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Intervista a Linda Thompson


Desideroso di percorrere nuove e più originali strade il chitarrista Richard Thompson affrontò gli anni settanta senza immaginarsi nemmeno che sarebbero stati quelli in cui avrebbe raccolto grandi soddisfazioni a caro prezzo. Linda Peters, una giovane e bella cantante piena di charme e infatuata della musica dei Fairport Convention, dal canto suo, non sapeva che innamorandosi del giovane Richard avrebbe incontrato non solo un talento fuori del comune ma anche un artista dalle mille contraddizioni. Oggi che i primi tre dischi della coppia vengono ristampati nel generale consenso di quanti li aspettavano vi è la possibilità di guardare negli accadimenti di 30 anni fa con più distacco. Ma Linda non la pensa così: “E come potrei – esclama al telefono dalla sua casa a sud di Londra - stavamo raccontando la nostra storia attraverso canzoni che erano ferite sotto pelle: i segni sono durati per decenni”. I tre album in questioni sono dei veri gioielli del folk rock britannico; niente più a che vedere con l’autorevolezza dei Fairport di “Liege & Lief “ o con la confidenza dei “Fotheringay” di Sandy Denny nè tantomeno con la radicalità di Ashley Hutchings e dei primi Steeley Span o della successiva Albion Country Band , “ i want to see the bright lights tonight”, “ hokey pokey “ e “pour down like silver “, realizzati fra la primavera 1974 e l’autunno dell’anno successivo, sono il diario di bordo di una relazione che avrebbe lasciato cicatrici profonde nella vita dei due. Soprattutto in quella di Linda, che abbandonata la musica nel 1980, si sarebbe riaffacciata coraggiosamente in uno studio di registrazione solo 18 anni dopo. “ L’idea di riascoltare questi dischi adesso mi ha lasciato perplessa per un pò, poi - ammette – li ho messi nel lettore e ho scoperto quanto eravamo affiatati e concentrati e che sforzo mastodontico affrontammo con Richard in quei due anni”. La coppia era, comunque, in buona compagnia : prima con il nome di Hokey Pokey poi con quello di Sour Grapes, per lo più in trio con Simon Nicol nella prima formazione, con Dave Mattacks e Dave Pegg dei Fairport e John Kirpatrick all’organetto nella seconda, suonando in Inghilterra e in Europa ( di supporto ai Traffic di “When the Eagle Flies”) i due perfezionarono il tiro, affinando il carattere compositivo fortemente personale di Richard che con i tre dischi oggi ristampati ( prima di quelli c’era stato solo il suo debutto solista “ Henry the Human Fly” del giugno 1972) si sarebbe andato imponendo come l’unico compositore davvero solido di musica folk rock originale inglese. Con trenta canzoni e altrettanti brani mai incisi la coppia Thompson forgiò uno stile non aggressivo, dalla cornice oscura, agrodolce e sempre teso. “ Quando sei giovane molto di quello che fai è il risultato della energia che investi e – ci dice Linda che oggi di cognome fa Kenis – oggi, ripensandoci, sarebbe impossibile avere così tante canzoni originali pronte in così poco tempo. Ci sono gruppi del panorama attuale – e cita The Coral – che sono in grado di produrre due dischi in un anno ma sono ragazzi che affrontano l’industria con uno spirito giovane immersi in un mercato così differente dal nostro. Richard, che era molto protettivo nei miei confronti, pensava che essere molto impegnati voleva significare difendermi dalle insidie del mondo esterno. Probabilmente eravamo solo troppo giovani”. “i want to see the bright lights tonight”, “Hokey Pokey “ e “Pour like down silver “ ascoltati uno dopo l’altro in questa occasione suonano come un unico progetto musicale “Esatto – esclama Linda Thompson – anche io ho avuto la stessa sensazione, d’altronde la nostra vita scorreva di pari passo con la musica “. Ma intorno all’ultimo dei tre dischi un sottile cambiamento si va profilando e i brani assumono un tono più intimo. “ Accadde che ci sforzammo entrambi a trovare una strada, non solo musicale ma soprattutto di vita, un pò diversa dal solito. Volevamo scrivere meno di noi e più del mondo circostante, tentammo di controllare il nostro egocentrismo”. Eppure – le chiediamo - senza un pò di egocentricità come si può comporre una canzone ? “Infatti! Il nostro fu un tentativo che ci portò da lì a poco ad abbracciare la fede Sufi ma, alla lunga distanze – ammette la Thompson – la cosa non funzionò, non poteva e non può funzionare in questa società che ci circonda. O la abbandoni oppure lei ti strattona prepotentemente verso le cose materiali”.
Linda nel 1976 ebbe un figlio, tornò sulle scene con un nuovo album ( e un nuovo contratto) nel 1977, poi nel 1978, per una lunga tournee nel 1979 che sfociò nell’ultimo disco della coppia al nascere del nuovo decennio: “..ma furono quattro anni molto complessi – confessa candidamente oggi – e il ricordo più bello torna al nostro primo periodo insieme e, di rimando, a queste ristampe!”. Peter Zorn, braccio destro di Thompson dal 1979 ci aiuta a mettere meglio a fuoco la situazione. “ Quando arrivai io Linda era nel bel mezzo di un esaurimento nervoso, non riusciva nemmeno a cantare certe sere e fuggiva lontano. A volte sono dovuto andarla riprendere a qualche isolato di distanza. Diceva che sin dai suoi esordi con Richard lui la aveva impaurita nell’affrontare le session vocali dei dischi e che non riusciva più a resistere alla sua pressione psicologica davanti al pubblico “. Continua Linda: “sin da “i want to see the bright lights tonight”, che –tiene a dire la Thompson- però proprio perchè è il primo dei dischi in duo è quello dove meno forte è la sua mano, capii che lui era un tipo che chiedeva molto in studio e tendeva a metterti in uno stato di agitazione per avere la performance emotiva più personale possibile. Ma quando più volte durante le registrazioni di “Hokey Pokey” scoppiai in lacrime cominciai davvero a preoccuparmi. Poi – conclude rivangando il tempo trascorso – quando affrontammo la situazione venne fuori la storia della religione Sufi e quella in qualche modo placò il motivo del nostro contendere ma fu solo rimandare una situazione che era nata col piede sbagliato”.
Dal primo dei tre dischi oggi ristampati, attraverso “Hokey Pokey” fino a “ Pour down like Silver “ si dipanò quindi il cammino verso la fragilità di una giovane donna che si era imposta nella piccola comunità del folk rock britannico per la sua sfrontatezza giovanile, la bella ragazza corteggiata da molti, il produttore Joe Boyd non ammette ma nessuno del giro ha mai smentito, per la quale tutte le amiche del cuore, da Sandy Denny a Shilley e Dolly Collins, facevano il tifo, la donna che doveva “ cambiare Richard “.
In tre dischi si andò invece delineando una delle più intime e discusse storie personali che pur non facendo il giro dei tabloid scosse l’ambiente. Una storia non dissimile da quella di altre coppie problematiche come Delaney & Bonnie Bramlett o Ike e Tina Turner, coppie che riversarono tutto nella musica e in cui i dischi prodotti durante gli anni dei propri menage divennero veri e propri diari di bordo, unica testimonianza sopravvissuta resistano al naufragio di una relazione in alto mare.


Ernesto de Pascale


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