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I Baustelle fanno il pieno a Firenze
Baustelle
Viper Theatre, Firenze, 27 Marzo 2008
In un Viper Theatre affollatissimo, nella classica serata da sold out, fanno tappa i Baustelle. Per la band di Montepulciano è l’unica tappa toscana del tour primaverile. La promessa, già fatta, è quella di ripassare durante l’estate.
La band si presenta in formazione allargata, sul palco suonano in sette. Il richiamo del giovane pubblico fiorentino si fa sempre più forte. Il frontman Francesco Bianconi si presenta con un look alla Elvis Costello, con giganteschi occhiali che non toglierà per tutta la durata dello show. Un’ora e quaranta tiratissima, durante la quale vengono presentati i brani dell’ultimo album, Amen, e i pezzi qualitativamente migliori dei tre lavori precedenti, La Malavita su tutti. La scaletta è una delle cose migliori della serata, assolutamente ben concepita non lascia niente al caso, non ci sono momenti morti, la scelta dei pezzi è ottima. Se in Amen talvolta si aveva la tentazione di saltare qualche traccia, così non è durante il concerto. I pezzi migliori dal vivo sono quelli che emozionavano maggiormente anche su disco. “Il liberismo ha i giorni contati” si conferma un piccolo capolavoro. Sempre da Amen sono “Panico!” e “Colombo” a infiammare il Viper. La bellissima voce di Rachele Bastreghi ha la possibilità di esaltarsi durante l’esecuzione di pezzi come “L’aeroplano” e, soprattutto, “La vita va”. Il pubblico non ha tuttavia dimenticato il grande successo de “La malavita”, l’ottimo disco che ha portato i Baustelle nella cosiddetta mainstream e che li ha collocati a un livello di riferimento nel panorama discografico italiano. Da questo album la band tira fuori le perle maggiori, non tanto “La guerra è finita” grande hit del 2005, comunque splendida, ma grandi brani di emarginazione sociale come “Il corvo Joe” o piccole commoventi storie urbane come “Sergio”.
L’esecuzione dal vivo è, sotto molti aspetti, impeccabile; la voce di Bianconi si adatta perfettamente ai pezzi, i musicisti arruolati sono competenti e hanno dimestichezza col pubblico, su tutti il polistrumentista Nicola Manzan, che dimostra una grande affinità col palco.
Una parziale nota stonata, ma solo per i puristi, è la parziale svolta elettronica della band. In Amen i Baustelle hanno tentato, con coraggio, di intraprendere questa via, aggiungendo ad alcuni pezzi arrangiamenti elettronici. Dal vivo non rinunciano a questi effetti, l’unico problema è che, al posto di un vero e proprio DJ che mantenga il tocco live, ci sia un tecnico del suono il quale al momento giusto “spara” la registrazione negli amplificatori. Il tutto non può che rimandare, spiacevolmente, a una sensazione di playback che quindi, a torto, fa sorgere dei dubbi su tutto il resto dell’esecuzione. In ogni modo pezzi come “Baudelaire” e “Andarsene così”, i quali chiudono il concerto e i bis, in cui la vena elettronica è più spinta, sembrano riscuotere grande successo nella platea. Che siano, quindi, solo capricci dei sostenitori del live vecchio stampo?
In chiusura, tra i bis, va sottolineato l’ottimo effetto sorpresa di “Bruci la città”, successo prestato a Irene Grandi, che, riproposta con voce maschile, aumenta la sua carica di amore disperato.
Matteo Vannacci
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