Sean Taylor is a young British singer who is starting a promising career. His music, full of poetry and delicate moments, brings back memories of a stream of beloved singers and authors who made large part of the British music. Taylor plays all instruments and marks his original way with an unexpected Indian touch, which leaves a distinctive taste of Seventies in the listener’s ear.
Calcutta Grove è il terzo disco di Sean Taylor, un bel disco tenuto conto della giovane età del suo autore. Musica crepuscolare, ieratica, con uno spiccato riferimento all’India, suonata a ritmi uguali ma mai insistenti. Musica difficile da definire, dove ognuno potrà trovare tracce del suo cantautore preferito, soprattutto John Martyn e Nick Drake, ma anche qualche riferimento al Blues come in “Revelations” o “Hard time killing floor Blues”. Altri pezzi come “Buried Alive” e “Salvo”, assai cupi, ricordano di più certe sperimentazioni degl’anni 70.
Taylor fa un vero sforzo per cercare una sua strada, una sua espressione originale e questo è certamente positivo, ma deve ancora lavorare molto sul canto e sulla tecnica strumentale. Forse c’è un’abbondanza di momenti calligrafici, quasi narcisistici, nei quali l’energie sembrano maggiormente portate a creare un’atmosfera che a fare della musica, o a sviluppare un mantra come in “Nightmares”, il pezzo più rappresentativo dell’album. Un artista da seguire.
Luca Lupoli
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