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David Crosby & Graham Nash
Roma, Auditorium Parco Della Musica Sala Santa Cecilia 10.03.2005


Quando si sa di prendere parte ad un evento storico, l’emozione diventa una parte in causa difficilmente contenibile così come incontenibile diventa l’attesa sin dal momento dell’annuncio. Tutto ciò ha caratterizzato senza dubbio questa data romana del tour italiano di David Crosby e Graham Nash durante la quale hanno incantato la platea della Sala Santa Cecilia dell’Auditorium di Roma con quasi tre ore di grande west coast music. Ciò che si è intuito sin da subito è stata la grandissima amicizia che unisce David e Graham infatti a differenza dei freddissimi Simon & Garfunkel entrambi durante tutto il concerto hanno scherzato insieme sul palco, non risparmiando mai frecciate contro Bush e gridando attraverso le loro soffici melodie il loro no alla guerra. Sul palco al fianco del duo c’è una band di tutto rispetto che vede Dean Parks, alle chitarre (elettrica, acustica, slide e pedal steel), il figlio di David Crosby, James Raymond alle tastiere, Steve Di Stanislao alla batteria e Andrew Ford al basso, oltre ovviamente agli stessi Crosby e Nash, impegnati alle chitarre e quest’ultimo in un paio di brani anche al piano elettrico.


Il concerto, aperto dall’inno antimilitarista Military Madness, seguito quasi a ruota da una sempre verde Marrakesh, Express, è stato una sorta di viaggio nel tempo con continui flashback dal presente del loro ultimo disco al passato dei brani storici con Stills & Young. L’atmosfera magica che attraversava l’aria ha regalato al pubblico qualcosa di veramente unico una sorta di sogno da dove nascevano continuamente, dolci e soffici ballate country, scorribande elettriche e ipnotici brani acustici in accordatura aperta. Nonostante Crosby non fosse in perfette condizioni fisiche, sul palco ha dato il meglio di se si veda la eccellente cavalcata elettrica su De ja vù, cedendo solo alla fine quando ormai distrutto non ha eseguito Almost Cut My Hair, per la delusione dei presenti.



Nash dal canto suo, è apparso in gran spolvero, regalando un emozione dopo l’altra con la sua voce e cimentandosi addirittura all'armonica nella ballad dilaniana, Southbound Train. Il fluire dei brani ha così regalato il meglio delle loro produzioni soliste e di quelle insieme compreso un brevissimo accenno a Chicago, richiesta a gran voce dal pubblico. Tra i momenti più intensi e toccanti, vale la pena segnalare la travolgente resa di Just Song Before I Go, l’ottimo medley da brividi Critical Mass/Wind On Water e una magnifica Winchester Catedral, dedicata da Nash al suo amico italiano nonché uno degli autori della biografia ufficiale di CSN, Francesco Lucarelli. Sul versante dei brani nuovi estremamente riuscite sono state Milky Way Tonight, Jesus Of Rio, Lay Me Down e una strabordante Puppeteer. Quello che però ha reso questo concerto indimenticabile sono state senza dubbio le ancora intatte armonie vocali di Crosby & Nash che nei brani più vecchi del loro repertorio sembravano letteralmente fondersi in una voce sola, come nel caso del commovente inno west coast Guinevere o della scorribanda elettrica di Long Time Gone. Il finale con Our House e Teach Your Children, non è stato privo di emozioni, sentire infatti tutto l’auditorium intonare questi due brani non è una cosa che si può cancellare tanto in fretta. Un evento storico, che difficilmente i presenti cancelleranno dalla memoria. La storia del rock ci è passata davanti ed un inchino era semplicemente dovuto.

Salvatore Esposito

(Foto di Michela Cobino)

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