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INTERVIEW

Intervista a Dave Heumann (Arbouretum)



Dave Heumann è a tutti gli effetti l’anima di Arbouretum. Lo abbiamo intervistato in esclusiva e abbiamo cercato di cogliere il tono originale del progetto. E' venuta fuori una conversazione profonda con opinioni mai lasciate al caso e la sensazione di avere a che fare con un musicista che tiene ben a mente lezioni che vengono dal passato e da una concezione libera della musica. 


Ernesto de Pascale: Arbouretum pare una unità flessibile. Come funziona ? Su quali principi e su quale motivazioni si basa la band ?

Dave Haumann: In passato è stato così ma adesso stiamo finalmente puntando a quella unità che qualsiasi band cerca e che io preferisco. E’ dura continuare a insegnare a nuovi musicisti le canzoni e preferisco avere artisti in grado di contribuire. Adesso la band è finalmente amalgamata, speriamo continuare così a lungo.

Alcuni dei principi che sono con Arbouretum sin dagli inizi sono :

1.) una canzone necessita naturalezza. 

2.) E’ molto importante avere una visione aperta della musica. Le idee, qualsiasi idea, deve essere almeno considerata ed è di gran lunga meglio provare qualcosa che non funziona che non provare niente e trovarsi senza idee

Edp: E’ l’ora di un nuovo disco. Quali sono le maggiori differenze fra Song Of The Pearl e il precedente Rites Of Uncovering ?

D.H:Un delle differenze maggiori fra i due è che nell’ascoltare questo disco non ci vorrà più tutto quel tempo che i nostri ascoltatori ci dicevano mettere per entrare dentro il precedente. Le melodie hanno un appeal più istantaneo, anche se ci sono tanti strati che potranno essere scoperti dall’ascoltatore più attento ascolto dopo ascolto. Inoltre le idee che hanno a che fare con i testi sono più emotivi e meno cerebrali

EdP:L’improvvisazione è ancora una parte costante dell’interessa di Arbouretum?

D. H:L’improvvisazione è una parte importante della storia del gruppo sin dagli inizi. A volte abbiamo intere sezioni dei nostri spettacoli  totalmente improvvisate, a volte non ne abbiamo neanche una. Diciamo più in generale che le canzoni con sono comunque mai suonate nelle stessa maniera

Edp:L’improvvisazione è un modo per connettervi fra di voi?

D.H.:Certo, ma l’improvvisazione ha più a che fare con la interconnessione delle idee che con la interconnessione delle persone

Se stiamo spesso insieme, se siamo intuì, non è sempre importante parlare di questo o quello. E’ però sempre importante per noi sviluppare la nostra comunicazione musicalmente. Quando siamo a casa o nella nostra sala prove le cose sono totalmente diverse, in quei casi abbiamo bisogno di parlare fra noi delle idee che scorrono. Ma molto frequentemente diciamo che le emozioni e le passioni non sono temi diretti dei nostri discorsi ma sono piuttosto mostrate dalla nostra interazione musicale. Il risultato è in ciò che il pubblico ascolta.

EdP:Ricordo che a un certo punto l’inverno scorso ti lamentavi con me per non riuscire a trovare una sala prove tutta per voi. Uno spazio comune ha un significato importante? Come tieni insieme il gruppo? Cosa è     accaduto esattamente fra Rites Of Uncovering e Song of The Pearl?

D.H.:Sono riuscito a tenere in vita Arbouretum rimpiazzando quello che non ce la facevano a suonare più con noi, io ritengo che sia qualcosa che davvero si deve volere. Fra i due dischi c’è stato un lungo periodo di tempo in cui la band non c’era più, ecco perché ci abbiamo messo due anni! Dopo mille prove, alla fine ho avuto la sensazione che ci fosse davvero la band e un disco finalmente da finire. Ma anche quella si dissolse e portò a una nuova band, quella di Song of The Pearl.

Edp:Una domanda più semplice: cosa ti aspetti dall’album ? Come puoi descrivere il pubblico americano ? Ha lo stesso trasporto che ho visto avere al pubblico europeo - sia italiano che inglese - la stessa passione ?

D.H.:Per me è sempre diverso. A Londra mi aspettavo qualcosa che non ho sentito e ho sentito a Nottingham. Brooklyn ad esempio!, niente a che vedere con Manhattan. Io sono sempre molto felice quando un pubblico pone attenzione, ambirei più a una festa comune che a un ascolto da musica classica, come spesso è il pubblico nei nostri confronti. S eil pubblico partecipa ci aiutare a scrivere il momento musicale in corso

EdP:Puoi segnalarmi qualche tua influenza in questo momento o i tuoi più recenti ascolti ?

D.H:Gli ultimi tre dischi che mi hanno comunicato qualcosa di speciale sono “John, the Wolfking of LA" di John Phillips, "Hush Arbors" di Hush Arbors, and "the Bees Made Honey in the Lion's Skull" di Earth. 

Edp:Noto un certo grado di folk rock vecchio stile che appare e scompare nelle canzoni, un senso confessionale. Scelta deliberata o casualità ?

D.H:Entrambe le cose, Ernesto!. Certe melodie hanno una componente folk e sono quelle che mi frullano in testa quando non ho uno strumento sotto mano. Per me - mi preme specificare - le canzoni devono partire sempre dalle melodie. E se accade che queste melodie mi appaiano come visioni sonore senza che io le cerchi o le richieda cosa posso fare se non portarle agli altri e tramutarle in canzoni. A quel punto è facile che una melodia folk si tramuti in una rumorosa canzone rock con aspetti folk

EdP:Come consideri lo stato attuale della industria indipendente ? Mi hai detto solo pochi giorni fa che il tour primaverile salta per mancanza di supporto e che speri in festival estivi. Siamo al momento più basso ? C’è stato di peggio?

D.H.:Ci sono molte cose indipendenti estremamente interessanti e sempre ce ne saranno. Non è il punto più basso questo. Ci accorgiamo che ci sono molte più band, molta più musica di provenienza etnica, più chance, più possibilità di ascoltare. Questo accade perché c’è una maggiore accessibilità per coloro i quali possono usare un computer e una connessione internet, In 15 minuti ognuno di noi può trovare ciò che cerca. Questo era impossibile solo 10 anni fa e riflette il vasto ammontare di varietà che giunge a noi dai musicisti dislocati in tutto il mondo. Per qualsiasi tipo di musica tu sogni o cerchi, sai per certo che qualcuno in quello stesso momento al mondo qualcuno la starà facendo. E questo per me ha un sapore magico


Ernesto de Pascale

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