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Squarci improvvisi
Tornano gli anni dell’esilio free parigino: in quindici ristampe l’epopea Musicdisc/America
Rosswell Rudd, Archie Sheep, Clifford Thornton, Art Ensemble Of Chicago, Frank Wright, Dave Burrell, Alan Shorter, Paul Bley, Antony Braxton, Emergency, Mal Waldron.
Archie Sheep
Un gruppo di esuli americani, un universo di improvvisatori fedeli alla linea del free storico, una città di accoglienza, un’etichetta e sopratutto un produttore disposto a lasciare piena libertà ai musicisti, ai loro progetti e alla musica. Unico obiettivo: documentare una stagione folgorante, lasciare una testimonianza di un periodo in cui Parigi rappresentava un’isola felice, capace di accogliere dando cittadinanza artistica artisti che negli Stati Uniti non avrebbero trovato un mercato ne per incidere ne per esibirsi dal vivo. Mancava ancora qualche anno per l’epopea dei loft promossa da Sam Rivers, e le storiche Impulse e ESP davano i primi segni di stanchezza, quando non di resa. Parigi allora si apriva: il maggio 68 aveva cambiato le carte in tavola, qualcosa si muoveva, e la musica afro americana cercava luoghi e stimoli per mettere in evidenza la propria effervescenza.
La Francia e Parigi attiravano gli artisti per molte ragioni: un pugno di musicisti locali innamorati della New Thing, una storica propensione per le avanguardie, un clima favorevole e accogliente politicamente per la sinistra radicale, ecco che gli eroi del nuovo jazz tra loro anche qualche militante delle Black Panthers dal ’69 sbarcano nella capitale.
Sarà un produttore di nome Pierre Jaubert a contribuire insieme ad altri, ricordiamo almeno le incisioni Byg-Actuel alla documentazione di questa splendida stagione.
Ora quelle incisioni all’epoca prodotte sotto il nome di Musidisc/America, tornano in modo programmatico con il titolo Free America (Universal): musica e formazioni spesso estemporanee, grande vivacità, alcune incisioni assolutamente impedibili, una gran cura editoriale, la possibilità infine, per noi che ascoltiamo questa musica a trentacinque anni di distanze, di ricostruire uno scenario artistico (e, perché no, politico) davvero indimenticabili.
Rispetto alle versioni originali, questa serie di ristampe ha il merito anche di proporre una prospettiva interessante, riuscendo a dare un’omogeneità ad una serie di incisioni che all’epoca potevano non riuscire a rendere il carattere comune di un movimento: oggi anche la veste grafica permette di cogliere questi lavori come il frutto di un progetto consapevole, il tentativo di documentare una vera stagione artistica, fatta di mille colori e impulsi, ma con un segno comune, individuabile nella differenza, verificabile anche nel fatto che molti dei musicisti si ritrovano in sessioni diverse.
Art Ensemble of Chicago
Scorrendo tra titoli e musicisti coinvolti troviamo conferme e sorprese… L’Art Ensemble of Chicago registra tre album attraverso i quali ritroviamo i suoni e l’estetica degli inizi di quell’avventura fantastica che ancora oggi nonostante la scomparsa di due dei fondatori originari, Bowie e Favors prosegue capace di stare nel tempo e nell’anima. I tre lavori, “Certain Blacks”, “With Fontella Bass” e “Phase One” non mostrano nemmeno per un istante l’usura del tempo: in particolare “Certain Blacks” con il nucleo fondante della formazione, prima che si definisse in quintetto con Don Moye, ci svela il profondo legame a tutt’oggi indissolubile con la tradizione e le radici blues della musica afro americana.
Stesso approccio per Archie Sheep, ancora e sempre alla ricerca della voce e dell’anima blues (si ascolti l’ultima fatica, autoprodotta su Archieball, in duo con Sigfried Kessler, intitolata “First Take”). Una nota di particolare interesse viene da alcune incisioni “minori”, ad opera di musicisti che proprio in quegli anni avrebbero dato il meglio, operando in modo radicale dentro l’alveo radicale della musica improvvisata: Alan Shorter e Frank Wright, Clifford Thorton e Glenn Spearman (Emergency).
Ultima segnalazione, le note di copertina aggiuntive, a cura di Philippe Carles: la storia, il contesto e i profili dei musicisti a cura dell’autore dell’imprescindibile libro Free Jazz/Black Power.
Enrico Bianda
[Free America, collezione di 15 cd, ristampa a cura della Universal delle incisioni originariamente pubblicate sotto etichetta Musicdisc/America]
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