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Julie Larson: Wakening
(Artmuse Records)
www.artmuserecords.com
Julie Larson’s Wakening is a good example of powerful, lyric-based rock songwriting from San Francisco Bay Area. Julie’s songwriting has evolved since her first album, Apotheosis, and in this album there is some very good stuff like Someone Like You, Sweet Thing and the anti-war song Killer Go Home. We think that Wakening is a truly first step to a good music career.
La Artmuse Records è una piccola ma attiva indie label statunitense che da qualche anno è impegnata nella produzione di dischi davvero interessanti, recentemente ha dato alle stampe il secondo episodio discografico di Julie Larson, cantante e songwriter rock di belle speranze dalle San Francisco Bay Area. A dispetto della copertina, non proprio riuscita, Wakening, questo il titolo del disco, è un lavoro di discreto interesse soprattutto in relazione al suo album di debutto, Apotheosis che tuttavia già mostrava spunti interessanti. Ad affiancarla nelle registrazioni di questo disco troviamo un cast di tutto rispetto che vanta nomi come Peter Sears (Hot Tuna) alle tastiere e all’accordion, Tal Morris alla chitarra, Bill Laymon (David Nelson Band e New Riders Of Purple Sage) al basso e Don Bourne alla batteria. Grazie a il supporto di questi musicisti il sound complessivo del disco, estremamente curato e ben caratterizzato, si pone pone a metà tra il rock classico e il tipico sound delle Jam band della Bay Area, evidenziando bene le sfumature e alle tematiche della scrittura di Julie, che spazia da temi personali fino a polemici atti di accusa contro la guerra (Killer Go Home). Certo il disco non presenta momenti particolarmente memorabili, però non si può tacere sulla qualità di alcune composizioni come la trascinante I’m Sorry, la bella rock ballad Someone Like You, in cui Tal Morris sfoggia momenti di grande classe chitarristica, e la conclusiva Sweet Thing, dove protagonista è l’organo di Peter Sears. Il resto del disco si mantiene su buoni livelli che tuttavia qua e là scoprono alcune pecche di gioventù, siamo certi che la rock girl californiana ci sa fare sul serio ma una maggior cura nell’approccio vocale, a volte troppo ruvido o in alcuni casi addirittura piatto come nel brano di apertura No More Time 4 U, non avrebbe affatto guastato. Attendiamo segnali più precisi per il futuo ma allo stesso tempo plaudiamo al coraggio di questa indie label sempre pronta a scommettere su nuove proposte, coinvolgendo anche ottimi musicisti della Bay Area come in questo caso in cui addirittura diventano colonna portante del sound.
Salvatore Esposito
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