The first album from the almost unknown danish band The Floor, one of those who tried to create a national version of the music that topped UK and US charts at the end of the Sixties
I Floor sono un gruppo beat danese nato alla fine degli anni Sessanta dalle ceneri di un altro gruppo beat, gli “Hitmakers”, che con l’avvento della psichedelia decisero di aggiungere un nuovo chitarrista al loro line up e trasferire il vecchio chitarrista all’hammond, cambiando nome e dando vita, appunto, ai Floor.
L’interno della copertina sembra quello di Sgt.Pepper dei Beatles, con foto di gruppo dello staff di realizzazione dell’album e didascalia per ognuno dei presenti. Ma questo colpo d’occhio non è che l’inizio della carrellata dei numerosi “mi ricorda qualcos’altro”. L’incedere del primo pezzo, come di molti altri, è decisamente beatlesiano secondo lo stile più classico. Il secondo, Trusting Mr Jones, gioca invece più la carta della psichedelia, con un uso dell’effettistica in piena coerenza con i canoni del genere. Hey Mr. Flowermann non può non far pensare alla versione di Mr. Tambournine Man dei Byrds. Il blues di In Every Hand ricorda molto da vicino The House of the Rising Sun. Qua e là si abbozzano, in modo molto semplificato, cori alla Beach Boys.
Insomma, un collage perfetto di influenze e imitazioni che si inserisce perfettamente nel tentativo che numerosi gruppi non anglosassoni fecero all’epoca di offrire una versione nazionale della musica che spopolava a livello internazionale. Anche in Italia non mancarono coloro che più o meno dichiaratamente attinsero al repertorio estero. L’album oggi risulta un po’ ingenuo e fa sorridere, ma proprio per la caratteristica del gruppo di “rifarsi” ai loro colleghi più celebri è una testimonianza importante delle tendenze di un determinato periodo storico. Potremmo definirlo un po’ il Sgt. Pepper danese. First Floor è un bell’album, se non che segue molto fedelmente le tracce di chi all’epoca aveva già percorso, a livelli più alti, la stessa strada. Da ascoltare oggi è molto divertente.
Giulia Nuti
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