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Shemekia Copeland – Never going back
(Telarc Blues)
www.shemekiacopeland.com

Spesso il mondo della musica ci presenta artisti che devono la loro fama ad un unico successo sparendo quasi subito per la totale mancanza di idee. Shemekia Copeland non appartiene a questa schiera di personaggi, tanto che uno dei suoi mentori, Robert Plant, l'ha definita la nuova Tina Turner. Quella della Copeland è una lenta e costante maturazione e il suo quinto album, "Never going back", ne è la conferma. Si pensava che il cambio di etichetta potesse in qualche modo farle prendere una diversa direzione, ma il passaggio dalla Alligator alla Telarc non ha cambiato il suo modo di fare musica. La figlia di Johnny "Clyde" Copeland riprende il discorso interrotto nel 2005 con "The soul truth" e, con l'aiuto di musicisti di grande livello come John Medeski, Marc Ribot, Mike Mattison, voce della Derek Trucks Band, pubblica un album dal suono corposo. La voce della Copeland dimostra di avere una grande "anima" ed una enorme duttilità nel confrontarsi con un repertorio che spazia dal blues al rhythm 'n' blues al funk, una qualità che la accomuna alla collega Ruthie Foster.
Capace di catturare l'attenzione dell'ascoltatore sin dalla iniziale "Sounds like the devil", l'album si muove attraverso dodici tracce nelle quali affiorano le matrici della musica nera. Non passano inosservate "Dirty water", scritta da Julie and Buddy Miller, in cui è fondamentale la presenza della slide di Arthur Nielson, la ballata "Broken world", che dimostra quanto la Copeland e Ruthie Foster devono in termini di insegnamenti ad Eric Bibb ,"River's invitation", funk in cui si fa apprezzare l'apporto di Oliver Wood, produttore dell'album, alla chitarra elettrica, e di Kofi Burbridge, al Wurlitzer, "Never going back to Memphis", con la chitarra di Marc Ribot in grande evidenza, e "Black crow", brano del repertorio di Joni Mitchell, nel quale Chris Wood, al basso, e John Medeski, all'organo Hammond contribuiscono dando al brano una intensità tale da non far rimpiangere la versione originale. Da sottolineare che la voce potente della Copeland riesce a farsi apprezzare molto nelle ballate e nei brani in cui viene richiesta una particolare intimità come nella finale "Circumstances". Di tono minore la funkeggiante "Limousine" per il suo ritornello a tratti irritante.
Una "nota stonata" che non pregiudica la qualità di un album che può essere considerato tra le cose migliori di questo inizio anno e che apre definitivamente a Shemekia Copeland le porte del successo.

Giuseppe Panella

Sounds like the devil
Dirty water
Broken world
Never going back to Memphis
The truth is light
Black crow
Born a penny
Limousine
River’s invitation
Rise up
Big brand new religion
Circumstances

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