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BLUES ANTHOLOGY
Officina Giovani Prato, 29 Marzo

Gli effimeri svaghi da un pollice e mezzo marcano implacabilmente l’appartenenza al nostro tempo. Sembrerebbe altrimenti di essersi smarriti in qualche locale di un qualche ghetto d’America qualche decina di anni fa. I pochi intimi lentamente aumentano, il tempo scorre nella sala eventi, l’oscurità crea la tensione necessaria, la pioggia sonnolenta, fuori, è la cornice ideale. È la giusta atmosfera; noir, malinconica, ma pronta a esplodere da un momento all’altro. È la giusta atmosfera per una serata blues.
Blues Joint 2007 “Ernesto De Pascale presenta Il Popolo Del Blues Video Selection”, così recita il comunicato stampa. Si capisce subito, però, che l’evento è qualcosa di diverso da qualche estratto video, un po’ di ovvietà e tanti saluti. Il clima è comunicativo, come in quei già citati locali d’altri tempi i musicisti arrivano e suonano, in acustico, pochi strumenti e molta passione. Fabrizio Berti (armonica) e Piero Ferretti (basso) dalla Chicago Blue Revue rappresentano l’essenza popolare del blues, la carica emotiva del momento live, qualcosa che un documentario non può trasmettere.
I video che De Pascale presenta, tuttavia, sono perle d’altri tempi. Introdotti da un appassionato racconto di quella che era la scena di Chicago negli States degli anni ’50, tra fermento prima sotterraneo e poi di massa dove gli aneddoti e le curiosità sembrano non finire mai, fanno la loro comparsa sullo schermo due tra i protagonisti di quel pezzo di storia musicale.
Il primo è un artista di grandezza assoluta, il padre del Chicago Blues, Muddy Waters. Presentato in 3 diverse fasi della sua carriera, spicca tra queste il filmato girato al Festival Folk di Newport nel 1960, eccezionale performance live, fonte di ispirazione per generazioni di Bluesman e Rockstar.
Il secondo è invece Sonny Boy Williamson, grandioso armonicista del Mississippi, capace di portare uno strumento apparentemente semplice e troppo spesso sottovalutato come l’armonica a livelli di esecuzione altissimi e anche emozionanti. Allora quale miglior modo per chiudere la serata che le risate stupite e piene di ammirazione del pubblico per Sonny Boy che, istrionico, caccia lo strumento tra la stendatura e lo suona con sguardo beffardo mentre, schioccando le dita, tiene il tempo.


MATTEO VANNACCI

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