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In questo pezzo, scritto nel 1975 ci sono degli errori evidenti (esempio : l’ Avalon NON è il Fillmore, Andy Warhol è di New York City etc…). Li lascio a futura memoria.
Non ero ancora mai andato a San Francisco e i miei “studi” sul periodo erano in divenire, l’articolo è un chiaro work in progress. Non sapevo, ad esempio, che a San Francisco se ti sentono dire Frisco per San Francisco capiscono subito che non sei del posto, in fondo avevo solo 17 anni…
Ernesto de Pascale, Firenze, 25.11/04
FILLMORE: UNA LEGGENDA A BASE DI ACIDO LISERGICO
1965: i primi fiori californiani stanno già sbocciando dopo i giorni del “surf”: Grateful Dead, Jefferson Airplane, Quicksilver Messanger Service, Big Brother & the Holding Company sono i nomi più in vista di quel primo periodo.
Frisco inizia a vivere la sua leggenda: Matrix, Avalon Ballroom sono i luoghi di raduno della gioventù per vivere tutti insieme al suono di quei gloriosi gruppi. Qualcuno si rende allora conto dell’esigenza di un posto fisso come luogo di raduno per i gruppi e per la gente. Nacque così all’Avalon Ballroom il Fillmore, nemmeno eccessivamente esteso ma comodo per 1500-2000 persone che aveva il compito di essere il centro musicale ed avanguardistico della città.
Non avrebbe avuto sicuramente vita facile ma, grazie al volpone di Bill Graham, manager, padrone del locale, abile affarista e sfacciato imbroglione ( è la prerogativa comune di gente simile ) l’idea andò avanti ed ebbe esistenza tranquilla. Fu, in anni veramente difficili come quelli, un grandioso centro ricreativo per tutti. Numerosi i gruppi che dal 1965 al 1968 si alternarono sullo stage del Fillmore; gruppi che prescindendo dai gusti personali, sarebbe doveroso conoscere per avere un’esatta dimensione della potente creatività dell’America anni ’60. Gruppi, alcuni dei quali furono di ottima levatura e di preparazione tecnica non comune, che rispondono ai nomi di : Country Joe and the Fish, Andy Warhol ( ? ), Charlatans, Mothers of Invention, Butterfield Blues Band, Steve Miller band, Moby Grape, Doors, solo per citare i principali, ma ne abbiamo nominato una piccola parte.
Oltre ciò il Fillmore offriva avanspettacoli teatrali, trip di luci, jazz, rifugio ( i primi anni chiudeva infatti ad alba già inoltrata ) erba e…donne!
Nel’68 si ingrandì grazie a uno staff che curava le relations con l’estero e soprattutto grazie all’eco che la California stava prendendo fuori. Subito nuovi gruppi invasero letteralmente lo stage : Santana, Iron Butterfly, Area Code 615 ( notevole il loro “Trip in the country”, da sentire, se potete…), Jackson Browne (una sola volta, 19.12/1970) e infiniti altri. E moltissimi quelli del 1969 sullo stage del Fillmore aperto a New York.
Il 4 luglio 1971, dopo poco men di sei anni d’ininterrotta attività, l’improvvisa chiusura decisa a causa di una chiesa ebrea impiantatasi nello stabile accanto.
Così a noi tutti di tutto ciò ci rimane la testimonianza di tanti “Live at Fillmore “ ed un album “Fillmore: last days“ registrato l’ultima settimana, album triplo con dentro foto e manifesto del cartellone degli ultimi giorni, 45 giri delle’intervista a Bill Graham sulle ragioni della chiusura, ma sopratutto la voce e il suono di loro: Santana, Hot Tuna, Grateful, Quicksilver (“Some of the best people in the world“ così li presenta Bill Graham). Poi solo ilo ricordo di un altro album del 1969 (25-27 gennaio ) in cui Mike Bloomfield, Nick Gravenites, Taj Mahal e Jesse Ed Davis ( suo abituale accompagnatore ) ci trasportano nella magica atmosfera di quell’epoca con blues caldissimo e violento (l’ album su etichetta Columbia e mai ristampato in cd si intitola “Live at Fillmore West e una ulteriore parte delle registrazioni di quelle sere appaiono sul raro album di Nick Gravenites “My Labour“ anche quello della Columbia e ristampato dalla britannica Evangeline ).
Ora Bill Graham fa il signore con il suo Winterland (aperto nel 1969 riscattando una antica pista di pattinaggio al chiuso) e con i soldi di Woodstock. Ogni tanto per far contento i californiani più vecchi organizza super concerti (vedi questa estate (1975) con Santana, Jesse Colin Young, Tower of Power, Bob Dylan).
Meglio, però, dimenticarci di lui, prendere un greyhound, la prima highway per L.A. e vedere la nuova faccia della California.
Ernesto de Pascale
Da “The Greyhound Voice: dattiloscritto gratuito per gli amanti della musica“, inverno 1975
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