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Intervista a David Harrington, primo violino del Kronos Quartet


An interview with the founder member of Kronos Quartet befor their concert in Florence, Amici della Musica


Hanno rivoluzionato la concezione del quartetto d’archi, da simbolo della musica da camera colta a strumento per esplorare nuove frontiere. Il Kronos Quartet passa indistintamente da compositori classici (comunque sempre scelti in modo da proporre ascolti nuovi o diversificati) a brani jazz e rock appositamente arrangiati per la formazione. Inoltre tanti autori contemporanei hanno dedicato pezzi esclusivamente per loro, tanto da diventare un punto di riferimento per la nuova musica. A Firenze hanno partecipato alla stagione degli Amici della Musica  presentando un programma di grande varietà dedicato utilizzando anche altri strumenti (come il tamboura indiano) e la tecnica della sovrapposizione dei suoni. Ne parliamo con il primo violino David  Harrington, membro fondatore del quartetto (gli altri componenti sono il secondo violino John Sherba, il violista Hank Dutt e Jeffrey Zeigler al violoncello).
 
Ultimamente avete lanciato un progetto dedicato ad autori giovani, sotto i 30 anni. Può farmi un bilancio dell’iniziativa?
“E’ andata molto bene, siamo stati contenti e fortunati dato che abbiamo trovato due bellissimi pezzi nuovi per il nostro repertorio proprio da giovani autori che hanno ricevuto la commissione per comporli. Il terzo, al momento in cui le sto parlando, lo sta concludendo. La prima è stata Alexandra Du Bois, il cui brano Oculus Pro Oculo Totum Orbem Terrae Caecat, ha avuto la sua prima esecuzione al Darmouth College nel 2003 ed è stato poi ascoltato in molte città degli Stati Unite e dell’Europa. Il secondo autore è invece Felipe Perez Santiago: la composizione Campo Santo è stata eseguita per la prima volta alla Stanford University in California, poi l’abbiamo inserita in vari concerti, anche qui in Italia, a Roma.
Quest’anno chi ha vinto?
 “Il compositore si chiama Dan Visconti, è nato nell’Illinois e il suo brano sarà eseguito in prima assoluta nel prossimo 16 gennaio all’Hopkins Center ad Hanover nel New Hampshire. A nome del Kronos dico che siamo felici di averlo scelto per una nuova composizione dedicata a noi. Porterà una voce forte e vibrante per il nostro lavoro con potenzialità musicali ancora inesplorate”.
Nel programma che avete presentato a Firenze c’è anche quello di un gruppo rock islandese, Sigur Ros, e che nel giro di due anni è stato ospite di questa città. Come è nato questo rapporto artistico?
Li avevo ascoltati inizialmente su disco, cinque anni fa circa. Poi abbiamo suonato a Reykjavik in un festival nazionale in cui c’erano anche loro e così ci siamo potuti incontrare, suonando poi anche la loro musica. Siamo diventati amici sin dal primo momento. Una dimostrazione è anche il fatto che recentemente in Francia abbiamo eseguito musiche che avevano composto per la  Cunningham Company: eravamo gli artisti ospiti di questo lavoro. E’ un bellissimo rapporto professionale.
Dalle vostre scelte sembra che ascoltiate molto materiale, di autori di molte parti del mondo.  Decidete tutti e quattro o è uno di voi che lancia l'idea e cerca poi di convincere gli altri?
“Di solito sono sempre stato io il talent-scout per nuove musiche da far eseguire al gruppo, l’ho fatto per almeno 32 anni. I componenti del Kronos si fidano del mio giudizio e la mia sensazione delle cose . Tento di tenere sempre le orecchie aperte: ad esempio non molto tempo fa abbiamo eseguito in prima assoluta un quartetto di Henry Gorecki, un compositore che avevo conosciuto alla fine degli anni ’80. E’ già il terzo pezzo che scrive per noi. Semplicemente, funziona così”.
Avete un tecnico del suono fisso (così come il tecnico delle luci). Amplificate abitualmente, come vi ho visto fare, i vostri strumenti classici?
Ormai da tempo usiamo l’amplificazione. Lo facciamo in ogni concerto ormai da 18 anni circa. Molti compositori per noi scrivono in base anche a questa possibilità, anzi è uno stimolo per scrivere musica sempre diversa. A tutto questo si aggiunge anche la creazione di un fondo scenico grazie alle luci.

Michele Manzotti


Kronos Quartet a Firenze, Teatro della Pergola 17/10/2005

Sono tornati a Firenze lunedì 17 ottobre i musicisti di uno dei quartetti d’archi più celebri al mondo, il Kronos Quartet. La formazione, ancora guidata dal primo violino e membro fondatore David Harrington, è un nome storico nell’ambito di quel filone di musica classica che va incontro al rock e alla contaminazione .
Di un quartetto d’archi si tratta, ma con una concezione decisamente originale della musica. Ciò si capisce bene anche osservandoli dal vivo e leggendo il programma che propongono. Con una discografia veramente ampia a cui poter attingere, i membri del Kronos Quartet hanno scelto per Firenze, tra i vari, Mahler ( forse la più classica delle proposte), “Triple Quartet” di Reich che sperimenta la tecnica della registrazione e sovrapposizione di suoni, “Raga Mishra Bhairavi” di Narayan ( dalle sonorità decisamente indiane) e “Flugfrelsarinn” dei Sigur Ros.
Inutile dire che, tra il pubblico, questo grande quartetto riesce ad unire sia gli appassionati di musica classica sia gli appassionati di rock. Le capacità tecniche non mancano, così come non mancano quelle interpretative.
Dopo molti anni sulle scene, però, mediare tra musica classica e non può diventare un lavoro difficile e rischioso. Nonostante l’indubbia abilità tecnica e validità della performance, infatti, non tutti gli autentici appassionati di classica e gli autentici appassionati di rock sono rimasti a pieno soddisfatti. Citando ad esempio il brano dei Sigur Ros, diversi conoscitori di questo gruppo islandese hanno trovato l’arrangiamento debole rispetto all’originale, mentre gli appassionati di classica hanno trovato che il brano non avesse la stessa difficoltà e profondità di un brano di musica classica. Così come l’esecuzione con un impianto di amplificazione, se pur usato nella giusta misura, non è paragonabile ad una del tutto acustica.
Nel mezzo a tutto ciò c’è una vasta fetta di pubblico che è uscita dal concerto entusiasta, e in questo si vede la forza del Kronos Quartet dopo tanti anni di attività.
Tutto questo per dire che il quartetto è una formazione più che meritevole e davvero valida, ma che a volte si ha la sensazione che si lasci andare troppo al lato più commerciale della propria attività, giusto per ingentilirsi quella vasta fetta di pubblico che sta nel mezzo ( un bel bis ispirato a Jimmy Hendrix per concludere, ad esempio, non dispiace a nessuno) .
Bel concerto comunque, anche se si esce chiedendosi se il rischio per il gruppo - passato l’impatto degli esordi, epoca in cui ciò che facevano era davvero originale - non sia quello di lasciare scontenti sia gli appassionati di rock che quelli di classica.
In fondo le posizioni radicali nella storia della musica sono spesso quelle che vengono premiate, specialmente negli artisti sulle scene da molto tempo.

Giulia Nuti

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