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Mangiatemi a pranzo prima che io vi mangi a cena

Viken Berberian - Il ciclista

Minimum Fax, 2005
www.minimumfax.com



Gli scrittori di origine mediorientale continuano a consegnarci storie convincenti, tanto controverse quanto drammaticamente attuali. Non manca all’appello l’esordiente Viken Berberian, libanese di nascita e newyorkese d’adozione. Il ciclista è la storia di un ragazzo druso appartenente a un gruppo terrorista che addestra i propri adepti all’arte della distruzione come a quella dell’alta cucina. Il compito assegnatoli è quello di partecipare ad una gara ciclistica per raggiungere un albergo di lusso e farsi esplodere durante un banchetto insieme al ‘bambino meccanico’ che porta nello zaino. Ma qualcosa cambierà il corso di questa missione e verrà imboccata un’altra strada…
Alla scansione di tutti i momenti preparatori, Berberian intreccia le descrizioni sofisticate di cibi tradizionali come di portate da cerimonia, con una dovizia di particolari che dipinge alla perfezione profumi e sapori. Sesso e tenerezza amorosa hanno eguale spazio dei piani di distruzione o delle spezie e le loro suggestioni. Il cibo in questa storia è il co-protagonista assoluto, il cibo è il simposio degli odori e dell’appartenenza a un popolo, nel bene e nel male. Il cibo è la metafora ultima per la gioia vitale e per la morte violenta senza soluzione di continuità.Viken Berberian orchestra con maestria le componenti di questa storia agrodolce, con una scrittura che fa dell’ironia (tipicamente mediorientale) la sua arma più affilata. E’ un’ironia spiazzante e profondamente tragica, intessuta com’è di principi sufi e massime ebraiche. Così l’affresco del mondo contenuto nel Ciclista non è solo di parte, ma si compone di tutti quegli aspetti che realisticamente compongono i territori d’ambientazione – dalla Galilea al sud del Libano al Neghev. La ‘terra santa’ per molti. La stessa Beirut è concretamente la città di contatto fra occidente e medioriente, dove le usanze patriarcali si sovrappongono alla fame di rock’n roll sulle onde radiofoniche. Arrivati all’ultima pagina, Berberian non ci lascia nessuna risposta ne’ ipotesi rassicurante. Ci restano lo zafferano e la noce moscata tritata, il bianco torrone e il nero liquirizia, il sesamo e l’harissa. Ma anche la scelta coraggiosa di raccontare le cronache di un kamikaze al di là di fuorvianti parteggiamenti o moralismi.


Elisabetta Beneforti

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