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Mick Taylor's Italian Affair: Live a Milano 2007
di Massimo Baraldi


La prima volta che vidi Mick Taylor in azione fu a Nizza, in Francia, il 17 giugno 1984, quando il “Never Ending Tour” di Bob Dylan fece una sosta allo Stade de L’Ouest per un triplo appuntamento: Joan Baez, Carlos Santana e, naturalmente, il Maestro in persona accompagnato da Mick alla chitarra. Che dire? Tuttora non ho parole! Era davvero troppo per un moccioso come me, cresciuto ascoltando "Sticky Fingers" e "Get Yer Ya-Ya's Out!” dal mattino alla sera! Mick fu assolutamente brillante. So che è tuttora molto orgoglioso di quel tour e del lavoro fatto in studio con Dylan, e ne ha tutte le ragioni.
L’ho rivisto a Milano, l’11 novembre 2007 da molto non rimetteva piede in Italia, e il clima di aspettativa era tangibile. L’Alcatraz era il posto, la tre giorni del “Guitar Fest” l’occasione e il concerto di chiusura il momento. Tra il pubblico pullulavano i musicisti, tutti in cerca del magico “vibrato” di Taylor.
Immediatamente prima che le porte si aprissero per accogliere lo “zoccolo duro” dei fans di Mick, lui se ne stava dritto sul palco a suonare “I Can’t Be Satisfied”. Era solo il sound-check, d’accordo… ma quando gli capita di suonare il blues, è uno che sa davvero il fatto suo.
A supportare il leggendario tocco di Mick c’era una solida rock band: Jeffrey V. Duffelen (batteria), Rudy Weber (basso), Rob Geboers (tastiere) e Barry Mc Cabe (chitarra). Barry è un musicista, cantante e compositore di grande talento, già visto al fianco di Rory Gallagher durante il suo ultimo tour.

L’apertura l’hanno affidata a "In The Dead Of Night" di Barry Mc Cabe (dal CD "Beyond The Tears"), un’asciutta, ipnotica ballata rock guidata dalla sezione ritmica, sostenuta dai due “uomini Gibson” e colorata appena da qualche pennellata dell’Hammond di Rob. “Fed Up With The Blues” a seguire, poi “Late At Night – Tore Down” e a noialtri non è servito molto per capire che il suono di Mick aveva definitivamente abbandonato le suggestioni latine in favore di un blues rock vigoroso, in puro stile texano.
Intanto nell’area del backstage si muoveva un tipo davvero speciale… nientemeno che Mr. Sugar Blue, un buon amico degli Stones sin dai tempi di Exile, e Mick lo ha invitato a saltare sul palco per suonare la sua armonica in “Catfish Blues”.
Si sono poi susseguite “Johnny Nobody”, un rock ‘n’ roll di Mc Cabe con un buon testo e qualche sfumatura alla Dave Edmunds, e “It Takes Time”. Sugar Blue è tornato nelle successive “Losing My Faith” e “Stop Breaking Down”.
Un’altra canzone di Mc Cabe, “Lonely Road”, ha anticipato una lunga, ispirata cover di “Blind Willie McTell” arricchita da alcuni riff di “Layla” e “All Along The Watchtower”: il momento più intenso della serata, certamente.
Il tempo di salutarsi è venuto con “Can’t You Hear Me Knocking” e una toccante versione di “No Expectations”, entrambe arricchite dalla magica armonica di Sugar Blue.
Grande spettacolo, insomma: più di due ore di buona musica e un Mick rilassato che sembrava apprezzare sia il pubblico, sia la calda e amichevole atmosfera creatasi. Ma non avrebbe dovuto essere poi troppo sorpreso: ci era mancato, e sono certo che ora lo sa.

Massimo Baraldi


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