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Nicola Lagioia, Occidente per principianti
Einaudi, 2004, pp.297
euro 17,00.
Nel panorama asfittico della narrativa italiana contemporanea oggi molto poco vivace, a dispetto dei continui proclami di rinnovata fioritura sbandierati dai dirigenti delle case editrici, troppo spesso ansiosi di promuovere talenti del tutto inesistenti - il romanzo di Nicola Lagioia (pugliese, classe 1973) arriva come una straordinaria ventata di ossigeno.
Il titolo lascia immaginare una possibile intenzione didascalica, come in presenza di un manuale grazie al quale potremo imparare a muoverci nella giungla frammentata che è diventata l’esistenza di tutti noi dentro le società dei consumi, della pubblicità, della ricchezza moltiplicata secondo arcani meccanismi che non possiedono più alcuna trasparenza. Lagioia ha compreso benissimo - e qui si dimostra davvero uno dei pochi autori italiani che dobbiamo leggere che in questo paesaggio spezzato la letteratura può funzionare ancora solo a patto di trasformarsi a sua volta in uno specchio infranto, capace di rimandarci una immagine tutta attraversata da fratture, come in una scomposizione che resta difficile rimettere in ordine secondo una accettabile configurazione unitaria.
La trama ha una sua densità e si giustifica popolandosi di personaggi credibili nell’Italia di oggi. Si parte seguendo le avventure di un giovane giornalista professionalmente instabile anche se brillante e pieno di idee, un ghost writer simbolo di una intera generazione di precariato intellettuale che il Bel Paese spreca in sottomansioni da corrotto impero mediatico. Partito alla caccia di un caso eclatante che affonda le radici nel ventennio fascista, il protagonista non troverà il successo di una carriera rapida ma avrà il vantaggio di incontrare la bellissima Zelda, studentessa di cinema molto desiderabile e molto inaffidabile, con cui intraprende un viaggio italiano dagli esiti imprevisti.
Anche se pieno di azione feste in terrazze romane, intrighi culturali, trabocchetti politici, amore a sorpresa e spostamenti in autostrada il tono del romanzo non si basa sulla trama ma è invece stabilito dal fitto intreccio di riferimenti e citazioni provenienti da discipline diverse: musica rock, grande cinema, capolavori letterari della modernità, attori & attrici da leggenda. Materiali cuciti insieme a riflessioni che l’autore ricama sull’Italia di oggi, con il suo malessere di paese al tempo stesso ingessato (come hanno detto i sociologi più onesti), cioè conservatore e bloccato, ma anche in perenne agitazione, con un fermento incandescente sempre un po’ nascosto ma ben avvertibile per chi non è sordo o cieco.
Ultima osservazione. Costruito con una sensibilità al passo con i tempi oscuri e frenetici che viviamo, toccato dall’ombra delle due torri distrutte e dalle guerre globali che ne sono scaturite, Occidente per principianti riesce tuttavia ad essere anche un libro molto ironico e divertente.
Stefano Loria
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