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INTERVIEW

The Greep Weeds
www.gripweeds.com


La psicadelia britannica rinasce dalle camerette del New Jersey
Intervista di Mark Zonda


E' strano come a distanza di tempo, con l'evoluzione della tecnologia verso traguardi sempre più qualitativamente ineccepibili e miniaturizzati, con computer (o mini calcolatori, come li chiamavano i Krafterk) e software all'avanguardia e di facile intuito, gli artisti continuino a proseguire un discorso musicale anche indipendente con lo sguardo puntato allo specchietto retrovisore. Brian Eno, Ryuichi Sakamoto, le ultime vertigini di Thom Yorke: nessun bagliore sperimentale riesce a distogliere l'attenzione di nuove orde di ragazzini dall'ascolto dei grandi classici del pop rock, mantenendo Beatles, Led Zeppelin e Beach Boys saldamente ancorati alle vendite, rivitalizzati nel brand da aggiornate e rinvigorenti operazioni commerciali.

Passano più di quarant'anni dalla British Invasion, e l'America rimane soggiogata dalla bramosia di continuare a rincorrere quelle splendide cariatidi. Forti dell'indipendenza regalata da svariate attrezzature soft e hard, per fortuna esistono ancora gli strumenti musicali, e l'unico ostacolo per proseguire senza interruzioni sull'autostrada della buona musica rimane quello dei vicini di casa.

Così è capitato a The Greep Weeds, dal New Jersey, che ho avuto l'occasione di intervistare durante i lavori per il quinto album della band, "Strange Change Machine" (Rainbow Quartz Records, 2010)

Mark Zonda: The Greep Weeds, che nome bizzarro, ma come vi è venuto in mente di chiamarvi così?

Kristin Pinell: Dunque. Mi sembra di ricordare che Grip Weed fu il nome che usò una tipa nuda riferendosi ai ragazzi durante un concerto, prima che diventasse un'orgia. No. Forse ora che mi ci fai pensare c'è caso che fosse stata una scelta della primissima versione della band (senza di me e Michael Kelly) alla ricerca di un nome d'impatto. A qualcuno venne in mente che John Lennon aveva avuto un ruolo in un film dove interpretava un personaggio chiamato "Soldato Grip Weed". Sì, penso che il nome venga fuori da lì. O una cosa del genere.

Mark Zonda: Come avete cominciato a suonare?

Kristin Pinell: Kurt e Rick sono fratelli. Per loro è stato normale suonare assieme nel loro appartamento fin da subito. Si sono costruiti uno studio nella camera tirando a fare diventare scema la madre per degli anni. So anche, perché me l'hanno raccontato, che per assurdo hanno cominciato tutti e due suonando la batteria, e ne sono venuti fuori solo con una scazzottata. Il perdente si è dovuto comprare una Telecaster, e la baracca ha continuato ad andare avanti.

Mark Zonda: Kurt, ci racconti qualcosa di più su questi primi Grip?

Kurt Reil: Beh. Eravamo io e Rick con altri due tizi che non suonano più con noi. Era la nostra prima band fica, e l'abbiamo presa con molta serietà, fissando delle regole di base e una precisa linea musicale, l'immagine, e compagnia bella. All'inizio i Grip Weeds bazzicavano il College della Rutger University. Eravamo una delel tante cover band che cercavano di impressionare il piccolo pubblico con le canzoni più oscure degli Zombies, gli Hollies, i Byrds e gli Who. Più erano strane e sconosciute, più eravamo contenti. Erano i nostri gruppi di riferimento, sulle punte dei nostri stivaletti alla Beatles, che portiamo con orgoglio ancora oggi. Insomma: volevamo riprendere il discorso da dove era rimasto. Solo mio fratello Rick scriveva canzoni, quindi avevo sempre pensato che uscire fuori dal contesto di una cover band fosse un po' azzardato, anche se a essere sincere quella era la direzione verso cui avremmo sempre voluto andare a parare. Sostanzialmente ho cominciato ad impratichirmi, tentare e imparare a scrivere canzoni mentre proseguivamo a migliorare come band. Le mie prime cose erano veramente molto derivative, ma pian piano ho trovato il mio stile. Quindi la band è stata una vera e propria palestra, ad esempio anche per imparare a cantare mentre suonavo contemporaneamente la batteria, o cantare una terza linea melodica in modo intonato. Intendo on stage con chitarroni al massimo volume e la batteria a tutto andare, mentre non senti una cippa di tutto quello che ti circonda. Ah, sì! Abbiamo anche dovuto imparare a fare degli album! Abbiamo fatto i primi demo, senza centrare bene la porta. Lo studio è stato veramente una bella montagna da scalare! Abbiamo fatto molti sbagli, come senz'altro capiterà a te, ma grazie a Dio ora siamo proprio dove volevamo arrivare.

Mark Zonda: In alcuni vostri pezzi ci sento un po' di Travelling Wylburis. Quale band ha plasmato maggiormente il vostro sound?

Kristin Pinell: Eh! I Travelling! Roy, George, Jeff, Tom, Bob... Cosa ti devo dire? Un club veramente figo! Come diceva Kurt ci hanno guidato The Byrds, The Beatles, gli Zeppelin, The Who, The move, roba Hard Edge Pop Psych con belle armonie. C'è una specifica clausola del nostro contratto che ci impedisce di parlarti della roba che ascolta Michael Kelly.

Mark Zonda: Ma che peccato! C'è un manager di mezzo quindi?

Kurt Reil: I Grip Weed sono i manager di loro stessi. Spendo la maggior parte del tempo dedicandomi al business della band e procacciando show, coordinando sponsorizzazioni, pubblicità eccetera. C'erano un paio di persone che ci aiutavano gli anni passati, ma alla lunga i Grip si sono assettati come una band DIY dagli ambiti relativamente contenuti. Quando abbiamo iniziato non sapevamo che questo modello Do It Yourself, che per noi era una necessità, sarebbe poi diventato un modello applicabile ormai per la maggiorparte delle band del pianeta poi seguito anche dall'industria musicale. O qualsiasi cosa che sia rimasta della sua parvenza.

Mark Zonda: Avrete più tempo per fare canzoni di Natale! Ho ascoltato la vostra ed è molto carina. Ma perché poi le band spendono tutto quel tempo a fare canzoni di Natale quando dopo un paio di settimane di celebrità vengono messe in uno scatolone assieme alle decorazioni dell'Albero di Natale? Ne vale veramente la pena?

Kristin Pinell: Beh. Guardala così. Avere una canzone di Natale vuol dire che almeno una volta all'anno una persona ti ascolterà! "Christmas Bring Us" è una delle nostre canzoni migliori! E' valsa ogni lacrima uscita dalle nostre dita insanguinate per suonarla! E veramente, non è meglio ascoltare la nostra canzone piuttosto che "Grandma got run over by a Reindeer"?

Mark Zonda: Tornando alle influenze, l'apertura di "Life and love times to come" mi ricorda "Hole Hearted" degli Extreme. L'apice di quella band forse fu raggiunto con il loro tributo a Freddy Mercury. Con quale canzoni dei Queen vi sentireste più a vostro agio?

Kristin Pinell: Io sento molto mia tutta l'energia del 73/74. Potremmo fare una versione da paura di "Liar" o "Now I'm here". Quella dannata chitarra crea delle gran belle armonie. Abbiamo usato lo stesso suono di Brian May in "Killer Queen" per "Sight Unseen". Rick ama "Long Away" e "Tie your mother down" da "A day at the races". Michael "You're my best friend".

Mark Zonda: "New Jersey" è ancora l'album più rappresentativo di questa nazione o i Grip Weed hanno qualcosa da dire a riguardo?

Kristin Pinell: Beh. Per me, Rick e Kurt il New Jersey sono Il Boss e gli Smithereens. Michael crede veramente che il New Jersey sia quello dei Trixter, ma ti ho già detto che c'è questo contratto che mi impedisce di fare commenti sui suoi gusti musicali... Più energia, meno capelli, entrambe le band spaccano ancora di brutto sia dal vivo che in studio. Cosa abbiamo da dire a riguardo quindi? Lo sentirete nel nostro nuovo album. Spero che 23 canzoni siano sufficienti per dire qualcosa. Lo troveranno seminale o ci saranno semplicemente delle buone canzoni? Mah! Speriamo almeno di portare vita ed energia negli spettacoli dal vivo. Abbiamo pestato la polvere dei palchi del New Jersey in lungo e in largo. Forse un po' di aria fresca ci farebbe bene..

 

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