Nome noto sulla scena newyorchese, Kenny White, cantautore eccellente pianista, produttore, jingle man e anche saggista stupisce tutti con Confort in the Static, suo quinto album in un decennio, arguta e allo stesso tempo candida ricognizione sulle complessità dell’essere umano.
Pubblicato dalla Wildflower di Judy Collins, White lascia a bocca aperta chi non lo conosceva fino ad oggi: Confort in the Static è uno dei migliori album di cantautorato urbano uscito da New York City (ma non solo da lì!!!) negli ultimi anni senza se né ma né forse.
Kenny, che nella vita ha composto alcune dei più importanti jingle d’America - lavoro musicale che vi convince con un “gancio” ad acquistare oggetti inutili - e non ha pressioni artistiche sul collo, scrive con confidenza e autorevolezza e usa i privilegi acquisiti nel miglior modo che un artista potrebbe.
Produttore di Shawn Calvin, del prossimo album di Peter Wolf (ex J Geils Band) e legato da lunga a amicizia a Marc Cohn, White è finalmente pronto a ricevere indietro ciò che offre da anni con un disco intimo ma teso, caratterizzato da una invidiabile muscolarità pianistica e da non intrusiva stellare parata di turnisti.
Ogni delle undici canzoni di questo album è un piccolo gioiello di artigianato, una agrodolce odissea tra i segreti dei quarantenni e cinquantenni, capaci di trovare, appunto, Confort in the Static (“Useless bay“), tra i sartoriali filamenti di una esistenza dettagliata e ricca di sagace sarcasmo (“gotta sing high”).
Tragedia, commedia, vita, morte sono temi che White riporta in musica con scrittura sicura e mano composta ma decisa sulla tastiera, con una vulnerabilità vocale che lo rende credibile in ogni canzone anche quando si proclama “Out of my Element”, condizione condivisa da molti nel mondo.
Kenny White però non è un Roy Orbison / for the lonely; è esperto nel descrivere il gioco dell’assurdo, nel riportare in quartine la libertà di dire le cose come stanno, nell’ammettere che se a cinquanta anni hai un paio di matrimoni e/o convivenze dietro le spalle non sarà facile ricominciare anche se fai finta di provarci e magari riuscirci (la dylaniana who‘s gonna be the one to save the day).
Le late night saloon songs e le lush ballads di KennY White rimandano ai colossi: Frank Sinatra, Chuck E. Weiss, Randy Newman. Sono canzoni dotate di naturalezza espressiva e l’album vi lascerà con la voglia di ricominciare, come accadeva un volta, tanto tempo fa, per i grandi dischi.
Per scoprire di aver aggiunto alla vostra discoteca una raccolta che può facilmente assumere a lungo termine anche la non secondaria funzione di medicamento e conforto.
Giulia Nuti
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Useless Bay
Last Night
Please
Out Of My Element
She's Coming On Saturday
What Good Would That Do Me Now
Who's Gonna Be The One
Gotta Sing High
In Magnolia
Carry You Home
Where You Are Tonight
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