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Chuck E. Weiss – Old Souls & Wolf Tickets
(Rykodisc/IRD
)


Il compagno di stanza di Tom Waits quando per la prima volta mise piede a Hollywood nei tardi sessanta era un certo Chuck E. Weiss. Nella lunga lista di avventurieri provenienti chissà da dove che andavano cercando fortuna all’Ovest Chuck era al posto numero uno.

I due divisero per un pò la loro poca fortuna e una ragazza appena sedicenne, la bionda Rickie Lee. Nessuno credeva in questa coppia di balordi, solo Frank Zappa in odor discografia offrì a Tom un contratto per la sua piccola e rampante “Disc-reet” mentre Chuk si improvvisava manager, agente, accompagnatore, ruffiano e che altro.

A Waits ci volle che le cose cambiassero radicalmente nei primi settanta, che un giovane discografico, Irving Azoff, credesse in lui e affidasse una sua canzone -un inno alle vecchie macchine dei cinquanta,”Ol’55”- ai suoi giovani protetti, tali Eagles, guidati da un texano e un bostoniano, Don Henley e Glenn Frey, per veder realizzato il suo sogno:fare un disco, un vero disco.

E Chuck? Beh! Chuck si arrangiava e aveva trovato un suo stile. Adesso che Waits girava l’America e il mondo, in quella fetida stanza del Copacabana Motor Hotel i fantasmi della solitudine spingevano Chuck a scrivere canzoni e a buttare giù invocazioni voodoo. Solo la dolcezza di Rickie Lee placava le sue pene.

Fra Tom e lui però vigeva un patto,tipico di chi conosce cosa c’era prima,quel che nessuno sa od osa chiedere. Ecco perchè, quando sul finire dei settanta Tom Waits aveva raggiunto quello status di cult che lo avrebbe reso celebre nei venti anni a venire più in Europa che in America, Chuck E.Weiss appare, per la prima, dal nulla, sul mercato discografico. Per merito del suo amico di sempre. E di quel patto.

Ma, casi della vita, mentre Chuck pubblica ”The Other Side of Town”, Rickie Lee diventa la chanteuse Rickie Lee Jones e con quel suo primo disco del 1979, quello di “Chuck E’s in love” e “Easy Money”, scritta da un altro mai cantato abbastanza Rè di Holy Weird, Lowell George, chitarrista scoperto anche lui da Zappa e ideatore dei caustici Little Feat, la piccola si lascia dietro,in un colpo solo sia Tom, che Chuck, che il Copacabana Motor Hotel. Ma mentre il primo dei due aveva preso il volo grazie a Coppola, al film “One From The Heart” e, diciamola tutta, a un maggior talento, Weiss si era intanto invischiato in una storiaccia di droga, sesso e corna con una portoricana troppo bella per essere vera. Addio disco, fama, notorietà, successo. Addio tutto.

Eggià!… perchè per Chuck il copione della vita pare a quel punto essere stato scritto fino a lì da qualche altro sceneggiatore, non da quello di Tom e Rickie Lee, da uno sceneggiatore, però, burlone, che forse vuole riservare adesso, anche a Chuck l’onore dell’ happy ending.

Da quel bislacco disco di canzoni in stile notturno New Orleans ad oggi Weiss avrebbe fatto passare circa ventanni per ritornare sulle scene nel 1999 con un album che ce lo ha riproposto esattamente come lo avevamo lasciato: confuso, irriverente, dissacrante, ma sempre saldamente su due piedi, sui suoi due piedi. Venti anni di amore e di dolore, di vita di strada.

E adesso è la volta di “Old Souls & Wolf Tickets” (Rykodisc/IRD), quattordici canzoni dai titoli derisori e imprevedibili, ma sopratutto un album di inni per vecchie anime (gli “Old Souls“ del titolo) dove sensazioni jazzy e blues si mischiano a registrazioni d’epoca – in questo album c’è addirittura un brano con Willie Dixon e la sua band nel 1970, ben prima degli anni al Copacabana…- e a invocazioni animalesche e a canti propiziatori.

Chuck E. Weiss si presenta con questo “Old Souls & Wolf Tickets” come si presentavano I Medicine Man una volta nel vecchio Ovest. Ma a differenza di essi le promesse qui sono mantenute e quelli che ancora lamentano l’inversione di tendenza del Tom Waits di una volta verso lidi troppo austeri e intellettuali in questo album ritroverà, ammodernate, le stesse atmosfere di “Closing Time”, ”NightHawks at the Diner”, ”Blue Valentine”, “Foreign Affairs", "Small Changes”, ”Haert of Saturday Night”, “Heartattack & Vine”.

Storie al limite del verosimile, ancora più pazzesche nell’America di oggi; la nuova povertà americana, il mito infranto, il passato da riacciuffare, l’inquietudine, ma anche l’arguzia, il riappropiarsi delle radici e il rispolverare la voglia di vivere. E di riscoprirsi in piedi, ancora, sui propri piedi!

Ernesto de Pascale



1. Congo Square at Midnight
2. Tony did the Boogie Woogie
3. It don’t Happen Overnight
4. Sweetie-O
5. Piggly Wiggly
6. TwoTone Car(An auto-body experience)
7. Anthem for Old Souls
8. Sneaky Jesus
9. Down The Road A Piece
10. No Hep Cats
11. Jolie’s Nightmare(Mr.House Dick)
12. Blood Alley
13. G*d Damn Liars
14. Dixieland Funeral
15. Cub Scout Suit (video enhanced Track)

Produced by Chuck E. Weiss,Tony Gilkyson & John Herron

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