famosi ottima è Come On In My Kitchen in cui Jerry Portnoy impreziosisce il brano con assoli di armonica da brividi, mentre invece deludente e scialba è Love In Vain che vanta nella storia interpretazioni da manuali, una su tutte quella degli Stones. Barlumi di genialità si ritrovano nelle esecuzioni di Kind Hearted Woman Blues e Milkcow's Calf Blues, in cui Eric si supera riuscendo a costruire un arrangiamento credibile e ben modellato merito con tutta probabilità del piano di Billy Preston e delle chitarre di Andy Fairweather e Doyle Bramhall II.

Salvatore Esposito



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