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CHRIS DARROW - Slide on In
Taxim Records, 2002

Sulle scene musicali da quasi quaranta anni Chris Darrow ha attraversato il tempo mantenedo intatto il suo stile legato alle radici della musica americana e confermando le potenzialià che prima nei Kaleidoscope, poi con la Nitty Gritty Dirt Band poi con Hoyt Axton, John Stewart, Linda Rondstadt e ancora dopo come solista fino alla riunione dei Kaleidoscope nella seconda metà dei novanta lo hanno visto cavalcare una lunga onda musicale. Adesso arriva un atteso nuovo album pubblicato dai tipi della etichetta tedesca Taxim.
“Slide On In” come lascia facilmente intuire il titolo è una collezione di 16 canzoni che hanno per comune denominatore la chitarra slide in tutte le sue sfumature stilistiche che Darrow sottolinea essere numerose. Si passa da strumenti artigianali come un curioso slide sitar (nell’atmosferica inziale “Khumba Mela”) alla più callsica combinanzione chitarre Fender con lo slide e Emmons Pedal Steel Guitar secondo il classico genere country. Darrow è però un ricercatore e la legacy creata dai leggendari Kaleidoscope resta oramai musicalmente immortale (e sottolineata da un bel sito a loro dedicato,  www.pulsatingdream.com curato da tal  David Biasotti, la cui band, Maxfield Parrish proprio Darrow produsse nel 1969 e anche essi ristampati come molti album minori di quegli anni da Taxim www.taxim.com perciò non pensate a questo disco come un album dimostrativo di uno strumento old fashion. Darrow in questo bellissimo e intimissimo disco, si lancia in ripescaggi di titoli da lui amati in altri momenti della sua vita (da “short walk” a “Love chain”) saltando da un genere all’altro fino al gospel (“every bad thing you do”) genere in cui la slide sostituiva l’organo lì dove non ve ne era uno a disposizione; ma tutto, proprio tutto è riportato con grazia e stile nel suo mondo privato di blues e grandi spazi,gli stessi che Darrow ama fotografare professionalmente (le sue foto sono quotate in molte gallerie della California e d’America).
In Slide On In si ha l’impressione che le canzoni siano state scelte perchè per ognuna di esse una certa chitarra aveva una precisa storia da raccontare e sarebbe stato impossible usarne un’altra se non quella. Il tempo pare si sia fermato in una dimensione parallela nè indietro nè avanti mnel futuro ma solo altrove.
In “don’t come back”, per esempio, scritta da Darrow per Ray Charles, Chris usa un antico strumento costruito nel 1914 da un liutaio hawaiano, la storia della chitarra usata è, credeteci, non meno affascinante della canzone! E quando nel brano che da il titolo all’album appare Max Buda, anch’egli un ex kaleidoscope una sonorità che I fans del gruppo conoscono torna a galla in poche battute.
Musica di confine, di un qualche confine, senza limitazioni geografiche-è vero c’è molta America qui, ma anche altro e sopratutto si ha la sensazione che parte di questa America sia l’America di emigrati e non solo di nativi- e musica di grande immaginazione. Si procede all’ascolto per arrivare verso la conclusione con “Whipping Boy”,uno dei titoli più famosi scriti da Darrow,ultimamente riproposta da un altro suonatore di slide anche lui proveinenbte da Clermont, la città dove Darrow vive, Ben Harper!: E quando le ultime note del disco concludono il viaggio di “Slide On In” si ha subito voglia di ripartire!



Ernesto de Pascale

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