The elegiac music of the third century: between sacred and secular.
David Stith è stato circondato dalla musica fin da giovanissimo. Nasce infatti in una famiglia di musicisti da due generazioni. Il suo debutto ha nel titolo la sua chiave di lettura: “Heavy Ghost” – fantasma invadente potrebbe essere la più corretta traduzione – richiama subito immagini e sensazioni crepuscolari ed ossessive, proprio come il ritmo da baccanale di ‘Creekmouth’ o di ‘Spirit Parade’.
La musica di Stith è costantemente sospesa e tesa, come se fosse in perenne evoluzione. Lo stesso uso delle voci, spesso riconducibili a quelle di una processione religiosa, accentua questa sensazione di perpetuo evolversi, attraverso mantra ipnotici fra cui poi spiccano insospettabili canzoni come ‘BMB’ in cui il paragone con Antony si fa al tempo stesso forte ma forviante. Tanto infatti Antony risulta “lirico”, Stith è per contro “onirico”.
In ‘Heavy Ghost’ la musica e le singole note tendono a formare tessiture sonore libere che sembrano voler sfuggire alla struttura troppo imbrigliante del formato canzone: ‘Thanksgiving Moon’ con i suoi fiati ne è l’esempio più riuscito insieme allo strumentale ‘GMS’.
Un disco di non facile assimilazione, ma estremamente affascinate a cui è necessario dare “ascolto”.
Jacopo Meille
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