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Dave Matthews Band: Everyday


Per essere una local band dal profilo basso i tipi della Dave Matthews band sanno di aver vinto la lotteria. Nel nuovo album “everyday” (RCA), dopo i milioni di copie vendute, i Gramnmy, i video live (il loro “live” imperdibile nella versione da televisione) e i dvd riassuntivi che confermano la loro potenza in concerto,i ragazzi della Virginia si azzardano perfino a farsi produrre, ed è la prima volta, da un vero esperto di Pop e MOR, Glenn Ballard. E così, il suono del quintetto assume sfumature che prima non ricordavamo: vi è un miglior uso degli strumenti cardini del gruppo (la chitarra acustica, i sassofoni, il violini, le percussioni, il basso usato come contrappunto chitarristico) che permettono a Dave di comporre su pedali differenti dal solito e un utilizzo del ritmo più ricercato perché frutto del lavoro di un team che ha al timone un professionista da sempre vincente nel suo settore (Ballard ha prodotto indistintamente Alanis Morisette, gli Aereosmith e i No Doubt senza mai mancare il centro).
Basti ascoltare “Mother father” dove - è una delle prime volte per la band - appare la chitarra elettrica, per avere la percezione che contrappunti, melodie, ritmiche, armonie e tutto il resto filano via che è un piacere e scoprire, basta solo un secondo ascolto, gli incastri cesellati e le finezze che si dipanano dietro la voce di Matthews.
Tutto questo accade senza perdere il down home feeling degli esordi (“everyday”) anche se, ed è inevitabile, per la prima volta appare in più punti una certa pomposità (specialmente in ”the space between”), tipica del rock da stadio- perché proprio di stadi si parla adesso per i cinque- che farà storcere il naso ai fans degli inizi.
Con un genere che, a parere di chi scrive, è impossibile comprendere in pieno qui in Italia per una grossa componente sociale che si porta naturalmente appresso (il gruppo vive praticamente in simbiosi con i propri fans per l’intera durata delle proprie tournee e con un folto seguito che dall’America si sposta in Europa ogni qualvolta essi approdino nel vecchio continente) la Dave Matthews band rappresenta l’ultimo sogno da inseguire del rock: la possibilità,cioè, di scegliere fra indipendenza e corporativismo (sull’esempio dei Grateful Dead) con un risultato finale che ripaga ampiamente.
Certo, niente di tutto questo potrebbe esistere se non ci fosse Dave Matthews stesso a cantare - una voce che è uno strumento immediatamente riconoscibile- e uno stile consolidato, apparentemente astruso ma ricchissimo e sfaccettatissimo. Dove ogni struttura musicale non è mai scontata e dove si respira tanto talento che è un piacere riposizionare “Everyday” sul lettore cd e ricominciare ancora una volta da capo.


Ernesto De Pascale

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