Se attendevate il nuovo album di Sharon Jones & The Dap Kings per far baracca e basta vi sbagliate di grosso. I Learned The Hard Way è il passo verso l’assoluta autorevolezza della regina del Rythm & Blues moderno. E’ un album meno funky, più soul, più profondo e intenso dei precedenti. E’ l’evoluzione della nera di Augusta, Georgia (patria natale di James Brown) che ha trovato casa a Brooklyn fra bianchi giovani, svegli, talentusissimi, innamorati dell’epoca d’oro della black music, risolti nel volerla portare in auge.
La voce di Sharon che evoca il potere selbvaggio di Tina Turner, l’abbandono di Mavis Staple,la ritmicità neandertalesca di James Brown e il controllo melodico di Aretha resta una rivelazione, lei guida la canzone cantandola, semplicemente, non ha bisogno di trucchi.
Alla Daptones records, un po’ prima di quattro album fa, quando incontrarono la Jones, devono essere rimasti senza respiro ed aver visto l’evoluzione della specie in carne e ossa.
In I Learned The Hard Way troverete il meglio di quanto la VERA musica nera possa offrire oggi: splendide ballad come Window Shopping e The Game Gets Old che sono due esempi della oliata macchina che Sharon guida e passaporto di una identità organica. E anche quando il tempo si fa upbeat come in Better Things, un pezzone!, si sente che l’ensemble vuol dire qualcosa. Come ai tempi di Otis Redding, insomma, di Carla Thomas, della Franklin
Quel che piace di più è che in un epoca di caos totale, di ricerca disperata di identità che pescando dal passato non dimentichi il presente ( stare fuori dai circuiti radiofonici fa paura!) qui aleggio un vero spirito down home come in Mama Don’t Like My Man dove per fare grande un brano Sharon e i suoi ci mettono davvero poco, inventandosi una canzone originale che ti pare aver già ascoltato mille volte.
H.Rundi v. Bakshi
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