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Jefferson Airplane: Fly
(Eagle Rock/ Ravinfilms)
www.ravinfilms.com
Perfettamente riuscita la scommessa del cineasta di San Francisco Bob Sarles, autore di questo bel documentario sul più completo gruppo della scena dell’estate dell’amore. Riuscire a documentare, attraverso le dichiarazioni di tutti i componenti dei Jefferson Airplane e, negli extra, del loro più stretto entourage, le differenti sfaccettature di un gruppo di talenti e artisti dalla fortissima personalità non era cosa facile.
Sarles, che aveva già prodotto per il canale americano VH-1 qualcosa di simile sul gruppo, questa volta arriva sul mercato dei Dvd sulla scia di “Got a Revolution, the turbulent flight of Jefferson Airplane”( Atria Books ) volume portato a termine dopo lunghi anni di lavoro da Jeff Tamarkin, già direttore della rivista “Goldmine” e uno dei massimi esperti del gruppo della bay area. Il cineasta locale ci ha aggiunto però qualcosa che le pagine di un libro non potevano restituire e cioè quelle sottili sfumature vocali che rendono ogni intervistato assolutamente interessante e il dvd più intenso della voluminosa opera di Tamarkin.
Sarles non è l’ultimo arrivato nell’entourage dei Jefferson Airplane, un cerchio ristretto di persone che si lasciano e si rimettono insieme un anno sì e un anno no. Una lunga amicizia lega il produttore, in particolar modo, a Jorma Kaukonen, il chitarrista del gruppo; Bob ha infatti realizzato un documentario sul chitarrista in occasione del suo disco solista del 2002 e uno “live” sul gruppo Hot Tuna, la band che Jorma, Jack Casady, bassista del gruppo e solo per poche performances Marty Balin misero insieme nel 1970 e che ancora sporadicamente (sopra)vive.
In “Fly” Bob Sarles è bravissimo a non creare prevaricazioni e mette i musicisti sullo stesso piano: ne esce un dipinto nitido e incredibile di una “congiunzione “astrale forse irripetibile, una di quelle cose meravigliose che ogni tanto accadono nel corso del tempo e della storia. Non di meno i componenti del gruppo, pur mantenendo il dovuto distacco dal passato, paiono a volta loro stessi sorpresi di come sono andate bene certe avventure in seno al gruppo.
Che i Jeferson Airplane fossero degli “ossi duri” lo si sapeva sin da quando il benemerito giornalista Jazz Ralph J. Gleason nel 1965 li notò in una ex pizzeria, il Matrix - un locale messo su con i soldi del papà del “nero” della band, Marty Balin - e li decantò a lungo sulla pagine del quotidiano San Francisco Gate e ne evidenziò le differenti personalità.
Visto che erano ancora gli esordi - i giorni della prima cantante, Signe Tole Anderson, del batterista Skip Spence, in verità un cantautore elettrico che avrebbe formato dopo poco i mitici e dimenticati da molti Moby Grape, e del bassista Bob Andrews Gleason aveva visto bene, tant’è che con l’arrivo della bellissima Grace Slick il gruppo scoppiò. In tutti sensi, positivi e negativi.
La storia che “Fly” racconta inizia proprio con l’avvento di Grace anche se non manca uno spezzone con la Anderson del 1966 e va avanti fino al 1971, anno dell’esplosione della band. Nel mezzo è tutto uno sbocciare di creatività e le immagini parlano chiaro anche quando il gruppo deve esibirsi davanti al grande, ben più vasto, mondo della televisione, sempre pronto a giocarsi qualche carta.
E’ così lampante che la Slick percorre da sempre un proprio binario e segue solo quello, Balin è ancora oggi un uomo con l’”attitudine”, mentre Paul Kantner minimizza certi comportamenti da Star bizzose e resta il teorico della band. Jorma e Jack sono educati nei commenti e misurati mentre Dreyden svolge funzione di “Middle man”. Negli extra sono trattati luoghi della memoria ( Altmont, Woodstock, il Fillmore e Bill Graham ) e persone vicine al gruppo.
“Fly “ è in definitiva è un ottimo lavoro, realizzato con stile maestria e riposiziona i Jefferson Airplane per quello che sono stati. La loro influenza torna ad aleggiare oggi, dopo la lunga sbornia di Greateful Dead che ha assorbito tutti i fans dell’Estate dell’Amore per decenni. I Jefferson Airplane, di cui sono stati ristampati e rimasterizzati quasi tutti i dischi riprendono a volare alto soprattutto grazie a Bob Sarles e al suo esaustivo lavoro documentaristico.
Ernesto de Pascale
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