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Chris Robinson & the New Earth Mud: This magnificent distance
(Vector/hard head)
www.newearthmud.net
Nati nel 1990 i Black Crowes dei fratelli Robinson furono uno dei pochi se non l’unico gruppo a impersonificare bene lo spirito libero e ribelle delle bar boogie bands degli anni settanta. La loro musica era un piccolo sogno ad occhi aperti e la mancanza di un costante successo non permise al gruppo di mettere radici profonde; i loro album si spostavano in orizzontale e dopo il secondo, l’ ottimo “ The Southern Harmony and the Musical Companion “ ( 1992 ), la band andò, da un disco all’altro, in differenti direzioni. “ Amorica “ del 1994 viene ricordato come un ottimo disco qualcuno ha paragonato l’album del fratello di Chris, Rich Robinson, “ Paper “, proprio al disco del ’94 della band- mentre, solo due anni dopo, Nel 1996 il gruppo produsse un disco dai toni molto psichedelici, “Three Snakes and a Charm “. Poi, persi per strada due componenti, il chitarrista Marc Ford ( poi con Ben Harper ) e il bassista Johnny Colt, la band si sciolse una prima volta per tornare insieme nel 1999, per due soli album, “By Your Side “ il conclusivo “Lions “, inframmezzati da un live con Jimmy Page ospite.
Chris Robinson aveva le idee abbastanza chiare allo scioglimento del gruppo. Incontrato durante la loro tournée mondiale conclusiva quella che li vide esibirsi in Italia di spalla a Neil Young mi confessò che la sua nuova giovane moglie, la bellissima Kate Hudson ( “Almoust Famous “ ) gli aveva chiarito definitivamente le idee. L’imperativo era “back to the roots “ e Chris, emigrato per un anno intero a Parigi, iniziò a definire il territorio per questa nuova terra melmosa. Con “The New Earth Mud “, Chris è giunto al suo secondo album seguito del bel disco omonimo del 2003. Da solista Robinson fa un pò come gli pare e firma un cd di 12 brani che più convincono quando Chris si lancia in cavalcate dai toni epici come la bella “ Girl on the Mountain “ o “the never empty hole “. In quest’ultima Chris canta come Elton John ai tempi di “Tumbleweed Connection “, con intonazione a volte torturata, a volte serena, mentre in altre occasioni non poche volte assume i toni vocali più cari a Paul Rodgers ai tempi dei Bad Company o quelli di un novello Rod Stewart. Rispetto al disco di suo fratello Rich in “ The Magnificent Distance “ di Chris Robisnon si rischia un po’ meno e si va sul sicuro come nella conclusiva “ Sea of Love “ che dopo quattro minuti diventa un rock blues dondolone che non può non piacere o come l’iniziale “ forty days “ classico rock da headbanger adulto. Il giornalista Steve Labate sul numero 12 (ott/nov 04 ) della rivista Paste azzarda che dei due album di Rich e Chris ne sarebbe venuto fuori il miglior disco dei Black Crowes e che una reunion è auspicabile se non addirittura necessaria per le carriere dei due. Difficile dargli torto; ci pare però che i fratelli Robinson siano in una fase importante, quella della sperimentazione, e che vadano in qualche modo assecondati. Così facendo permetteremo a due talenti di crescere ancora. Solo a quel punto una reunion dei Black Crowes avrà un senso, perché aggiungerà qualche cosa a ciò, tanto, di buono che nei novanta i ragazzi dettero al rock aiutandolo ad andare avanti a testa alta.
Ernesto de Pascale
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