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Delirium: '71-'75
2 Cd (Wea)
www.warnermusic.it
In old catalogues you may find good fun. This band of the early seventies in Italy represents a good example of progressive mixed with popular songs.
Quando arrivarono sul palco di Sanremo nel 1972 fecero trasalire gli spettatori benpensanti. Per la prima volta i Delirium portarono un look hippy al Festiva della canzone italiana. Ma il brano, Jesahel, raggiunse il sesto posto in classifica finale, il premio della critica, e soprattutto vendette moltissimo fino a raggiungere il primo posto in quella che allora si chiamava Hit Parade. Inoltre il grande pubblico conobbe quello che in seguito sarebbe diventato uno dei massimi esponenti della musica d'autore italiana, Ivano Fossati, cantante e flautista del gruppo. I Delirium non erano però una novità assoluta: nati a Genova nel 1970 dalle ceneri del gruppo beat dei Sagittari, si segnalano subito l'anno successivo al Festival d'Avanguardia di Viareggio con Canto di Osanna, primo singolo pubblicato poi dalla Fonit. Nello stesso anno (e per la stessa etichetta) esce il l'album d'esordio Dolce Acqua. Oltre a Fossati del gruppo fanno parte Marcello Reale al basso, Peppino di Santo (batteria, percussioni e voce), Ettore Vigo (tastiere), Mimmo di Martino (chitarra e voce). Sono tre i 33 giri ma già nel 1972 Lo scemo e il villaggio presenta al posto di Fossati il fiatista Martin Grace mentre Delirium III rappresenta, già nel 1974, il canto del cigno. Purtroppo forse, perché con un pizzico di ispirazione in più i Delirium avrebbero dato ancora molto al rock italiano. Peccato perché questa formazione aveva ottimi spunti musicali, racchiusi in questa antologia della Wea, '71-'75, con la riproposta dei singoli e di gran parte dei brani più significativi. C'è un doppio binario nella musica dei Delirium, quello di alcuni successi commerciali e quello costruito e meditato in studio. Il primo comprende i due brani citati in precedenza (Tra gli autori, con Fossati, Nico di Palo dei New Trolls e Oscar Prudente), Il Treno, divenuto sigla televisiva e Haum!, che ottenne un ottimo successo al Disco per l'estate, manifestazione antesignana del Festivalbar. L'altro è formato dal contenuto degli album. Un contenuto pieno di sostanza, specialmente nell'esordio. Perché il gruppo era molto attento alla valorizzazione della melodia, alla ricerca nel rock ma anche a elementi jazzati. Prendiamo come esempio in quest'ultimo caso To Satchmo, Bird and other unforgettable friends (Dolore) mentre più legate al linguaggio della suite tipica del rock di quel periodo sono i primi movimenti di Dolce Acqua ma anche i più tardi Viaggio negli arcipelaghi del tempo, La battaglia degli eterni piani, Fuga n. 1. Il rischio del riascoltare album come questi è quello di non trovare sufficiente freschezza o sonorità troppo datate per piacere. La compilazione dei Delirium va invece a colmare una lacuna nella riscoperta di un periodo rock che ha dato tanto, spesso di più di quanto potesse assorbire il mercato o il favore del pubblico, già conquistato da molri prodotti di grande qualità italiani e stranieri. Due considerazioni finali sulla ristampa: l'antologia scorre bene nell'alternare brani pop e tracce più impegnative. Ma i complimenti si infrangono su un rimpianto: una veste spartana, scarna, senza note ma con le sole indicazioni delle tracce e dei crediti. Così come era successo nella ristampa dei due Concerti Grossi dei New Trolls. Eppure ci sarebbero tante cose da dire e da far sapere.
Michele Manzotti
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