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Deep Purple: Rock Review 1969-1972 dvd
(ragnarock-bmg)
www.dvdisc.co.uk



Ciò che ci resta nella memoria parlando di Deep Purple sono gli anni legati alla formazione con Ian Gillan (voce), Jon Lord (tastiere), Richie Blackmore (chitarra), Roger Glover (basso), Ian Paice (batteria) la cosiddetta Mark II, ovvero la seconda line-up. Sono gli anni degli album che hanno fatto la storia più importante di questo gruppo, che come tanti ha avuto momenti di alti e bassi, ma che nonostante tutti resta sulle scene ancora oggi. Il recupero di materiale video per il supporto Dvd fortunatamente ha fatto in modo che si prendessero registrazioni datate tra il 1970 e il 1972 per essere raccolte in questa Rock Review. Sono brani che non hanno bisogno di grandi presentazioni, escluso forse quelli del periodo Mark I, ovvero Mandrake Root da Shades of Deep Purple e Wring That Neck da The Book Of Taliesyn, entrambi eseguiti dalla nuova formazione. Due pezzi, all’interno di prodotto ancora acerbi, che già contengono molta delle caratteristiche del suono Purple: l’energia dovuta al grande lavoro ritmico di Ian Paice, l’organo e la chitarra strumenti leader, duellanti, verso assoli che partono per arrivare chissà dove ma che rientrano poi nell’alveo del brano. Proprio le due tracce citate sono state riprese dalla televisione francese nel 1970: Speed King e Child in Time (tratte dal primo capolavoro In Rock del 1970) sono anch’esse tratte da una trasmissione Tv dello stesso anno. Infine la seconda metà del Dvd, con Fireball, Strange Kind of Woman (presente in album solo nelle versioni nordamericane e giapponesi di Fireball), Highway Star e Lazy (da Machine Head) sono tratte da un concerto per la radio danese del 1972. Prescindendo dal valore e dalla notorietà dei brani, va esaminato il prodotto in quanto tale. Tra ogni traccia vengono inserite testimonianze di addetti ai lavori (come il chitarrista dei Procol Harum Geoff Whitehorn, il bassista Neil Murray già con i Black Sabbath, il chitarrista Steve Whale dei The Business, il giornalista Hugh Fielder, Doogie White voce dei Rainbow, e altri). Pareri giusti, corretti, pertinenti. Peccato che manchino alcuni dei protagonisti. Se non uno o più componenti del gruppo, almeno di qualcuno che visse quei momenti. La scaletta è comunque soddisfacente, trattandosi comunque di un’antologia rappresentativa dei primi anni dei Purple. Certo dobbiamo sottostare ad alcuni momenti tipici degli anni ’70: il play back nelle registrazioni televisive è evidente specialmente per quanto riguarda la voce (e i giochi con la chitarra che Blackmore fa in Speed King) e la regia del concerto è un po’ ingenua, lascia a desiderare nei momenti topici come gli assoli strumentali. Però questo Dvd è un utile supporto, specialmente se abbiamo in casa la versione rimaserizzata di Made in Japan, la summa dal vivo che il gruppo incise nell’agosto 1972 tra Tokyo e Osaka, con le bonus tracks di Black Night, Speed King e Lucille che venivano proposte tra i bis. Allora possiamo capire meglio la forza compositiva ed esecutiva di questo gruppo, i cui musicisti (che in buona parte hanno preso altre strade) non hanno ancora voglia di smettere. Con loro, in quel momento, l’hard rock aveva trovato un giusto equilibrio tra forza strumentale e solidità strutturale del brano. Una bella storia, forse un miracolo. Che come tutte le storie ha ben presto il suo rovescio della medaglia.

Michele Manzotti


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