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CONCERTO DI TRIBUTO A GRAM PARSONS
Union Chapel Islington Londra: sabato 15 novembre 2003
(english version)
Lo scorso 19 settembre cadeva il 30° anniversario della morte di Gram Parsons, cantautore country rock che ha lasciato la sfera musicale americana a soli 26 anni con un grande sogno irrealizzato, quello di creare la Great American Cosmic Music.
The Sin City All Stars (Dusty Wakeman, Bryson Jones, Jonny Kaplan, Dave Raven + B.J. Cole e Martin Belmont), attualmente a Londra per la stagione musicale Barbican's Way Beyond Nashville (20 ottobre - 20 novembre 2003), hanno voluto festeggiare questa ricorrenza, includendo fra le loro tappe londinesi, una grande serata di tributo a Gram Parsons alla Union Chapel di Islington, realizzata in collaborazione con la BBC Radio 6.
A distinguere lo spettacolo, già di per se unico e risonante, è stata la volontà degli artisti di devolvere l'intero ricavato (2.700 sterline circa) al Musicians Benevolent Fund- una Fondazione inglese di beneficenza che offre assistenza economica e legale agli artisti disabili o affetti da malattie, che non possono mantenersi con il ricavato della loro musica.
Nessun altro luogo avrebbe potuto esaltare meglio della Union Chapel lo spirito dell'evento; quella che è una chiesa maestosa del 1877, con la sua freddezza e allo stesso tempo calorosa semplicità di marmo e pietra, si è mutata nel palcoscenico in cui l'anima religiosa e ribelle di Gram Parsons è tornata a rivivere per una sera.
Su un altare che si è fatto stage, illuminato da pochissime luci e tante candele, si sono alternati gli artisti di Nashville e i tanti ospiti speciali (Jason Walker, Adam Masterson, Hank Wangford, Reg Meuross, Susan Marshall, Sis Griffin, Grand Drive, Evan Dando, Mojave 3, Ed Harcourt e Jim Lauderdale) interpretando con grinta e commozione i brani di un artista che ha segnato in qualche modo il percorso musicale di ciascuno di loro.
Six days on the road, pezzo che Gram cantava con i Flying Burrito Brothers nel 1970, ha dato inizio alla serata, con il saluto e il benvenuto delle star riunite sul palco.
Tutti loro meriterebbero una menzione speciale, per l'originalità e l'effetto delle loro interpretazioni e per l'entusiasmo con il quale sono riusciti a coinvolgere un pubblico di 1000 veri appassionati.
Evocando alcuni momenti, forse per me i più significativi, tenterò di trasmettere in poche righe, la sensazione di una musica che non solo mi ha coinvolto e commosso, ma fortemente colpito.
Primo in ordine di apparizione Jason Walker, musicista australiano (il suo ultimo album Ashes and Wine con i Last Drinks) definito da alcuni the alternative country Renaissance man, nonché autore della biografia di Gram Parsons God's own singer (London, Helter-Skelter 2002), si è fatto interprete con tutta la carica della sua simpatia e semplicità, sul palco della Union Chapel, di: We'll sweep out the ashes in the morning e Love hurts. Quest'ultimo brano fu originariamente registrato dagli Everly Brothers nel 1960 e re interpretato da Gram e Emmylou Herris, che, con il loro magico incontro di voci e la loro complicità, lo trasformarono in una profonda e delicata canzone d'amore.
Uno degli artisti ai quali Parsons ha lasciato la sua eredità country è senza dubbio Hank Wangford (Dr. Sum Hutt), il quale giocò un ruolo importante per Gram nel 1971, periodo in cui si trovava a Londra con i Rolling Stones (di questo periodo H.W. da testimonianza nel volume H.W.111 The middle years). Medico di professione e musicista per passione, H.W. ha imboccato la strada del country da lungo tempo e lo ha testimoniato interpretando, forse non a caso, You're still on my mind e Sleepless nights: il suo omaggio a Gram è tutto racchiuso nel contenuto tematico di queste due canzoni!
Gli applausi si sono fatti più intensi quando a salire sul palco sono stati i Coal Porters (contrabbasso, violino, chitarra, banjo e mandolino) e il loro leader Sid Griffin. Vestiti allo stesso modo rigoroso e lineare con abito nero su camicia bianca e distinti quasi unicamente dal suono del loro strumento e dalle loro voci, i Coal Porters ci hanno regalato con l'armonia che da sempre li distingue, la loro versione acustica di On the border, Cody Cody, My uncle e Wheels: un momento di musica pura.
Sid Griffin, che ha studiato a lungo non solo il lavoro ma anche la vita di Gram Parsons, pubblicando la sua prima biografia nel 1985 (G. P. A Music Biography. Sierra Books, 1985), ha preannunciato al pubblico della Union Chapel un altro importante lavoro, un documentario sulla vita di G.P. da lui realizzato in collaborazione con la BBC, che sarà distribuito in DVD in Inghilterra, a partire dal prossimo gennaio. Lo aspettiamo con ansia!
Una delle emozioni più forti dell'intera serata, per chi come me si trovava ad assistere per la prima volta ad un tributo a GP, è stata trovarsi a pochi metri di distanza dall'unica sua erede, Polly. Una frizzante donna di 35 anni che con la grinta e la vivacità di un'adolescente ha intonato assieme a Bryson Jones In my hour of darkness, una canzone densa di significato e legata all' ultimo periodo di vita di Gram. Tra i versi cupi di questo brano, Polly ha voluto sottolineare una grande verità: He was just a country boy his simple songs confessed, and the music he had in him, so very few possessed!
Il suo ringraziamento è andato a tutti coloro che continuano ad amare e a suonare la musica di suo padre, contribuendo a tenere vivo il suo ricordo e a dare un significato ancora più profondo alla sua esistenza.
Evan Dando, ex solista dei LemonHeads, ha amato talmente tanto Gram da cercare quasi di modellare se stesso sulla sua figura, imitandone persino gli eccessi dello stile di vita. La sua voce nitida e inconfondibile e il suo stile da rock star dandy, si sono fatti interpreti sul palco della Chapel di $ 1000 Wedding, How much I've lied e Close up the honky tonks.
E infine, la voce calda, imponente e multiforme di Susan Marshall, accompagnata da Ed Harcourt, ci ha trasmesso un brivido sublime con She, rendendo un singolare omaggio a Gram con la spiritualità di questo brano e richiamando con l' Halleluja del ritornello, tutta la sacralità dell'atmosfera.
Le Sin City All Stars e gli ospiti speciali riuniti sul palco per lultima volta, hanno salutato il pubblico della Union Chapel intonando, come fece Gram a suo tempo, Wild Horses dei Rolling Stones.
Rivolgendosi a chi come loro, vuole far crescere e tenere viva una musica che unisce e capace di regalare mille emozioni, il loro grazie più vero non poteva che essere:
Thank you, Country Boy!
Grazie Gram!
Francesca Fracci
Roma, 25 Novembre 2003
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