. |
Intervista a Mauro Pagani
A cura di Salvatore Esposito
Creuza De Ma ritorna dopo vent’anni, e non potevamo far a meno di fare due chiacchiere con il suo coautore all’epoca e autore di questa nuova edizione, Mauro Pagani.
Da dove è nata l'esigenza di rileggere e riscrivere Creuza De Ma?
Creuza de Ma è stata una presenza costante nel mio viaggio musicale di questi venti anni: l'ho suonata in ogni concerto con Fabrizio fino al 1994 e poi non c'è stato un solo concerto dei miei da allora sino ad oggi, in cui non abbia eseguito almeno tre brani di quel disco. Qualche mese fa mi è venuta voglia di rifare il viaggio da capo, molto per il piacere di risuonare e soprattutto di cantare quei pezzi, e molto anche per la voglia di aprire alcune finestre nuove, e togliermi alcune voglie che mi portavo dentro da molti anni.
Creuza De Ma 2004, rappresenta per te una sorta chiusura di un percorso di ricerca cominciato con Fabrizio De Andrè o è solo un modo per riappropriarti del passato?
Il mio viaggio mediterraneo era iniziato molti anni prima in compagnia di tanti musicisti italiani (Demetrio Stratos, Canzoniere del Lazio, Moni Ovadia, Carnascialia...) che già dalla prima metà degli anni '70 si interessarono di musica popolare (così si chiamava allora) cercando di contaminarla con i linguaggi espressivi dei nostri giorni. Creuza de Ma è stato l'appuntamento più importante e di sicuro il primo "a fuoco" e consapevole di un lungo viaggio che mi auguro non si fermi mai.
Rispetto a Creuza De Ma del 1984, in che direzione si è mossa la tua ricerca su questo disco?
Il disco del 1984 più che un vero disco di world music ante litteram era un romanzo d'avventure scritto da due sognatori che pochissimo viaggiavano e molto immaginavano. Ho cercato di mantenere il più possibile quell'atmosfera di viaggio un po' incantato e sospeso nel tempo, ma a venti anni di distanza il viaggio è cominciato davvero, come veri sono i musicisti turchi e le voci arabe.
Su quali strumenti in particolare ti sei concentrato durante le session di registrazione?
L'ossatura armonica e compositiva di tutto il lavoro è costruita adesso come allora su un'accordatura particolare del bouzuki, strumento che per le sue caratteristiche permette di "navigare" tra oriente e occidente. Rispetto all'originale questa volta si sono aggiunti percussioni africane, launeddas, flauti e clarinetto turco.
Cosa hai provato nel rimettere mani su quel pugno di canzoni che David Byrne considera uno di più bei dischi di sempre?
Commozione e rispetto.
Nel disco è presente un frammento di Alcmane tradotto in genovese, in origine destinato alla prima versione di Creuza De Ma, come mai hai deciso di recuperarlo e soprattutto come mai all'epoca lo scegliesti con Fabrizio e poi decideste di tenerlo fuori dal disco?
Non è proprio esatto dire che decidemmo di non metterlo nel disco: semplicemente non cominciammo nemmeno. Un viaggio nel mediterraneo e nella sua storia presupporrebbe mille soste: ne abbiamo fatte solo un pugno!
Ci puoi parlare dei nuovi brani, come si inseriscono nel disco originario?
Oltre a Noette questa edizione di Creuza de Ma include Megu Megun, i cui primi frammenti risalgono compositivamente agli anni di Creuza, ma che fu terminato un paio di anni più tardi e registrato in occasione de "Le Nuvole" e Quantas Sabedes, cantiga de amigo attribuita a Martim Codax, cantore galiziano del tredicesimo secolo da me rimusicata nel 1981 e finita quasi per caso a fare sporadica presenza nella colonna sonora del primo film di Gabriele Salvatores "Sogno di una notte d'estate". La contemporaneità compositiva e il fatto che a Fabrizio piacesse molto mi hanno spinto a includerla ora in questa Creuza de Ma, come probabilmente era giusto succedesse allora.
Creuza De Ma 2004 è il disco che innaugura la tua casa discografica Officine Meccaniche, come mai hai deciso di produrti dischi da solo?
Diventa sempre più difficile nella situazione odierna trovare spazi consoni alla canzone d'autore e al suo passo espressivo. Probabilmente ero semplicemente stufo di dover chiedere, spiegare, mediare e accontentarmi come mi è regolarmente successo ogni volta che ho proposto un lavoro nuovo a una major.
Ci sarà un tour promozionale per Creuza De Ma 2004?
2004 Creuza de Ma diventerà sicuramente un tour, nella mia testa il più lungo e "largo" possibile.
Quali sono i tuoi programmi per il prossimo futuro?
Per adesso la preparazione della tournee e la promozione di questo disco credo si porteranno via i prossimi mesi; anche l'inizio dell'attività dell'etichetta si porterà via molto tempo ed energie. Stiamo ultimando la realizzazione del primo cd di Badarà Seck, un bravissimo cantante senegalese e di un ragazzo milanese molto giovane a nome Gianluca Perrucci.
Il fatto di aver aperto una casa discografica pensi che condizionerà il tuo lavoro come produttore? Di recente ti sei tolto grandi soddisfazioni a partire dai due dischi con Massimo Ranieri fino al Lanciatore di Coltelli con Vecchioni, e penso sarebbe davvero un peccato...
Mi piacerebbe avere giornate di cinquanta ore, produrre bravi artisti, studiare musica e divertirmi anche un po': credo che dovrò scegliere, spero per il meglio!
Facciamo un passo indietro, il tuo ritorno sul mercato discografico con Domani ha raccolto grandi consensi, come vedi quel disco ad un anno dalla pubblicazione?
Domani è un lavoro di cui sono davvero orgoglioso: forse la voglia più grossa che ho per il futuro è quella di iniziare subito a scriverne il seguito.
Stai già preparando un seguito a Domani, o Creuza De Ma 2004 va letto proprio come il seguito naturale di Domani?
Ascoltandolo ho trovato numerosi punti di contatto... Il sogno di ogni musicista e quindi anche il mio è quello di riuscire a trovare un equilibrio espressivo nel quale trovino posto tutte le sue peculiarità e tutte le sue passioni. E' una sintesi che solo raramente si riesce a raggiungere a pieno; mi piacerebbe davvero per il futuro riuscire a scrivere musica nella quale riescano a trovare posto tutti i miei me.
Negl'ultimi tempi sei salito spesso sul palco con i vecchi amici della PFM, com'è stato ritrovarti sul palco con loro, e soprattutto hai in mente di collaborare in qualche modo con loro in futuro?
Quello con la PFM è stata una meravigliosa avventura, tanti dischi e soprattutto tanti meravigliosi concerti. E' bastato un giorno perché ci sentissimo sul palco insieme con la stessa gioia e la stessa energia di trent'anni fa. Il concerto di Siena dell'anno scorso è stato bellissimo, ma le nostre strade proseguono divise, anche se in qualche modo parallele. Credo che presto succederà qualcosa...
tutte le recensioni
Home - Il Popolo del Blues
NEWSLETTER
|
. |