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Vittorio Franchini - in punta di dita
Vittorio Franchini - In punta di dita
(Sigma, libro + cd 19.00 euro)
www.francocerri.com
www.noteinedite.it
Ha scritto un grande libro sul jazz del dopoguerra a Milano il critico jazz Vittorio Franchini, uomo d’oro del Corriere della Sera dal 1958, facendo girare tutta la narrazione di quel meraviglioso mondo intorno alla figura pivotale del chitarrista Franco Cerri, scrivendo 125 pagine usando sempre un tono lieve e aggraziato.
Ne esce un volume dettagliato, scritto con il feeling del jazz da uno che di jazz se ne intende davvero, senza però perdere mai il gusto del vitale, dell’ elettrizzante, del quotidiano.
”In punta di dita “ è la storia di come gli italiani hanno saputo fare proprio il jazz americano, trasformandolo, grazie anche a Franco Cerri, in un gioco di scambi fatto di cose vere, come adesso davvero non è più, oramai scontato e costoso a ogni respiro.
Franco Cerri, grande protagonista di un solismo chitaristico che non teme rivali e che si confronta con quello di artisti quali Berney Kessel, Jim Hall, Herb Ellis più che con quello di Wes Montgomery o del primo George Benson, ha fatto storia non solo con la sua chitarra ma anche come testimonial televisivo. Egli ha, infatti, portato in televisione una classe, un aplomb e uno stile cool visto solo sulla faccia di un altro vero outsider dell’epoca, il cantante Nicola Arigliano. Onore al merito.
La sensazione vissuta sulla pelle dell’autore dei tempi che cambiavano fra i cinquanta ed i sessanta pervade le pagine, così come una simile traspare quando, ahimè!, l’autore scopre che il jazz vero milanese, quello delle origini, dei Boneschi, dei Cerri, di Kramer soprattutto, fa parte di un passato che non tornerà più e si ritrova solo fra i fantasmi degli amici del mitico Studio 7 di Tito Fontana, un anfitrione del jazz meneghino.
Peccato che il volume non riporti la discografia completa di Cerri, un utile elemento per un libro così, importante per incrementare l’interesse per un musicista ancora oggi eccellente e riconoscibile.
Ernesto de Pascale
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