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Muddy Waters- Classics Concerts
Muddy Waters- Classics Concerts
(Reelin’in the years/universal)
Muddy kicks ass! Essential!!!
Il concerto di Muddy Waters e del suo gruppo al festival di Newport del 1960 rappresentò per l’artista nero del Mississippi un volta pagina della sua carriera, all’epoca già lunga e consolidata a Chicago presso gli Studi Chess.
Dopo un inizio un po’ in sordina sul palcoscenico della cittadina marina del Rhode Island, Waters si lascia alle spalle l’imbarazzo di suonare, di pomeriggio, davanti a un pubblico in prevalenza di bianchi e neppur tanti, basti osservare bene i controcampi dal palco!- lanciandosi in un finale incendiario.
La band guidata dal pianista Otis Spann e rinvigorita dall’armonicista James Cotton non scherzava davvero all’epoca e, cosa rara nei decenni a venire quando i neri iniziarono a comportarsi come dei mob gentlemen, non guardava in faccia a nessuno. Eccezionale.
Il concerto di Newport- già da decenni su disco- esce finalmente intero su dvd. È emozionante e ricco di sfumature: in quanti altri filmati vedrete Muddy ballare il boogie ? Jimmy Rushing unirsi alla band ? Francis Clay dietro i tamburi pestare come un forsennato ? Muddy suonare la sua leggendaria Fender Telecaster del 1957 ( ancora non customizzata ), bonariamente conosciuta come “The Hogg” ?
Il resto del dvd (una esibizione del 1968 al Copenhagen Jazz Festival davvero bella ancora con Otis Spann al piano e il grande S.P.Leary alla batteria e una del 1977 al Molde Jazz Festival con quella che sarà denominata The Legendary Muddy Waters Band, ancora in forma è però poca cosa rispetto alla stellare esibizione di Newport.
Prodotto da Bill Wyman, un fans sfegatato di Waters, un musicista che accetta la sudditanza al blues nero della Chess senza riserve, è un documento eccezionale, imperdibile per i fan del blues ma più in generale per chi vuol andare a fondo nella quotidianità del blues nella comunità di colore a cavallo fra i cinquanta, pochi anni prima che il blues elettrico proprio dal palcoscenico del Newport Festival diventasse definitivamente di moda fra i bianchi della costa Est, nei i circoli culturali harvardiani, fra i seguaci della beat generation, nelle cave dei primi club dediti al folk blues per poi conquistare il mondo. E i musicisti della generazione successiva.
Ernesto de Pascale
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