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Rich Robinson: Paper
(Keyhole records)
www.richrobinson.net
Il più giovane dei fratelli Robinson, già iniziatori e leader dei Black Crowes, dà finalmente alle stampe il suo primo album solista in contemporanea al secondo disco da solista per fratello Chris, cantante di quel gruppo. Rich, l’introverso della famiglia Robinson, è un musicista di talento; dal vivo con i Crowes, silenzioso e concentratissimo fra i suoi amplificatori, pedali e una parete di meravigliose chitarre vintage dispensavano brividi rock & roll e lampi di boogie come pochi altri chitarristi di oggi, ma, soprattutto, della sua generazione, sanno fare. In “Paper “ Robinson aggiunge a ciò che già sapevamo di lui nuove sfumature: in più momenti, infatti, senza niente togliere a un rock blues corposo e mai affannato, Rich sfrutta molto le armonie vocali, ricreando amalgami cari ai fans di Crosby, Stills, Nash & Young. Questo è l’aspetto nuovo di un album con composizioni dotate di un certo peso Robinson non fa mai “ scappare “ via la musica e che troveranno in America buon riscontro tra i fan delle cosiddette Jam bands. Il cd parte bene con “Yesterday i Saw you “ e il primo boogie alla Black Crowes è “ know me “, quarta selezione del disco; tutto ruota alla chitarra di Rich che dispensa riff e arpeggi incrociati fra passaggi di slide e accordi che cadono sicuri, aperture acustiche nobilitano le composizioni. E anche quando in “ forgiven song “ Rich imbocca la strada del cosiddetto genere “ alternative country ” il musicista si porta appresso qualche eco rollingstoniana che impreziosisce il tutto. Robinson non è esattamente un cantante; canta bene ma la differenza con Chris è notevole, egli è però intelligente, sdoppiandosi con le harmony vocals di cui sopra, chiamando a raccolta una sezione d’archi quando il brano lo richiede, armonizzando bene il contenuto generale del disco. Bisogna avventurarsi ben avanti nei quattordici brani che compongono “ Paper “ per entrare nel mood di Rich Robinson. Il chitarrista comunica da sempre l’aria di chi ha talento da vendere e “ Paper “ è qui come showcase delle sue capacità. Di certo il musicista ha bisogno dei suoi tempi, il cd carbura lentamente ed è pensato per “ crescerti dentro “, ma quando si crea sintonia con l’ascoltatore tutto diventa meraviglioso. Ecco allora le atmosfere fricchettone di “When you will “ che precedono la bella “Places “, forse il brano migliore del cd con un infuocato assolo di Rich che apre la parte migliore del disco; “ Begin “ e “Falling away “ seguono, per un totale di tre brani che sono davvero i più a fuoco dell’intero lavoro. Poi, nel finale, Rich si lancia in un’area più sperimentale con la psichedelica “ Oh no “, con “Answer “ i cui archi ricordano la scrittura di John Paul Jones e con la conclusiva “It’s over “, dalla divisione alla “Physical Graffiti “.“Paper “ è, quindi, un buon lavoro. Aleggia un senso d’incompiuto ma ascoltando tutto il disco con attenzione si evince che è proprio il meccanismo di scrittura di Rich Robinson che è così, prediligendo egli uno stile sospeso a uno affermativo. “Paper “ è uno di quegli album minori che la recessione spinge verso l’oblio. Questo è sacrosanto un peccato. Il vero appassionato di musica ha, infatti, sempre vissuto di una propria ricerca personale fra gli scaffali dei negozi ma oggi ha vita dura; chi rischi a mettersi nel negozio un disco così?. Acquistarlo darà perciò una certa gioia perversa ( ma anche venderlo…) perché è un bel disco ignorato dai molti, come tanta bella roba d’altronde. Ma così va il mondo o no?
Ernesto de Pascale
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