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Johnny Cash: Solitary Man
(American/Sony)


È il terzo album di una ideale trilogia
e come i precedenti, è anche la summa di 45 anni di carriera, questo “Solitary man”, forse sessantesimo disco per il quasi settantenne Johnny Cash, una delle massime icone della musica bianca americana.
“Solitary Man” come la canzone di Neil Diamond portata al successo in Italia da Gianni Morandi con il titolo di “Se perdo anche te”, ma che per bocca di Cash, affetto da una grave malattia da anni, perde ogni valenza generazionale emotiva per suonare solo come un monumento alla sua propria ostentata integerrimità.
A differenza di “American”, prima, e di “God…”poi, questo disco di Cash è costruito intorno ad alcuni brani del nostro, ma la propensione a reinterpretare grandi canzoni contemporanee, caratteristica di quei, non si è sopita ed è sorta di ideale trade d’union con quegli album anch’essi prodotti dal barbuto Rick Rubin, nei tardi anni ottanta svengali dell’hip hop americano e non solo.
Oltre ad essere un disco senza fronzoli “Solitary Man” è un altro capitolo nella lunga storia della vita del cantante di Nashville, un uomo che ha saputo sopportare grandi difficoltà nel privato, dove ogni canzone ruota intorno al “centralismo esistenziale” da sopravvissuto che Johnny non nasconde nelle note al disco.
Da “One” di U2 a “Nobody”, una canzone vecchia più di cento anni, all’introduttiva “I Won’t back down” (traduciamola come “io non mi piegherò”) di Tom Petty, un senso elegiaco pervade il disco per raggiungere l’apice nell’oscura epicità di “The Mercy Seat” di Nick Cave che smette l’abito gotico per indossarne inusuali altri diventando, magari malgrado se stessa, inconfutabilmente americana.
I brani di Cash, poi, nella loro disarmante semplicità non chiedono altro, se non di essere ascoltati.
Sono canzoni che fanno parte della migliore e più classica tradizione musicale americana militante, quella che non ha mai mollato di essere in qualche modo conservatrice, insomma, e che già solo dopo il primo ascolto hanno quell’imbattibile sapore di già sentito che non sai spiegare né quando né dove.
“Per quel che riguarda gioventù e vecchiaia non scambierei il mio futuro con quello di nessun altro” scrive, nelle note di copertina di “Solitary Man” Johnny Cash. Parole consapevoli che sono il miglior compendio a questi 40 minuti di grande musica contemporanea in forma di canzone popolare da parte di uno dei capisaldi della cultura canora statunitense.

Ernesto De Pascale

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