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Nuovo disco di Caetano Veloso
Omaggio a Federico e Giulietta

Registrato a San Marino nell'ottobre 1997, l'omaggio a Fellini e a Giulietta Masina di Caetano Veloso (Universal 5466382) è il miglior disco dell'artista bahiano di questi ultimi anni.
Certo!, suona strano che il più bel tributo a Federico e a Giulietta giunga da un brasiliano, ma - putroppo- ciò non fa più neanche riflettere né i nostri migliori artisti né il miglior pubblico casalingo.
E' un disco tutto in punta di piedi, non vi sono concessioni ma solo quella saudade che ha partato la bossa fino ai giorni nostri praticamamnte inalterata e sempre aggiornata e modernizzata.
E' questo album - forse? - anche il più bel disco di musica napoletana di oggi (basta ascoltare la sua pregnante versione di " Luna Rossa" di Viani per prenderne atto) e quando Gaetano si lascia la musica napoletana alle spalle per riscattare "Chega De Saudade" di Tom Jobim e Vinicius De Moraes una morsa stringe il cuore.
Perché?
Perché la semplicità, l'onestà, la trasparenza di queste canzoni supera la barriera del tempo e delle lingue proprio come il cinema di Fellini e dei suoi uomini e soci.
Registrato da un team tutto fiorentino, "Omaggio a Federico e Giulietta" non lascia dubbi sulla grandezza di certa musica; l'arrangiatore e violencellista per eccellenza di quella musica, Jaques Morelenbaum, gioca tutte le sue carte armoniche, melodiche e contrappuntistiche senza mai sbagliare. I musicisti del gruppo di Veloso fanno il resto mentre dal disco un senso di concentrazione così difficilmente riscontrabile in qualunque altro disco di oggidì traspare netto.
Un album per staccare con il resto, per sognare (sì, per sognare, perdio!) le immagini che Federico aveva sognato e restituito a noi sul grande schermo.
E un senso di amaro pervade tutto l'ascolto - le note di "Come Prima" di Panzeri / Di Paola sono concepite come qualcosa che, la musica sottolinea, non tornerà mai - e ci si alza storditi,rimbambiti, straniti, perché questo album stende al suolo con un soffio, un alito, un sospiro.
Proprio come quando nei film di Fellini nevica a Rimini.
Poi ti accporgi che non era vero, che era un sogno, tiri un sospiro e la vita ricomincia bella come sempre, cioè di merda come tutti i giorni.

Ernesto De Pascale

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