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Van Morrison - What's Wrong With This Picture?
Blue Note / EMI
Dopo avere inciso negl'ultimi anni dischi di grande valore come Down The Road e The Healing Game, Van Morrison torna a ruggire con uno splendido e attesissimo disco di impostazione prettamente blues con alcuni intensi passaggi intrisi di jazz di alta scuola. What's Wrong With This Picture? segna un importantissima tappa del suo percorso artistico, infatti dopo aver lasciato la Polydor/Exile, Van The Man è approdato alla storica e prestigiosa etichetta jazz Blue Note, che sta cercando di allargare i propri orizzonti pescando artisti non convenzionali rispetto alle sue tradizioni. Non manca qualche tono polemico come nella programmatica Goldsifh Blowl che suona come una sorta di brocure di presentazione per questo disco. Jazz, blues e funk/non è rock and roll/folk con ritmo/e un po' di soul/Non sto promuovendo un disco di successo/ e non ho uno show in televisione./Dunque non ho motivo di starmene in questa boccia di pesci rossi. Certo lui in una vasca per pesci rossi come l'attuale mondo dello star sistem non ha mai resistito a lungo; da sempre Van The Man ha preferito vivere la sua carriera in uno spazio particolare, quasi onirico, che nel tempo e con grande fatica si è costruito, è uno spazio fuori dal tempo in cui confluiscono la sua arte e l'amore per la tradizione sia essa Rock, Folk, Blues e Jazz, tanto per citare in ordine di tempo le sue ultime fasi artistiche. Ecco allora giungere perfetta l'occasione dalla Blue Note, e cavalcando quest'onda Van confeziona 63 minuti di musica splendida, prodotta con gran cura e precisione. Il disco è stato registrato in session differenti ma il sound è ben amalgamato grazie a qualche sovraincisione di fiati che vanno a completare un quadro di per se già quasi perfetto. La title-track è una riflessione semi-seria sulla sua vita che partendo da un soffuso intro di orchestra si muove verso un tema che ricorda il miglior Fats Domino. E' un piacere sentire Van che in questa canzone si concede persino una risata che trattiene a stento e questo a dimostrazione di come questa musica gli permetta di essere più naturale che mai. Il vecchio burbero nel testo dice infatti di non essere più la stessa persona di un tempo e si chiede per che mai gl'altri non lo accettino. Non ci è amarezza o rimorso nelle sue asserzioni e infatti la domanda è posta con un certo umorismo, sul finale mentre la canzone si conclude ecco l'invito tipicamente irlandese a bere e a dimenticarsi di questi problemi. Non manca in questo disco poi l'utilizzo di una potente sezione di fiati come nel jump uptempo travolgente di Whinin' boy moan che attraverso la sua ritmica ci conduce dritto in un jazz club degl'anni quaranta. Evening in June è un altro brano molto ritmato ma questa volta venato da un soul d'annata e impreziosito da quell'animo tipicamente irlandese unito ad una dose di quell'autunnale malinconia di cui Van è unico interprete. La quiete spensierata e pacifica della campagna inglese è il tema portante di uno dei vertici del disco, Somerset, un elegante brano bluesy dall'anima acustica che vede il ritorno di Acker Bilk come co-autore. Bella la contrapposizione di brani blues molto sporchi come Too Many Myths con brani come l'elegiaca Meaning of loneliness dove uno splendido Hammond svisa facendosi largo tra le armonie ampie e distese dell'orchestra aprendo un varco sulle meditazioni più intime di Van. In questa atmosfera così particolare vengono citati Dante, Sartre, Camus, Nietzsche e Hesse, quasi a cercare punti di riferimento che in passato sembravano smarriti. Piccola sorpresa è il rovente rockabilly di Stop drinking in pieno stile Sun Studios che è nient'altro che una rielaborazione molto ben riuscita di You better watch yourself di Lightnin' Hopkins. Il sound tipicamente vintage anni '50 resiste in Once in a blue moon, ma la vera gemma del disco è Saint James Infirmary che viene trattata con immensa devozione da parte del leone irlandese che ne trae una performance vocale strepitosa. In conclusione arrivano altri due ottimi brani come che hanno l'aria di essere degli omaggi uno al blues più tradizionale con Fame e l'altro a Sam Cooke, uno dei suoi idoli di sempre, con Get on with the show. Un disco rassicurante e intenso che ci presenta un Van Morrison in una veste virata verso la tradizione alle prese con uno dei suoi migliori dischi di sempre.
Salvatore Esposito
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