Two years after Strange Names & New Sensations, Steve Forbert comes back with a new album, that features eleven songs in Jackrabbit Slim’s mood.
La storia di Steve Forbert è ben nota a tutti gli appassionati del cantautorato made in USA, ed è tristemente comune a quella foltissima e talentuosissima schiera di songwriter che si sono visti affibbiare il titolo di Nuovi Dylan. Quell’etichetta è stata per molti una maledizione, qualcuno ha addirittura perso la testa, qualche altro si è ricostruito e ha ridato sento alla sua vita, qualche altro ancora ci ha vivacchiato per un po’ per poi smarrire la sua identità. Steve Forbert ha però un vissuto artistico ancor più particolare, nella sua carriera infatti ha sempre pubblicato dischi onesti, magari non tutti capolavori, ma tutti in qualche modo riuscivano sempre a reggere il confronto con il suo disco più bello di sempre Jackrabbit Slim. Solo il suo penultimo disco, Strange Names & New Sensations, uscito un paio di anni fa non ci aveva convinto a pieno, nonostante la prestigiosa produzione di Gary Tallent. Era dunque molto atteso il suo nuovo album, The Places And The Time, tredicesimo episodio della sua discografia e che segna i trent’anni da Alive on Arrival. Prodotto dallo stesso Steve e da Robby Turner, il disco è stato inciso insieme alla sua attuale tour band (quella con cui ha inciso anche il live Meridian) composta da Paul Errico, Bobby Lloyd Hicks e Steve Allen e vede la partecipazione di Anthony Crawford, Bekka Bramlett e Reggie Young. Ascoltando i dodici brani di The Places And The Time si ha la netta sensazione di essere tornati indietro nel tempo, Forbert sembra essersi riappropriato della sua personalità, del suo stile e del suo songwriting, tanto nell’affrontare temi d’amore tanto nell’approcciare temariche sociali. Ciò si riflette senza dubbio anche sul suo stile vocale, ora tornato alla passione di un tempo come dimostra la splendida Blackbird Tune che apre l’album. Man mano che scorrono le tracce del disco si svelano tutte le sue suggestioni sia poetiche, come nel caso delle intense Hang On Again Till The Sun Shines e Write Me A Raincheck, sia musicali come dimostrano la divagazione nel blues della vibrante Labor Day ’08 e lo zydeco di Stolen Identity. Sorprendente è poi l’ironia del testo di Beast of Ballyhoo (Rock Show) che ci riconsegna uno Steve Forbert in grando ancora di sorprenderci con il suo stile tagliente. Insomma The Places and The Time è il come back album che ci saremmo attesi qualche anno fa. Da non perdere.
Salvatore Esposito
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1. Blackbird Tune
2. Write Me a Check
3. Who'll Watch the Sun Set
4. Building Me a Fire
5. Labour Day 2008
6. Stolen Identity
7. Blue Clear Sky
8. Simply Must Move on
9. Sing it Again
10. Rock Show (Beast of Ballyhoo)
11. Hang on Again Till the Sun Shines
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